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Palazzo Chigi: governo italiano estraneo a scomparsa Abu Omar
mercoledì novembre 30, 2005 6.20

ROMA (Reuters) - Il governo italiano ha detto oggi che tutti i suoi apparati, servizi di intelligence compresi, sono estranei alla scomparsa dall'Italia di Abu Omar, contraddicendo quanto affermato dall'avvocato dell'ex capo della Cia a Milano, secondo cui la "rimozione" dell'imam nel 2003 da parte di agenti Usa ebbe il placet di Roma.

"La Presidenza del Consiglio dei Ministri e con essa gli apparati dalla medesima funzionalmente dipendenti sono del tutto estranei all'episodio in questione, di cui non hanno avuto alcuna conoscenza", si legge nella nota.

"Ove la presidenza del Consiglio avesse mai ricevuto alcuna richiesta al riguardo da parte di autorità straniere, sarebbe stato opposto un deciso diniego", prosegue il comunicato.

Per la scomparsa di Abu Omar, il 7 febbraio 2003 a Milano -- in un'operazione che secondo gli investigatori italiani lo ha portato prima nella base Usa di Aviano, poi in carcere in Egitto, dove si trova tuttora -- la magistratura milanese ha emesso 22 ordini di arresto di agenti della Cia, tra cui Robert Seldon Lady, ex capo stazione dell'intelligence americana a Milano.

In attesa che il ministro della Giustizia Roberto Castelli inoltri le rogatorie negli Usa, l'avvocato di Lady, chiedendo il proscioglimento del suo assistito, ha detto che l'operazione su Omar è avvenuta ad opera di una missione diplomatica speciale inviata dagli Usa con l'indispensabile consenso del governo italiano.

La nota del governo italiano ha ribadito che il premier Berlusconi ha discusso più volte con le autorità Usa, dopo il rapimento, circa l'impegno italiano per la salvaguardia dei diritti umani.


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Speciale paesi arabi
Servizio speciale realizzato per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri

TERRORISMO: GIP MILANO,NO IMMUNITA' PER EX CAPO CIA SU ABU OMAR
(AGI) - Milano, 29 nov. - L'ex capo della Cia, Robert Seldon Lady, uno degli agenti americani accusati dalla procura di Milano di aver organizzato il rapimento di Abu Omar, non puo' invocare, a suo favore, ne' l'immunita' funzionale ne' il segreto di Stato. Lo afferma il giudice Enrico Manzi nelle motivazioni che spiegano perche' ha rigettato l'istanza di revoca della misura cautelare emessa a carico dell'agente americano.
La difesa chiedeva che all'indagato, in quanto console degli Usa a Milano dal settembre 2000 al settembre 2004, fosse garantito il privilegio dell'immunita' funzionale da parte della giurisdizione italiana. "A prescindere dal fatto che da tale data (settembre 2004) l'indagato ha perso l'immunita' diplomatica, rispetto alla giurisdizione italiana - ribatte il giudice - si osserva che in base alla normativa internazionale i funzionari consolari possono essere messi in stato di arresto o di detenzione preventiva qualora siano accusati di gravi delitti. E i fatti ipoteticamente commessi dall'indagato - continua il gip - rientrano in una ipotesi di reato certamente qualificabile come grave".
In merito al segreto di Stato invocato dalla difesa sulle attivita' compiute dall'indagato, il giudice precisa che "la opponibilita' di tale segreto e' un atto squisitamente politico, rimesso alla piena discrezionalita' dell'autorita' di governo e non rientra pertanto nei compiti dell'autorita' giudiziaria ravvisare tali ragioni di opportunita', ne' tantomeno ipotizzarne la sussistenza in quanto cio' comporterebbe valutazioni estranee ai compiti della giurisdizione".
Quindi, conclude il giudice, "non esiste alcun obbligo, nemmeno di carattere morale da parte dell'autorita' giudiziaria, di sollecitare l'esercizio di tale potere all'autorita' di governo". Per queste ragioni il gip Manzi boccia la richiesta della difesa di Seldon Lady. (AGI) -
291956 NOV 05
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IL GIORNO.it
IMAM RAPITO
Abu Omar in carcere in attesa dell'estradizione
Presto la risposta di Castelli sulla richiesta di estradizione per i 22 agenti Cia presunti responsabili del sequestro.

Milano, 1 dicembre 2005 - Abu Omar, l'ex imam di via Quaranta, rapito dalla Cia secondo la procura di Milano, è stato trasferito in un carcere meno duro, da Al Tora e Damanhur, in Egitto.
Lo dice Abu Imad, l'imam della moschea di viale Jenner a Milano, ai giornalisti mentre aspetta di testimoniare alprocesso contro lo sceicco Abderrazak in corte d'Assise.
"Sta meglio, si sta riprendendo fisicamente" spiega Abu Imad che aggiunge di aver avuto notizie di Abu Omar dalla moglie che ogni tanto riesce a fargli visita."Adesso su di lui c'è meno pressione" continua Abu Imad.
Stando a quanto si apprende, prima della fine dell'anno la procura generale di Milano solleciterà il ministro Castelli a dare una risposta sulla richiesta di estradizione da mandare negli Usa per i 22 agenti Cia accusati per il sequestro. La procura di Milano invece non ha avuto risposta dalle autorità egiziane alle quali aveva mandato la richiesta di sentire Abu Omar, ricercato per terrorismo internazionale.
Sulle recenti assoluzioni decise a Milano Au Imad osserva: "Questa è una storia fatta di tanti capitoli".



PROCESSO SCEICCO
Abu Imad ha preferito non rispondere

Milano, 1 dicembre 2005 - Abu Imad, l'imam della moschea di viale Jenner di Milano, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai giudici della Corte d'assise di Milano nel processo che vede tra gli imputati lo sceicco Abderrazak.
Abu Imad è stato convocato dai giudici come testimone imputat o in un procedimento di terrorismo legato all'operazione Sfinge. Prima di lui aveva parlato un altro dei responsabili della moschea, Ali Abdelrahmam, che ha raccontato anche dei suoi rapporti con Abu Omar.
L'avvocato Alessandro Clementi, legale di uno degli imputati, Housni Jamal, ha chiesto la scarcerazione del suo assistito. Il processo riprenderà il 13 dicembre.


INES TABUSSO