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INTERVISTA

AFFARI ITALIANI
Quotidiano on line
Giovedí 08.06.2006 08:19
Silvio Berlusconi ad Affari: "Il ritiro anticipato dall'Iraq è una vittoria dei terroristi"


Il Cavaliere annuncia il via al Partito delle Libertà e si ricandida alle prossime Politiche come leader. E' certo della vittoria del 'sì' al referendum e dà le pagelle ai ministri del governo. Quanto all'Iraq, attacco frontale a Prodi: "Il ritiro anticipato è una vittoria dei terroristi". Silvio Berlusconi sceglie Affari per la sua prima intervista a tutto campo dopo la sconfitta elettorale di aprile.


1. Presidente Berlusconi, quale sarà la sua strategia di opposizione? E' possibile il dialogo con il governo di centrosinistra? Se sì, su quali basi?
"La nostra opposizione sarà corretta ma severa. E' quello che ci chiede la metà del Paese che ci ha votato, e che forse si aspettano anche altri cittadini, che non hanno votato o che hanno scelto il centrosinistra ma già oggi sono sconcertati di fronte all'imbarazzante panorama di una maggioranza come questa.
Pur non rappresentando almeno metà del Paese, si sono accaparrati ed hanno lottizzato tutte le più alte istituzioni del Paese. Gli appelli al dialogo vanno rivolti a loro, e non a noi. Certo, se proporranno qualcosa di positivo ne prenderemo atto: l'interesse del Paese viene in ogni caso prima di tutto. Ma se qualcuno si illude che i voti del centro destra possano essere utilizzati dalla sinistra per supplire alle sue divisioni interne, per esempio in politica estera, si sbaglia di grosso.
Il nostro obbiettivo è innanzitutto quello di impedire un regresso dell'Italia alla situazione precedente alle nostre riforme all'indietro, e naturalmente quello di ridare la parola ai cittadini nel più breve tempo possibile. Al Senato abbiamo i numeri per riuscirci e li utilizzeremo. Non è stata certo l'offerta di qualche presidenza di commissione a farci cambiare idea".

2. Confida ancora nel riconteggio delle schede da parte della Giunta per le elezioni?
"La Giunta per le elezioni ha il dovere istituzionale, politico e morale di accertare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la correttezza del risultato elettorale. E' in gioco il principio fondante della nostra democrazia, l'articolo 1 della Costituzione: la sovranità popolare.
Alla Camera la maggioranza è stata assegnata alla sinistra per 24.000 voti. Il totale di Camera, Senato e italiani all'estero vede il centro destra in vantaggio per 220 mila voti. Innumerevoli sono le anomalie e le segnalazioni di irregolarità, soprattutto per quanto riguarda la circoscrizione estero.
Se la sinistra fosse in buona fede considererebbe vantaggiosa anche per se stessa la verifica dei voti. Potrebbe eliminare ogni sospetto sulla legittimità della loro maggioranza. Se la rifiutano, il messaggio è chiarissimo. Sono consapevoli del vero risultato e sono tranquillamente disposti a passare sopra alla volontà popolare effettivamente espressa nell'urna, pur di mantenere il potere. Un loro "no" alla verifica aprirebbe una questione istituzionale gravissima".

3. Dopo questa nuova tornata elettorale nascerà a breve il partito dei moderati? Non sarà il caso di mettere prima mano a Forza Italia?
"Le due cose non sono affatto in contrasto. Il partito dei moderati, che preferisco chiamare Partito della Libertà, è un grande progetto che mira a realizzare in Italia un bipolarismo compiuto, di tipo europeo.
Un progetto che credo sia già molto avanti nella coscienza della gente. Molti elettori del centrodestra sono consapevoli del fatto che la Casa delle Libertà si fonda su una profonda omogeneità di valori e di programmi. Anzi, se qualcosa non ci perdonano, è proprio l'esistenza di divisioni dovute ai particolarismi o ai protagonismi di singole forze politiche. Realizzare questo progetto d'altronde significa integrare fra loro, e non certo sciogliere, le strutture dei partiti esistenti. Si tratta di rafforzare ulteriormente il nostro radicamento sul territorio.
Migliorare e rafforzare l'assetto organizzativo di Forza Italia è fondamentale. Questo non soltanto non è contraddittorio, ma è propedeutico alla successiva integrazione".

4. Sarà ancora lei il candidato premier del centrodestra alle prossime elezioni politiche?
"Mi pare che gli elettori continuino ad attribuire a Forza Italia e al suo leader un consenso largamente maggioritario, nell'ambito della nostra coalizione. E da parte mia non sono certamente venute meno le motivazioni, né l'entusiasmo, per rispondere alla fiducia dei cittadini con tutte le mie energie e le mie capacità.
Con lo stesso spirito e gli stessi obbiettivi con i quali sono sceso in politica nel 1994, lasciando le mie aziende per mettermi al servizio del Paese che amo".

5. E' fiducioso sull'esito del referendum costituzionale del 25-26 giugno? In caso di vittoria dei 'no', non teme che la Lega Nord possa abbandonare la Casa delle Libertà?
"Non credo che vinceranno i "no". Sarebbe la fine di un grande sogno. Quello di poter davvero finalmente cambiare in profondità la vita pubblica di questo Paese. Bisogna guardare a questo appuntamento pensando ai suoi contenuti, prima che ai suoi riflessi politici. Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera del 1° giugno, ha sintetizzato le ragioni per votare "sì" al referendum.
La principale di queste, fondamentale, è che se prevalesse il "no", non si parlerebbe più di riforma della Costituzione per decenni e, corollario negativo resterebbe in vigore la riforma parziale della Costituzione, attuata dal centrosinistra nel 2001 relativa al titolo V.
Non vedo comunque perché dovrebbe modificarsi, in qualunque caso, il rapporto con un alleato come la Lega, con la quale combattiamo fianco a fianco la stessa battaglia. Ma il problema non si porrà, perché i "sì" prevarranno. Grazie anche all'impegno concorde di tutta la Casa della Libertà".

6. Quali sono i ministri del governo Prodi che apprezza maggiormente e quelli che boccia?
"Di alcuni ministri ho stima personale ma sono proprio quelli dai quali di conseguenza sono più deluso. Perché si prestano ad avallare una politica distruttiva per il Paese, ed anche una campagna di calunnie verso il mio Governo.
Ancora la scorsa settimana l'Europa, per bocca di Almunia, li ha smentiti, ha ribadito l'efficacia della nostra ultima legge finanziaria, e l'irrealizzabilità della promesse elettorali di Prodi. Da ministri come Pecoraro Scanio, nemico dichiarato di tutte le grandi opere, come Bianchi, ammiratore dei discorsi di Fidel Castro, come Ferrero, che vorrebbe far entrare in Italia centinaia di migliaia di extracomunitari senza lavoro, non mi aspettavo nulla di diverso da quello che effettivamente stanno facendo: coprire di ridicolo l'immagine del governo e purtroppo, di conseguenza, quella del Paese".

7. E' un errore il ritiro anticipato dei nostri militari dall'Iraq? Crede che questa decisione danneggerà la credibilità internazionale del nostro Paese?
"Non è un semplice errore. E' una fuga dalle responsabilità che rischia di apparire come un cedimento ai ricatti dei criminali, come una vittoria dei terroristi. Quei terroristi che qualcuno nella sinistra italiana al governo definisce ignobilmente "resistenza".
Noi non siamo in Iraq a fare la guerra, siamo lì ad aiutare la ricostruzione di quel Paese nella democrazia e nella libertà. Una missione umanitaria, che ci è costata dolorosi sacrifici, ma che ci ha reso protagonisti insieme alle altre maggiori democrazie liberali della diffusione della democrazia e della libertà nel mondo e che ha accresciuto e consolidato il nostro prestigio internazionale. Se vi sarà una fuga ingloriosa, fatta per compiacere la sinistra radicale e i suoi sentimenti anti-americani, l'Italia ritornerà ad essere l'Italietta di prima. Se invece non ci sarà nessuna sostanziale accelerazione rispetto a quanto già previsto dal mio governo, così come dichiarato recentemente dal ministro D'Alema, allora si avrà la dimostrazione del fatto che in questi anni la politica della sinistra sull'Iraq era solo propaganda, solo una opposizione strumentale e irresponsabile".





INES TABUSSO