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Inquisizione: troppi secoli di pregiudizi

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    |Voce nel deserto|
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    Registrato il: 24/07/2006
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    00 12/12/2007 17:07
    Re: l'aborto è un assassinio contro una piccola persona innocente, indifesa, mite, povera...
    Bestion., 12/12/2007 16.16:




    Certo, anche tu sai benissimo che questo è solo uno dei prodotti devastanti del laicismo relativista fondato sulla falsariga della finta-morale del fai da te e per la quale si urla ai presunti diritti della donna (doveri, nisba) che, pur non essendo obbligata da nessuno a vivere situazioni sessuali libertine, resta poi incinta per distrazione durante i suoi doverosi divertimenti e, quindi, per salvaguardare poi il suo buon onore e la facciata di perbenismo con cui si mostra agli altri, decide perciò di assassinare la sua creatura non-nata. Se poi è una giovinetta 20enne, avrà pure il consenso incontestabile dei propri genitori che comprendono come la loro sana figliola non può rovinarsi la giovinezza o la carriera degli studi, per un insignificante grumetto (= a persona!) incastrato nel suo ventre.

    Di modo che, da una parte si abilitano al massimo i disvalori a discapito di quelli veri per i quali, lei donna può gestire la sua sessualità a proprio piacere, quando e come vuole, al danno suo indesiderato futuro bambino che ostacola i suoi estri, dall’altra invece, è negato l’elementare diritto di entrare nella vita a chi non ancora uscito dal grembo materno non può ancora né parlare né difendersi per tutelarsi in merito.


    [SM=g27811]

    [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825]



    eh si è proprio il caso di dire che l'aborto è una conquista sociale. [SM=g27812] Comunque ancor più sconcertante delle quattordicenni che ammazzano i bambini secondo me, è la determinazione e l'astio con cui certi personaggi pubblici portano avanti le campagne sull'aborto. Fanno ben vedere fino a che punto la bassezza dell'uomo può arrivare e l'intrinseca pericolosità dell'ideologia atea laicista.
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    Bestion.
    Post: 294
    Registrato il: 23/06/2007
    Utente Junior
    00 12/12/2007 18:28
    l'aborto è un assassinio contro una piccola persona innocente, indifesa, mite, povera...
    |Voce nel deserto|, 12/12/2007 17.07:


    eh si è proprio il caso di dire che l'aborto è una conquista sociale. [SM=g27812] Comunque ancor più sconcertante delle quattordicenni che ammazzano i bambini secondo me, è la determinazione e l'astio con cui certi personaggi pubblici portano avanti le campagne sull'aborto. Fanno ben vedere fino a che punto la bassezza dell'uomo può arrivare e l'intrinseca pericolosità dell'ideologia atea laicista.




    Con l’Insieme d’altre nefandezze, come le devianze sessuali dell’omosessualità, del lesbismo e delle perverse pratiche della bisessualità – tutte forme oggettivamente contronatura -, anche l’aborto è uno dei capisaldi per le battaglie del relativismo ateo-marxista imperante in occidente.
    Meglio ancora va detto che, l’aborto praticato da ragazzine 20enni madri rinunciatarie e assassine dei loro indesiderati piccini non-nati, conferma il potere allettante del male verso alcune frange minoritarie di giovani smarriti, anche grazie al consenso perbenista dei loro scellerati genitori, primi fautori della moderna inquisizione alla morale cristiana e quella più santa cattolica.


    [SM=g27812] [SM=g27819]


  • Sheed
    00 15/12/2007 12:04
    avete finito di farvi pom*ini a vicenda?
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    elyna.luna
    Post: 164
    Registrato il: 13/08/2006
    Utente Junior
    00 17/12/2007 00:26
    Re: Re: Re: l'aborto è un assassinio contro una piccola persona innocente, indifesa, mite, povera...
    Bestion., 12/12/2007 2.25:




    Contro i bugiardi, pure perbenisti assassini, è una cosa più che normale, anzi, doverosa.


    [SM=g27811] [SM=g27823]







    mah..

    ... Per diecimila anni tenemmo il fuoco acceso, il nostro spirito vive in una danza senza tempo.. I nostri corpi sono i nostri sacri altari, noi non abbiamo fede nel divino.. Noi lo sperimentiamo con la pratica... Veniamo chiamate... Streghe..

    "...Raccontaci delle segrete schiere del male, o Cimone..."
    "Guai a pronunciare forte i loro nomi, che profanerebbero labbra mortali, perchè uscirono da scellerate tenebre per assalire i cieli, ma furono respinte dalla rabbia degli angeli...."





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    Bestion.
    Post: 303
    Registrato il: 23/06/2007
    Utente Senior
    00 17/12/2007 01:18
    l'aborto è un assassinio contro una piccola persona innocente, indifesa, mite, povera...
    elyna.luna, 17/12/2007 0.26:




    mah..




    boh... [SM=g27832]













    [SM=g27811] [SM=g27823]



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    proRatzinger
    Post: 185
    Registrato il: 26/10/2006
    Utente Junior
    00 19/05/2008 17:59
    Il testo di Feyerabend che è verace
    La Chiesa all' epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione. Nel XVII secolo vi furono molti processi. L' azione legale si avviava a seguito di accuse mosse da privati, o di un atto ufficiale di un funzionario pubblico, o di un' indagine, basata a volte su sospetti piuttosto vaghi. A seconda del luogo, delle competenze giurisdizionali e dell' equilibrio dei poteri, i crimini potevano essere investigati da tribunali laici, come quelli del re o di una libera città, da tribunali ecclesiastici annessi alle diocesi, per le questioni spirituali, o dai tribunali speciali dell' Inquisizione. A partire dalla metà del XII secolo, i tribunali episcopali si avvalsero in gran misura dello studio del diritto romano. Gli avvocati divennero così influenti che, anche in mancanza di una preparazione in diritto canonico e in teologia, venivano spesso preferiti ai teologi. I processi dell' Inquisizione non tenevano conto delle tutele previste dal diritto romano e diedero luogo ad alcuni eccessi, ampiamente divulgati. Una minore attenzione è stata tuttavia rivolta al fatto che gli eccessi dei tribunali laici erano spesso paragonabili a quelli dell' Inquisizione. Erano tempi duri e crudeli. Nel 1600 l' Inquisizione aveva perso molto del suo potere e della sua aggressività, soprattutto in Italia, e in particolare a Venezia. I tribunali dell' Inquisizione punivano anche crimini che riguardavano la produzione e l' uso della conoscenza. Questo si spiega con la loro origine: dovevano sradicare l' eresia, cioè un insieme di azioni, idee e dibattiti che portavano le persone a propendere per un determinato credo. Il lettore stupito che si chiede che cosa abbia a che fare la conoscenza con la legge dovrebbe considerare i molti ostacoli legali, sociali e finanziari che devono affrontare oggi i progressi delle conoscenze. Galileo voleva che le sue idee rimpiazzassero la cosmologia del tempo, ma gli fu proibito di lavorare in quella direzione. Oggi la ben più modesta aspirazione dei creazionisti a veder insegnate le loro opinioni nelle scuole, affiancandole e mettendole in competizione con idee diverse, si scontra con leggi che stabiliscono la separazione tra Chiesa e Stato. Una quantità crescente di conoscenze e tecnologie è tenuta segreta per ragioni militari ed è pertanto esclusa dagli scambi internazionali. Gli interessi commerciali generano le stesse tendenze restrittive. Così la scoperta della superconduttività nella ceramica a temperature (relativamente) alte, frutto di una collaborazione internazionale, ha indotto il governo americano ad adottare misure protettive. Accordi finanziari possono rendere possibili o interrompere programmi di ricerca, e influire su un intero ambito professionale. Vi sono molti modi di mettere a tacere le persone, oltre a impedir loro di parlare, e oggi li vediamo usati tutti. Il processo della produzione e della distribuzione del sapere non è mai stato lo scambio libero, «oggettivo» e puramente intellettuale che i razionalisti dipingono. Il processo a Galileo fu uno dei tanti. Non ebbe alcuna caratteristica speciale, se non forse il fatto che Galileo fu trattato con una certa moderazione, nonostante le sue bugie e i suoi sotterfugi. Ma una piccola conventicola di intellettuali, con l' aiuto di scrittori sempre alla ricerca dello scandalo, sono riusciti a montarlo enormemente, così quel che in fondo era solo un contrasto tra un esperto e un' istituzione che difendeva una visione più ampia delle cose ora sembra quasi una battaglia tra paradiso e inferno. È una posizione infantile e anche ingiusta nei confronti delle molte altre vittime della giustizia del XVII secolo. È particolarmente ingiusta nei confronti di Giordano Bruno, che fu mandato al rogo, ma che gli intellettuali di formazione scientifica preferiscono dimenticare. Non è l' interesse per l' umanità, sono piuttosto interessi di parte ad avere un ruolo importante nell' agiografia di Galileo. Ma esaminiamo la questione più da vicino. Il cosiddetto processo di Galileo consistette di due procedimenti, o processi, separati. Il primo si tenne nel 1616. Fu esaminata e criticata la dottrina copernicana. Galileo ricevette un' ingiunzione, ma non fu punito. Il secondo processo si tenne nel 1632-33. Questa volta il punto principale non era più la dottrina copernicana. Fu invece esaminata la questione se Galileo avesse obbedito all' ordine che gli era stato impartito nel primo processo e se avesse ingannato gli inquisitori facendo loro credere che l' ordine non fosse mai stato promulgato. Gli atti di entrambi i processi sono stati pubblicati da Antonio Favaro nel vol. 19 dell' Edizione Nazionale delle opere di Galileo. L' idea, piuttosto diffusa nel XIX secolo, che gli atti contenessero documenti falsificati e che quindi il secondo processo fosse una farsa, non sembra più accettabile. Il primo processo fu preceduto da voci e denunce in cui ebbero una parte avidità e invidia, come in molti altri processi. Si ordinò ad alcuni esperti di dare un parere su due enunciazioni che contenevano una descrizione più o meno corretta della dottrina copernicana. La loro conclusione toccava due punti: quel che oggi chiameremmo il contenuto scientifico della dottrina, e le sue implicazioni etiche (sociali). Riguardo al primo punto, gli esperti definirono la dottrina «insensata e assurda in filosofia» o, usando termini moderni, la dichiararono non scientifica. Questo giudizio fu dato senza far riferimento alla fede o alla dottrina della Chiesa, ma fu basato esclusivamente sulla situazione scientifica del tempo. Fu condiviso da molti scienziati illustri - ed era corretto fondandosi sui fatti, le teorie e gli standard del tempo. Messa a confronto con quei fatti, teorie e standard, l' idea del movimento della Terra era assurda. Uno scienziato moderno non ha alternative in proposito. Non può attenersi ai suoi standard rigorosi e nello stesso tempo lodare Galileo per aver difeso Copernico. Deve o accettare la prima parte del giudizio degli esperti della Chiesa o ammettere che gli standard, i fatti e le leggi non decidano mai di un caso e che una dottrina non fondata, opaca e incoerente possa essere presentata come una verità fondamentale. Solo pochi ammiratori di Galileo si rendono conto di questa situazione. La situazione diviene ancor più complessa quando si considera che i copernicani hanno cambiato non solo le idee, ma anche gli standard per giudicarle. Gli aristotelici, non diversi in questo dai moderni studiosi che insistono sulla necessità di esaminare vasti campioni statistici o di effettuare «precisi passi sperimentali», chiedevano una chiara conferma empirica, mentre i galileiani si accontentavano di teorie di vasta portata, non dimostrate e parzialmente confutate. Non li critico per questo, al contrario, condivido l' atteggiamento di Niels Bohr, «questo non è abbastanza folle». Voglio solo mostrare la contraddizione di coloro che approvano Galileo e condannano la Chiesa, ma poi verso il lavoro dei loro contemporanei sono rigorosi come lo era la Chiesa ai tempi di Galileo. Riguardo al secondo punto, le implicazioni sociali (etiche), gli esperti affermarono che la dottrina copernicana era «formalmente eretica». Questo significa che contraddiceva le Sacre Scritture così come erano interpretate dalla Chiesa, e lo faceva con piena consapevolezza della situazione, non involontariamente. Il secondo punto si fonda su una serie di assunti, tra cui quello che le Scritture siano un' importante condizione limite dell' esistenza umana e, quindi, della ricerca. Questa tesi era condivisa da tutti i grandi scienziati, tra cui Copernico, Keplero e Newton. Secondo Newton la conoscenza scaturisce da due fonti: la parola di Dio, la Bibbia, e le opere di Dio, la Natura, ed egli postulò l' intervento divino nel sistema planetario. La Chiesa romana sosteneva inoltre di possedere un diritto esclusivo sullo studio, l' interpretazione e la messa in atto delle Sacre Scritture. I laici, secondo la Chiesa, non avevano né le conoscenze né l' autorità per occuparsi delle Scritture ed era loro proibito farlo. Questa norma non dovrebbe sorprendere chi conosce i comportamenti delle istituzioni che esercitano un potere. L' atteggiamento dell' American Medical Association verso i professionisti che non ne fanno parte è rigido come quello della Chiesa verso gli esegeti laici - e ha la benedizione della legge. Esperti, o ignoranti che hanno acquisito il riconoscimento formale di una competenza, hanno sempre cercato, spesso con successo, di assicurarsi diritti esclusivi in ambiti particolari. Qualsiasi critica al rigore della Chiesa romana è valida anche nei confronti dei suoi moderni successori che hanno a che fare con la scienza. Passando ora dalla forma e dai presupposti amministrativi dell' obiezione al suo contenuto, notiamo che esso riguarda un argomento che sta diventando sempre più importante nel nostro tempo - la qualità dell' esistenza umana. L' eresia, intesa in senso lato, denotava una deviazione da comportamenti, atteggiamenti e idee che garantivano una vita equilibrata e santificata. Questa deviazione poteva essere incoraggiata dalla ricerca scientifica, e a volte lo era. Di conseguenza, era necessario esaminare le implicazioni eretiche degli sviluppi della scienza. In questo atteggiamento sono presenti due idee. Anzitutto, si dà per scontato che la qualità della vita possa essere definita indipendentemente dalla scienza, che essa possa trovarsi in conflitto con esigenze che gli scienziati considerano naturali componenti della loro attività, e che conseguentemente sia la scienza a dover essere modificata. In secondo luogo, si dà per scontato che le Sacre Scritture, così come interpretate dalla Chiesa, indichino una forma corretta di vita piena e santificata. Il secondo assunto può essere rifiutato senza negare che la Bibbia sia assai più ricca di lezioni per l' umanità di qualsiasi cosa la scienza possa produrre. I risultati scientifici e l' ethos scientifico (se esiste) sono fondamenta troppo esili per dare un senso alla vita. Molti scienziati condividono questa opinione. Si trovano d' accordo sul fatto che la qualità della vita si possa definire indipendentemente dalla scienza - che è la prima parte del primo assunto. Ai tempi di Galileo vi era un' istituzione - la Chiesa romana - che soprintendeva a questa qualità nei modi che le erano propri. Dobbiamo concludere che il secondo punto - vale a dire che Copernico fosse «formalmente eretico» - aveva a che fare con idee di cui c' è molto bisogno oggi. La Chiesa era sulla strada giusta. Ma si sbagliava, forse, rifiutando opinioni scientifiche in contrasto con la sua idea di Buona Vita? Ho sostenuto che la conoscenza ha bisogno di una pluralità di idee, che anche le teorie più radicate non sono mai così forti da determinare la scomparsa di metodi alternativi, e che la difesa di queste alternative (quasi l' unico modo di scoprire gli errori presenti in posizioni molto rispettate) è necessaria anche da parte di una filosofia limitata come l' empirismo. Se essa risultasse necessaria anche per ragioni etiche, allora avremmo una ragione in più, anziché un conflitto con la «scienza». Inoltre la Chiesa era assai più moderata. Non diceva: quel che è in contraddizione con la Bibbia interpretata da noi deve scomparire, per quanto siano forti le ragioni scientifiche in suo favore. Una verità sostenuta da un ragionamento scientifico non era respinta. Era usata per rivedere l' interpretazione di passi della Bibbia apparentemente incoerenti con essa. Molti passi biblici sembrano suggerire che la Terra sia piatta. Tuttavia la Chiesa ha accettato senza problemi che la Terra sia sferica. Dall' altro lato la Chiesa non era pronta a cambiare solo perché qualcuno aveva fornito delle vaghe ipotesi. Voleva prove scientifiche. In questo agì in modo non dissimile dalle istituzioni scientifiche moderne, che di solito aspettano a lungo prima di incorporare nuove idee nei loro programmi. Ma allora non c' era ancora una dimostrazione convincente della dottrina copernicana. Per questo fu consigliato a Galileo di insegnare Copernico come ipotesi; gli fu proibito di insegnarlo come verità. Questa distinzione è sopravvissuta fino a oggi. Ma mentre la Chiesa era preparata ad ammettere che certe teorie potessero essere vere e anche che Copernico potesse avere ragione, se sostenuto da prove adeguate, ci sono ora molti scienziati che considerano tutte le teorie strumenti predittivi e rifiutano le discussioni sulla verità degli assunti. La loro motivazione è che gli strumenti che usano sono così palesemente progettati a fini di calcolo e che i metodi teoretici dipendono in modo così evidente da considerazioni sull' eleganza e sulla facile applicabilità, che una tale generalizzazione sembra ragionevole. Inoltre, le proprietà formali delle «approssimazioni» differiscono spesso da quelle dei principi di base, molte teorie sono primi passi verso un nuovo punto di vista che in un qualche tempo futuro potrebbe renderle approssimazioni, e un' inferenza diretta dalla teoria alla realtà è, pertanto, piuttosto ingenua. Tutto questo era noto agli scienziati del XVI e XVII secolo. (...) Il punto di vista copernicano era interpretato dai più come un modello interessante, nuovo e piuttosto efficiente. La Chiesa chiedeva che Galileo accettasse questa interpretazione. Considerate le difficoltà che quel modello aveva a essere considerato una descrizione della realtà, dobbiamo ammettere che «la logica era dalla parte di... Bellarmino e non dalla parte di Galileo», come scriveva lo storico della scienza e fisico Pierre Duhem. Riassumendo: il giudizio degli esperti della Chiesa era scientificamente corretto e aveva la giusta intenzione sociale, vale a dire proteggere la gente dalle macchinazioni degli specialisti. Voleva proteggere la gente dall' essere corrotta da un' ideologia ristretta che potesse funzionare in ambiti ristretti, ma che fosse incapace di contribuire a una vita armoniosa. Una revisione di quel giudizio potrebbe procurare alla Chiesa qualche amico tra gli scienziati, ma indebolirebbe gravemente la sua funzione di custode di importanti valori umani e superumani.
    OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
    EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR
    IN HOC SIGNUM VINCES
    IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
    "O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
    "Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
    Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
    "Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)
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    Sihaya.b16247
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    Registrato il: 15/06/2005
    Utente Master
    00 10/06/2008 16:29
    Articolo da Panorama
    La storia va esaminata "sine ira et studio", cioè senza pregiudizio ideologico, e può sembrare ovvio ma non sempre è così, i fatti storici NON possono prescindere dalle coordinate di civiltà nel quale devono essere inquadrati.


    INTOLLERANZA RELIGIOSA - ALLE RADICI DELLA VIOLENZA

    E il papa talebano arrostiva gli eretici

    Un nuovo, ponderoso volume sull'Inquisizione in Italia documenta il numero delle vittime e ripropone le pagine più discusse della storia della Chiesa. Con una domanda: perché?
    di Vito Mancuso 14/11/2006

    URL: archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001038812

    Quella stessa arena di Verona che dal 16 al 20 ottobre ha ospitato il convegno della Chiesa italiana il 13 febbraio 1278 vide il rogo più alto della storia d'Italia con circa 200 catari bruciati vivi in una volta. È nel ricordo di quell'evento che inizia il volume, 850 pagine, L'Inquisizione in Italia.
    Dal XII al XXI secolo (Oscar Mondadori, in libreria il 14 novembre) di Andrea Del Col, storico dell'Università di Trieste, opera unica nel suo genere per la vastità dello sguardo e la precisione delle analisi. Parte dal Medioevo e si concentra sull'età moderna, per la quale la documentazione è tale da consentire un'idea precisa del lavoro degli inquisitori e dei vescovi nelle regioni italiane.

    Il libro ha anche il pregio di essere chiaro e presenta le questioni in modo equilibrato. Il quadro fornito è lontano sia dalla leggenda nera che equipara l'Inquisizione alle unità speciali di Adolf Hitler, sia dalla leggenda bianca che tende a sottovalutarne i danni o persino a esaltarne gli effetti.
    La forza del libro di Del Col sta nei numeri, ricavati da un paziente lavoro archivistico sui documenti originali. Per il periodo dal 1542 (nascita dell'Inquisizione romana in dipendenza diretta dal papa) al 1761 (ultima esecuzione capitale per motivi di fede a Roma), Del Col calcola in Italia un numero di imputati che va da un minimo di 204 mila a un massimo di 300 mila, dei quali solo una parte (circa 62 mila) sottoposti a un processo formale.

    Secondo lo storico le condanne a morte furono 1.250, il 2 per cento dei processi. Emerge, contro la leggenda nera, che «l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva»; d'altro lato, contro la leggenda bianca, il sangue innocente non fu poi così poco.
    Nel periodo analizzato infatti si ha una media di quasi sei morti l'anno: in Italia ogni due mesi un uomo o una donna venivano fatti uccidere dalla Chiesa per le loro idee religiose. Non bisogna poi dimenticare che nella gran parte dei casi venivano inflitte comunque delle condanne quali anni di prigione, invio alle galere, confisca dei beni, privazione dei diritti civili.

    I condannati a morte erano bruciati vivi solo nei casi più gravi, come il filosofo Giordano Bruno mandato al rogo a Roma il 17 febbraio 1600 all'età di 52 anni. I più venivano prima uccisi (di solito impiccati o decapitati) e poi bruciati sul rogo. Le vittime furono per la maggior parte aderenti alla Riforma protestante, con circa la metà dei condannati a morte.
    Tra i filosofi, oltre a Giordano Bruno, vi fu Tommaso Campanella che, più fortunato, fece «solo» 27 anni di carcere subendo più volte la tortura. Vi furono scienziati come Galileo, che ebbe salva la vita perché abiurò il 22 giugno 1633 all'età di 69 anni; e poi mistici, giansenisti, massoni, donne accusate di stregoneria. Vi furono ebrei, quelli diventati cristiani, e i pochissimi cristiani convertiti all'Ebraismo, ma vi furono anche i cristiani convertiti all'Islam.

    Oggi giustamente ci si scandalizza che l'Islam punisca con la morte il musulmano che passa a un'altra religione, ma è esattamente quello che avveniva ai tempi d'oro dell'Inquisizione cattolica. Tra le vittime infine gli omosessuali: San Pio V stabilì nel 1568 che dovevano essere consegnati al braccio secolare per l'esecuzione capitale.
    Tutte le sentenze dell'Inquisizione erano emesse in «Christi nomine amen». Il nome di chi ha insegnato a porgere l'altra guancia è stato usato per secoli dai suoi più autorevoli rappresentanti per dare la morte, e non a criminali, ma a chi semplicemente la pensava diversamente in fatto di religione o filosofia. Del Col giustamente si chiede come sia stato possibile che «il Cristianesimo, religione dell'amore di Dio e del prossimo, fondata dal Figlio di Dio condannato da autorità religiose, abbia criminalizzato e talora messo a morte uomini e donne che vedevano in altro modo le verità che portano a Dio».
    ""
    Giovanni Paolo II che chiese perdono per le vittime dell'Inquisizione
    Come fu possibile? L'Inquisizione non fu un incidente, ma una pratica sistematica e continua, teorizzata dai papi, dai concili e dai teologi più autorevoli, e durò centinaia di anni, visto che iniziò nel Duecento e finì di spargere morte solo a metà del Settecento (il secolo dell'Illuminismo). Nel discorso di Ratisbona, noto a livello mondiale a causa delle polemiche con l'Islam, Benedetto XVI ha detto che «la violenza è in contrasto con la natura di Dio».
    L'Inquisizione dimostra che queste parole, pronunciate in riferimento all'Islam, valgono anche per la Chiesa. L'Inquisizione è stata la jihad cattolica. Non vedo molta differenza tra Bin Laden con le sue stragi di «infedeli crociati» e l'inquisitore cattolico di Verona con la sua strage di «infedeli catari», oppure tra i talebani che hanno distrutto la statua del Buddha e il papa e i cardinali che costrinsero Galileo ad abiurare l'eliocentrismo.

    Oggi la Chiesa si è liberata dall'Inquisizione e con Giovanni Paolo II ne ha chiesto pubblicamente perdono. Il libro di Del Col arriva fino al XXI secolo, ma io ritengo sia giusto sottolineare che l'Inquisizione e l'attuale Congregazione della fede sono due fenomeni distinti, separati da una netta discontinuità, perché un conto è sopprimere chi la pensa diversamente, un altro è non permettergli di insegnare nelle proprie università (cosa che ritengo del tutto legittima).
    Ma chiedere perdono non basta, occorre capire la causa. È ingiusto scaricare le colpe sugli uomini di Chiesa di allora. Vi sono stati inquisitori che torturavano e uccidevano credendo di agire per la gloria di Dio, e alcuni dei grandi inquisitori, come San Roberto Bellarmino e San Pio V, sono stati anche canonizzati.

    Chi li aveva posti lì era la Chiesa. E se la Chiesa agiva così era soprattutto per l'errata teologia che la guidava, che consisteva nel porre il bene del mondo non come assoluto, ma come sottoposto alla sua autorità. La radice dell'Inquisizione consiste nel ritenere che il bene del mondo è quanto stabilisce la Chiesa, e non quanto stabilisce la ragione (il logos).
    La radice della violenza sta nella sottomissione dell'etica alla religione, mentre è vero il contrario, che la religione è autenticamente se stessa quando serve l'etica, cioè il bene del mondo.

    La Chiesa non ha rinunciato all'Inquisizione di sua spontanea volontà. L'ha fatto perché costretta dall'avanzare della coscienza civile grazie a quel relativismo illuminista che ai nostri giorni viene quotidianamente preso di mira dalle alte gerarchie cattoliche. Per la scomparsa dell'Inquisizione dalla società italiana va ringraziato l'Illuminismo.
    L'Islam, che non ha ancora avuto un suo illuminismo, ha ancora l'Inquisizione e le condanne a morte. La libertà religiosa è anche il frutto del secolo dei lumi. Chi tra i cattolici ama davvero la verità dovrebbe riconoscerlo e non sparare a zero, come avviene quasi ogni giorno con l'antico furore inquisitorio, contro questo nostro mondo moderno.
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    elyna.luna
    Post: 637
    Registrato il: 13/08/2006
    Utente Senior
    00 11/07/2008 00:59
    Re: Articolo da Panorama
    Sihaya.b16247, 10/06/2008 16.29:

    La storia va esaminata "sine ira et studio", cioè senza pregiudizio ideologico, e può sembrare ovvio ma non sempre è così, i fatti storici NON possono prescindere dalle coordinate di civiltà nel quale devono essere inquadrati.


    INTOLLERANZA RELIGIOSA - ALLE RADICI DELLA VIOLENZA

    E il papa talebano arrostiva gli eretici

    Un nuovo, ponderoso volume sull'Inquisizione in Italia documenta il numero delle vittime e ripropone le pagine più discusse della storia della Chiesa. Con una domanda: perché?
    di Vito Mancuso 14/11/2006

    URL: archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001038812

    Quella stessa arena di Verona che dal 16 al 20 ottobre ha ospitato il convegno della Chiesa italiana il 13 febbraio 1278 vide il rogo più alto della storia d'Italia con circa 200 catari bruciati vivi in una volta. È nel ricordo di quell'evento che inizia il volume, 850 pagine, L'Inquisizione in Italia.
    Dal XII al XXI secolo (Oscar Mondadori, in libreria il 14 novembre) di Andrea Del Col, storico dell'Università di Trieste, opera unica nel suo genere per la vastità dello sguardo e la precisione delle analisi. Parte dal Medioevo e si concentra sull'età moderna, per la quale la documentazione è tale da consentire un'idea precisa del lavoro degli inquisitori e dei vescovi nelle regioni italiane.

    Il libro ha anche il pregio di essere chiaro e presenta le questioni in modo equilibrato. Il quadro fornito è lontano sia dalla leggenda nera che equipara l'Inquisizione alle unità speciali di Adolf Hitler, sia dalla leggenda bianca che tende a sottovalutarne i danni o persino a esaltarne gli effetti.
    La forza del libro di Del Col sta nei numeri, ricavati da un paziente lavoro archivistico sui documenti originali. Per il periodo dal 1542 (nascita dell'Inquisizione romana in dipendenza diretta dal papa) al 1761 (ultima esecuzione capitale per motivi di fede a Roma), Del Col calcola in Italia un numero di imputati che va da un minimo di 204 mila a un massimo di 300 mila, dei quali solo una parte (circa 62 mila) sottoposti a un processo formale.

    Secondo lo storico le condanne a morte furono 1.250, il 2 per cento dei processi. Emerge, contro la leggenda nera, che «l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva»; d'altro lato, contro la leggenda bianca, il sangue innocente non fu poi così poco.
    Nel periodo analizzato infatti si ha una media di quasi sei morti l'anno: in Italia ogni due mesi un uomo o una donna venivano fatti uccidere dalla Chiesa per le loro idee religiose. Non bisogna poi dimenticare che nella gran parte dei casi venivano inflitte comunque delle condanne quali anni di prigione, invio alle galere, confisca dei beni, privazione dei diritti civili.

    I condannati a morte erano bruciati vivi solo nei casi più gravi, come il filosofo Giordano Bruno mandato al rogo a Roma il 17 febbraio 1600 all'età di 52 anni. I più venivano prima uccisi (di solito impiccati o decapitati) e poi bruciati sul rogo. Le vittime furono per la maggior parte aderenti alla Riforma protestante, con circa la metà dei condannati a morte.
    Tra i filosofi, oltre a Giordano Bruno, vi fu Tommaso Campanella che, più fortunato, fece «solo» 27 anni di carcere subendo più volte la tortura. Vi furono scienziati come Galileo, che ebbe salva la vita perché abiurò il 22 giugno 1633 all'età di 69 anni; e poi mistici, giansenisti, massoni, donne accusate di stregoneria. Vi furono ebrei, quelli diventati cristiani, e i pochissimi cristiani convertiti all'Ebraismo, ma vi furono anche i cristiani convertiti all'Islam.

    Oggi giustamente ci si scandalizza che l'Islam punisca con la morte il musulmano che passa a un'altra religione, ma è esattamente quello che avveniva ai tempi d'oro dell'Inquisizione cattolica. Tra le vittime infine gli omosessuali: San Pio V stabilì nel 1568 che dovevano essere consegnati al braccio secolare per l'esecuzione capitale.
    Tutte le sentenze dell'Inquisizione erano emesse in «Christi nomine amen». Il nome di chi ha insegnato a porgere l'altra guancia è stato usato per secoli dai suoi più autorevoli rappresentanti per dare la morte, e non a criminali, ma a chi semplicemente la pensava diversamente in fatto di religione o filosofia. Del Col giustamente si chiede come sia stato possibile che «il Cristianesimo, religione dell'amore di Dio e del prossimo, fondata dal Figlio di Dio condannato da autorità religiose, abbia criminalizzato e talora messo a morte uomini e donne che vedevano in altro modo le verità che portano a Dio».
    ""
    Giovanni Paolo II che chiese perdono per le vittime dell'Inquisizione
    Come fu possibile? L'Inquisizione non fu un incidente, ma una pratica sistematica e continua, teorizzata dai papi, dai concili e dai teologi più autorevoli, e durò centinaia di anni, visto che iniziò nel Duecento e finì di spargere morte solo a metà del Settecento (il secolo dell'Illuminismo). Nel discorso di Ratisbona, noto a livello mondiale a causa delle polemiche con l'Islam, Benedetto XVI ha detto che «la violenza è in contrasto con la natura di Dio».
    L'Inquisizione dimostra che queste parole, pronunciate in riferimento all'Islam, valgono anche per la Chiesa. L'Inquisizione è stata la jihad cattolica. Non vedo molta differenza tra Bin Laden con le sue stragi di «infedeli crociati» e l'inquisitore cattolico di Verona con la sua strage di «infedeli catari», oppure tra i talebani che hanno distrutto la statua del Buddha e il papa e i cardinali che costrinsero Galileo ad abiurare l'eliocentrismo.

    Oggi la Chiesa si è liberata dall'Inquisizione e con Giovanni Paolo II ne ha chiesto pubblicamente perdono. Il libro di Del Col arriva fino al XXI secolo, ma io ritengo sia giusto sottolineare che l'Inquisizione e l'attuale Congregazione della fede sono due fenomeni distinti, separati da una netta discontinuità, perché un conto è sopprimere chi la pensa diversamente, un altro è non permettergli di insegnare nelle proprie università (cosa che ritengo del tutto legittima).
    Ma chiedere perdono non basta, occorre capire la causa. È ingiusto scaricare le colpe sugli uomini di Chiesa di allora. Vi sono stati inquisitori che torturavano e uccidevano credendo di agire per la gloria di Dio, e alcuni dei grandi inquisitori, come San Roberto Bellarmino e San Pio V, sono stati anche canonizzati.

    Chi li aveva posti lì era la Chiesa. E se la Chiesa agiva così era soprattutto per l'errata teologia che la guidava, che consisteva nel porre il bene del mondo non come assoluto, ma come sottoposto alla sua autorità. La radice dell'Inquisizione consiste nel ritenere che il bene del mondo è quanto stabilisce la Chiesa, e non quanto stabilisce la ragione (il logos).
    La radice della violenza sta nella sottomissione dell'etica alla religione, mentre è vero il contrario, che la religione è autenticamente se stessa quando serve l'etica, cioè il bene del mondo.

    La Chiesa non ha rinunciato all'Inquisizione di sua spontanea volontà. L'ha fatto perché costretta dall'avanzare della coscienza civile grazie a quel relativismo illuminista che ai nostri giorni viene quotidianamente preso di mira dalle alte gerarchie cattoliche. Per la scomparsa dell'Inquisizione dalla società italiana va ringraziato l'Illuminismo.
    L'Islam, che non ha ancora avuto un suo illuminismo, ha ancora l'Inquisizione e le condanne a morte. La libertà religiosa è anche il frutto del secolo dei lumi. Chi tra i cattolici ama davvero la verità dovrebbe riconoscerlo e non sparare a zero, come avviene quasi ogni giorno con l'antico furore inquisitorio, contro questo nostro mondo moderno.




    bell'articolo... [SM=g27811]

    ... Per diecimila anni tenemmo il fuoco acceso, il nostro spirito vive in una danza senza tempo.. I nostri corpi sono i nostri sacri altari, noi non abbiamo fede nel divino.. Noi lo sperimentiamo con la pratica... Veniamo chiamate... Streghe..

    "...Raccontaci delle segrete schiere del male, o Cimone..."
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    00 11/07/2008 01:44
    Molto del danno l'hanno fatto costruendoci sopra delle palle "straordinarie" (così come il diavolo agisce in via ordinaria e straordinaria).

    Purtroppo, anche se fossero solo piccolissima parte, parte di quelle palle è vera. La Chiesa inquisì, nei suoi vari organi esecutivi.

    Non intendo lodare questo atto, nè promuoverlo in assoluto.
    E' uno degli errori per cui solo il Papa ha avuto coraggio di chieder perdono: gli altri tutti a criticare.

    Bene, perdono di cosa? Perdono per non aver fatto di più per quelle anime degli inquisiti, eretici, maghi (o inquisite, nel caso di stregoneria). Solo la Chiesa, che come istituzione ha un Capo santo, come Cristo, ed è santa e sempre più in santificazione, poteva chiedere perdono per l'errore commesso.

    Cosa occorreva fare, col senno di adesso? Non serviva mettere in cantuccio la fede, anzi. L'esorcistato, che oggi è così carente, più andava usato in quei tempi, più andava usata la predicazione, più andava usata la misericordia.

    Se oggi l'esorcistato è quello che è, è uno degli strascichi dell'errore sul condurre l'attività inquisitrice. La gente non crede più al demonio, non vuol più benedizioni, non sente più il pressante invito a fuggire il male. E se anche molti vescovi sono dello stesso parere, e lo fa notare p. Amorth durante molte sue interviste, c'è solo da prender atto della frase di chi quel perdono lo fece con la sua voce, Papa Giovanni Paolo II: "Chi non crede nel demonio, non crede nel Vangelo".

    [Modificato da Duck Slayer 11/07/2008 01:49]
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    00 11/07/2008 14:47
    Re:
    Duck Slayer, 11/07/2008 1.44:

    Molto del danno l'hanno fatto costruendoci sopra delle palle "straordinarie" (così come il diavolo agisce in via ordinaria e straordinaria).




    Non dobbiamo dimenticare che gravi efferatezze nella condanna di streghe e stregoni avvennero nei paesi nordici di credo protestante: addirittura in Inghilterra si poteva essere condannati al rogo solo per fare previsioni del tempo! Tale legge è stata abolita solo nel novecento! Mentre gli ultimi, sanguinosi processi per stregoneria si sono verificati negli puritani Stati Uniti appena due secoli fa...




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    00 11/07/2008 17:09
    Re: Re:
    Sihaya.b16247, 11/07/2008 14.47:



    Non dobbiamo dimenticare che gravi efferatezze nella condanna di streghe e stregoni avvennero nei paesi nordici di credo protestante: addirittura in Inghilterra si poteva essere condannati al rogo solo per fare previsioni del tempo! Tale legge è stata abolita solo nel novecento! Mentre gli ultimi, sanguinosi processi per stregoneria si sono verificati negli puritani Stati Uniti appena due secoli fa...







    il problema non è il dove.. ma il fatto che purtroppo dietro c'era gente di FEDE


    ... Per diecimila anni tenemmo il fuoco acceso, il nostro spirito vive in una danza senza tempo.. I nostri corpi sono i nostri sacri altari, noi non abbiamo fede nel divino.. Noi lo sperimentiamo con la pratica... Veniamo chiamate... Streghe..

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    00 11/07/2008 19:38
    Re: Re: Re:
    elyna.luna, 11/07/2008 17.09:



    il problema non è il dove.. ma il fatto che purtroppo dietro c'era gente di FEDE





    Se la "Fede" garantisse l'immunità ad ogni errore e ogni peccato saremmo tutti salvi, mentre siccome non è così, sarebbe ingenuo il credervi.

    L'uomo di fede si riconosce nell'umiltà, quando ammette l'errore e ne chiede perdono.

    Che poi, essere "di fede" o non esserlo non è cosa che si mette e si toglie con una spilletta. Oggi l'uomo si comporta bene, e nel Domani può mutare in criminale. Non è questione della fede o non fede, è questione di chiedere sempre perdono a Dio, e la sua grazia. Nient'altro.
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    00 11/07/2008 22:15
    Re: Re: Re:
    elyna.luna, 11/07/2008 17.09:



    il problema non è il dove.. ma il fatto che purtroppo dietro c'era gente di FEDE




    Assolutamente no! Non era fede, la Vera Fede porta innanzitutto alla pace interiore, poi all'Amore universale e al perdono. E' l'amore universale, quello dei grandi maestri (Gesù, Buddha, San Francesco), la dimensione della fede.
    Dietro le stragi non vi è mai fede ma pregiudizio e moralismo, fanatismo, incapacità di accettare l'altro, e quando parlo di stragi mi riferisco a tutte le stragi della storia.

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    elyna.luna
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    00 24/07/2008 16:53
    Re: Re: Re: Re:
    Sihaya.b16247, 11/07/2008 22.15:



    Assolutamente no! Non era fede, la Vera Fede porta innanzitutto alla pace interiore, poi all'Amore universale e al perdono. E' l'amore universale, quello dei grandi maestri (Gesù, Buddha, San Francesco), la dimensione della fede.
    Dietro le stragi non vi è mai fede ma pregiudizio e moralismo, fanatismo, incapacità di accettare l'altro, e quando parlo di stragi mi riferisco a tutte le stragi della storia.





    ah io sono d'accordo con te.. ma c'è chi che anche al giorno d'oggi nascondendosi dietro la fede e la verità assoluta condanna.. o non riesce nemmeno ad accettare l'idea che ci possa essere chi la pensa in modo diverso..

    Io ho una mia visione della fede.. per me è giusta.. magari quando morirò capirò che mi sbagliavo.. che la verità era un'altra verità.. e in quel momento.. non avrò comunque sensi di colpa perchè accetterò quel fatto.. e avendo agito sempre per il bene, so di per certo che chiunque ci sia al vertice.. accoglierà tutti coloro anche con credi diversi che hanno operato epr il bene...

    Ma c'è chi non riesce a vedere tanto in la..

    ... Per diecimila anni tenemmo il fuoco acceso, il nostro spirito vive in una danza senza tempo.. I nostri corpi sono i nostri sacri altari, noi non abbiamo fede nel divino.. Noi lo sperimentiamo con la pratica... Veniamo chiamate... Streghe..

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    proRatzinger
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    00 23/08/2008 14:55
    Suggerirei di leggere il libro "La Vera Storia dell'Inquisizione" di Rino Camilleri, edito da Piemme.
    OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
    EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR
    IN HOC SIGNUM VINCES
    IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
    "O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
    "Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
    Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
    "Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)
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