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ENCICLICA Deus Charitas Est

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    Regin
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    00 25/01/2006 18:35



    DEUS CARITAS EST





    www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est...


    [SM=x40799]

    [Modificato da Ratzigirl 25/01/2006 21.21]


  • Discipula
    00 25/01/2006 18:59


    [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]

    Poi commentiamo ... adesso sono di fretta. Non dirmi che hai già finito di leggerla ... [SM=x40791]

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    Regin
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    00 25/01/2006 19:07
    Re:

    Scritto da: Discipula 25/01/2006 18.59


    [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]

    Poi commentiamo ... adesso sono di fretta. Non dirmi che hai già finito di leggerla ... [SM=x40791]



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    00 25/01/2006 19:10
    Re:

    Scritto da: Discipula 25/01/2006 18.59


    [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]

    Poi commentiamo ... adesso sono di fretta. Non dirmi che hai già finito di leggerla ... [SM=x40791]





    Nooo, va letta con calma e attenzione [SM=g27828]
    [SM=x40799]




    grr..mi era scappata la pagina senza messaggio..... [SM=g27826]



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    RATZGIRL
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    00 25/01/2006 20:11
    Grazie Regin! [SM=x40799]
    Io la leggerò e rileggerò più volte,per carpire tutte le sfumature,che di solito alla prima lettura possono sfuggire. [SM=g27822]
    RATZI FOREVER

    Suor RATZGIRL
    Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
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    stupor-mundi
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    00 25/01/2006 21:18
    Enciclica etc...
    Non ho ancora finito di leggere l'enciclica, ma la prima parte è magnifica. Straordinario l'uso delle citazioni letterarie, cui peraltro il Santo Padre ci aveva già abituato.
    A margine vorrei fare qualche piccola osservazione alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, cui mi è stato dato di assistere: che delusione! Ho tanta nostalgia di quando a quelle conferenze stampa c'era Ratzinger! Sarebbe stato bello che la conferenza stampa l'avvesse presieduta lui! ...Il cardinale Martino che rispondeva fuori tema alle domande... Levata che manco se le ricordava (e poi, quanti problemi con l'italiano! [SM=x40795] ). L'unico che si è salvato è stato Cordes ... tedesco... Mah! voi cosa ne pensate??

    Da ultimo mi piace fare una piccola chiosa sull'omelia dei Vespri a San Paolo: bellissima, veramente ecumenica. Si vede quando un testo lo scrive lui [SM=g27811]

    Omnia vincit amor
    "Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversum eam " (Mt 16,18)
    Nel menù di hitleriani e maomettani, gli ebrei, pochi di numero e relativamente deboli, sono soltanto l'antipasto: il piatto più consistente è a base di cristiani! (C. Langone)
    EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS
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    vallifra
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    00 25/01/2006 22:10
    enciclica etc...
    per stupor mundi
    anch'io ho seguito la conferenza stampa per la presentazione dell'enciclica e ho riportato la stessa tua delusione. Di solito gli uomini di Chiesa sono assolutamente all'altezza della situazione, ma invece ho avuto la sensazione che Levada e Cordes(comunque d'accordo con te che Cordes se l'é cavata molto meglio)erano veramente impicciati coi problemi di lingua, ma lo stesso Martino, che di problemi di lingua non dovrebbe averne avuti, era tutt'altro che sciolto e a tono con le risposte(sembrava anche lui uno straniero che non capiva bene le domande). Mi vengono i brividi se penso all'effetto che si sarebbe prodotto se al posto di quei ci fossero stati i mitici Ruini e Ratzinger......Ora mi chiedo: ma come può il Vaticano fare errori del genere? era tanto difficile organizzare un servizio di traduzione estemporanea che avrebbe almeno permesso ai malcapitati Levada e Cordes di capire meglio le domande e poter rispondere in maniera più adeguata nella loro lingua? Ti dico la verità, mi risuona continuamente negli orecchi il discorso di Magister, che c'è qualcuno in Vaticano che rema contro il papa..... E poi che squallore, quei bicchieri di carta per l'acqua degli oratori, animo signori, siamo nel regno più importante del mondo..............
    ciao
    vallifra (mi piace moltissimo quello che scrivi, complimenti)
    n.b. che ne hai pensato del giornalista americano che ha fatto osservazione sulla pronuncia di "Levada", dicendo che si dice "Laveda", ma se il nome è di origine sudamericana, la pronuncia è effettivamente "Levada", sono gli statunitensi che lo storpiano, o no.....?
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    emma3
    Post: 208
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    Utente Junior
    00 26/01/2006 00:34
    Enciclica etc...

    confermo il tuo parere sulla prima parte...
    e il resto voglio rileggerlo con calma
    Riguardo ai collaboratori (sia che remino contro che no): Levada l'ha scelto lui, è stato la sua prima nomina importante e nessuno lo aveva previsto.
    Gli altri, siamo proprio così sicuri che voglia cambiarli?
    Sono passati nove mesi, diversi hanno superato l'età pensionabile, eppure sono ancora tutti lì...
    Le persone che dovevano presentare l'enciclica presumo che le abbia scelte lui, o no?
    Sarebbe triste se decidessero tutto gli altri...
    Comunque, sapete cosa penso? Che Wojtyla, nel bene e nel male, in salute e in malattia, "aveva" Ratzinger...Ratzinger, chi ha?
    Tu Stupor Mundi forse puoi illuminarmi
  • Discipula
    00 26/01/2006 10:12
    L'enciclica sull'amore
    Il manifesto del Papa: la politica a Cesare.
    .

    di Vittorio Messori


    Giunto al pontificato alla soglia degli 80 anni e al vertice sia dell’approfondimento teologico che dell’esperienza ecclesiale, Joseph Ratzinger sembra deciso a non perdere tempo in questioni secondarie nella prospettiva globale della fede. Fautore della sobrietà, ha già sfrondato la sua agenda da impegni non indispensabili - viaggi, liturgie, incontri - e non intende neppure mantenere il ritmo di produzione dottrinale del pur amato predecessore. Preoccupato, poi, della situazione della fede (è l’indebolirsi di questa, secondo la sua diagnosi, che ha provocato la crisi della Chiesa), ha deciso di andare alle radici con la sua prima enciclica che, probabilmente, resterà a lungo l’unica. Così, ha scelto il cuore del cristianesimo, ha puntato dritto su Dio stesso, sulla Sua realtà e, di conseguenza, sull’immagine dell’uomo che ne deriva. La sua «lettera circolare» (questo il significato di enciclica) ai pastori della Chiesa, primi destinatari di simili documenti, focalizza l’attenzione su tre brevi parole di Giovanni che sono il marchio distintivo del cristianesimo e lo differenziano radicalmente da ogni altra religione.
    «Dio è amore»; con la conseguenza che ne trae l’apostolo: «Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Dunque, un ricominciare da capo, dai fondamenti del credere. Scoprendo poi - ma solo dopo che la scelta era stata compiuta - che il tema è di drammatica attualità visto che ci tocca vivere «in un mondo in cui al nome di Dio viene collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza». Riferimento esplicito al fondamentalismo islamico; ma, forse, non solo. Il testo è breve, rispetto alla media delle encicliche di Giovanni Paolo II: ancora una volta, la scelta ratzingeriana della sobrietà. Le non moltissime pagine, peraltro, sono di una densità che provocherà commenti corposi da parte degli esperti. Qui, dobbiamo limitarci ad indicare una chiave di lettura, una sorta di piccola «istruzione per l’uso» del documento. Soprattutto nella prima parte - la più dottrinale, quella volta a chiarire che si intenda per «amore» - al lettore avveduto appare evidente che l’estensore probabilmente unico è stato Benedetto XVI in persona. Precisazione che non deve stupire: di solito, per questi documenti, il Papa dà schemi e indicazioni e procede all’ultima stesura, mentre la struttura è redatta da un gruppo di collaboratori. Stavolta, non sembra il caso: tutto sembra redatto sul suo scrittoio. In questa serietà diligente, Joseph Ratzinger ha confermato la sua natura «tedesca». Mentre tutto il testo mostra sino a che punto la sua prospettiva di fede (istintiva e poi approfondita a Roma) sia «latina». Nel senso, almeno, di «cattolica», nel senso più pieno. Va infatti ricordato che la legge che presiede al cattolicesimo è quella che qualcuno ha chiamato «dell’et-et». La compositio oppositorum , il «sia questo che quello», «l’uno e l’altro», la sintesi e l’equilibrio tra gli estremi, sulla scorta di Gesù stesso, uomo e Dio al contempo, venuto «per completare, non per distruggere».E sulla scorta della croce stessa: et-et per eccellenza, composta com’è da un braccio verticale e uno orizzontale. A questa visione globale, che a nulla intende rinunciare («Sono cattolico perché voglio tutto», mi disse una volta Jean Guitton), il protestantesimo oppone il suo «aut-aut», richiede la scelta, il rifiuto, la condanna di molti aspetti della realtà. Ebbene, già ad una prima analisi, questa prima enciclica del papa tedesco mostra sino a che punto sia operante la prospettiva della compositio cattolica.

    Una unione degli opposti che sembra contrassegnare lo stile stesso che coniuga la consapevolezza pontificale a un tono quasi familiare, a espressioni talvolta quotidiane. Quanto ai contenuti, si sgrana la serie degli et-et: l’amore cristiano come sintesi dell’umano eros e della divina agape , dell’istinto carnale e dello slancio spirituale, in accordo del resto con la natura dell’uomo, sintesi inestricabile di corpo ed anima; un amore che si rivolge al contempo a una singola persona e all’umanità intera; che deve doverosamente dare e che, altrettanto doverosamente, vuole ricevere; che unisce mistica e prassi, utopia e realismo, culto ed etica, sentimento e volontà.

    L’amore, poi, che si fa carità militante, a sollievo del prossimo (è il tema della seconda parte), deve unire preghiera e azione, spontaneità e organizzazione, annuncio di fede e servizio silenzioso, dono del pane materiale e del pane spirituale. Uno sforzo continuo per una sintesi difficile, sempre precaria, eppure per questo feconda, una tensione verso la completezza, una ricerca del «centro», dove gli estremi, unendosi, perdono la loro pericolosa unilateralità e divengono benefici.
    Nessun aut-aut, dunque ma un continuo «sia questo che quello», e dove un’attenzione particolare è rivolta alla necessità di unire giustizia e carità. Alla illusione («ormai svanita», ricorda il Papa) di marxisti e soci che, per soccorrere l’uomo, occorresse battersi per la giustizia sociale, combattendo al contempo la «alienazione» della carità, Benedetto XVI dedica parole che ci sembrano tra le più toccanti e vere. Sono le sole che lo spazio ci permetta di riportare ma che danno idea della sapienza, non disgiunta da emozione, che pervade il testo:
    «L’amore - caritas - sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa renderlo superfluo. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine (...). Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un’istanza burocratica, che non può assicurare l’essenziale di cui l’uomo sofferente - ogni uomo - ha bisogno: l’amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto. La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale». Secondo una certa ossessione attuale, molti commentatori si eserciteranno soprattutto sui paragrafi che il papa dedica alla politica: espressione di amore essa pure, se ben intesa e praticata; ma che, ripete con decisione Benedetto XVI, non compete alla Chiesa in quanto tale.
    Qui pure, campeggia un et-et fondamentale: Dio e Cesare.
    La società ha bisogno di entrambi, nessuna contrapposizione tra loro, ma distinzione dei ruoli e delle vocazioni. Non vi è traccia di nostalgie per una christianitas dove Sacro e Profano si intreccino, c’è solo un’umile, discreta eppur convinta riproposta della dottrina sociale cattolica, che ha mostrato la sua sapienza davanti ai disastri delle ideologie politiche. Ma è cura del papa ripetere che, se la Chiesa propone la sua dottrina, è perché essa si basa «sulla ragione e sul diritto naturale»; su elementi, dunque, «conformi alla natura di ogni essere umano», quale che sia la sua fede o la sua incredulità. Una enciclica, dunque, nel segno dell’equilibrio, del «centro», della saggezza, dell’esperienza, della ricerca di ciò che è davvero fonte di pace, di gioia, di bene, di speranza. Se ci è permesso, con oggettività e senza alcuna tentazione apologetica: c’è, qui, una visione organica sull’uomo e sulla società che può convincere o meno, ma che non si riesce a scorgere da nessun’altra parte, tra orfani di ideologie crollate o adepti di religioni radicalizzate.

    26 gennaio 2006

  • Nikki72
    00 26/01/2006 10:32
    Re:


    Scritto da: emma3 26/01/2006 0.34
    Enciclica etc...

    confermo il tuo parere sulla prima parte...
    e il resto voglio rileggerlo con calma
    Riguardo ai collaboratori (sia che remino contro che no): Levada l'ha scelto lui, è stato la sua prima nomina importante e nessuno lo aveva previsto.
    Gli altri, siamo proprio così sicuri che voglia cambiarli?
    Sono passati nove mesi, diversi hanno superato l'età pensionabile, eppure sono ancora tutti lì...

    Le persone che dovevano presentare l'enciclica presumo che le abbia scelte lui, o no?
    Sarebbe triste se decidessero tutto gli altri...
    Comunque, sapete cosa penso? Che Wojtyla, nel bene e nel male, in salute e in malattia, "aveva" Ratzinger...Ratzinger, chi ha?
    Tu Stupor Mundi forse puoi illuminarmi




    Su Panorama ho letto che Ratzi vuole prendersi un anno di tempo prima di cambiare le varie nomine, che non ha fretta insomma, ma allo stesso tempo sembra che stia incontrando qualche difficoltà a causa di "veti incrociati" e malumori vari nella Curia. quanto al fatto che ci sia qualcuno a remare contro, alcuni lo pensano (vedi L'Espresso, per esempio), altri dicono che sia solo una questione di "contrattempi"... mah... [SM=g27825]

  • Discipula
    00 26/01/2006 12:13
    Re: Enciclica etc...

    Scritto da: stupor-mundi 25/01/2006 21.18
    A margine vorrei fare qualche piccola osservazione alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, cui mi è stato dato di assistere: che delusione!



    Caspita stupor-mundi, eri là di persona!? [SM=g27831]

    Raccontaci qualche "chicca" in più, dai! [SM=g27824] [SM=g27822]
  • Discipula
    00 26/01/2006 12:32
    Re: Enciclica etc ...
    "L'uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.”


    [SM=x40793] [SM=x40793] [SM=x40793]

    Voi non potete immaginarlo, ma per me questo passaggio rappresenta la risposta alle domande di tanti anni. Devo ammetterlo, sono cresciuta in un ambiente probabilmente un po’ manicheo e sono stata educata ad una certa separazione fra ciò che è intellettuale e spirituale, sinonimo di nobiltà e purezza, e ciò che è corporale e materiale, quindi deteriore [SM=g27813] .

    Questa divisione mi ha sempre provocato un certo disagio, anche perché, da cristiana, mi chiedevo: ma se Nostro Signore avesse voluto farci capire che la corporeità va mortificata, perché ci avrebbe promesso la resurrezione della carne? Non avrebbe fatto prima a dire chiaro e tondo che solo l’anima va in Paradiso e il corpo muore definitivamente? Perché innalzare anche i corpi alla Gloria Celeste? [SM=x40792]

    Non so se qualcuno fra voi ha mai provato la stessa cosa, la sensazione che, a volte, mancasse la perfetta armonia fra corpo e spirito e quasi la paura di sbagliare a desiderarla e a viverla con gioia, fatto sta che finora non avevo mai trovato risposte piene e sicure a questa domanda, chissà, forse anche negli ambienti cattolici si è diffuso un eccesso di purismo che non ci dovrebbe appartenere. Forse siamo influenzati dalla cultura protestante, dalla cultura dell’aut-aut anziché dell’et-et, come dice sopra Messori, molto più di quanto non crediamo? E perché nella Chiesa cattolica nessuno aveva fatto questo chiarimento finora? [SM=g27833] [SM=g27829]

    Vabbè, lasciamo perdere queste elucubrazioni se no vado OT, insomma, quello che volevo dire è che questa enciclica rappresenta per me l’ennesimo dono di Papa Ratzi alla mia vita perché mi sta dando tante belle risposte, proprio quelle che cercavo, proprio quelle che desideravo trovare da tempo [SM=g27821] [SM=g27817] .

    E tu, Papa amatissimo, sei proprio un dono del Cielo!!! [SM=g27838] [SM=g27838] [SM=g27838] [SM=g27838] [SM=g27838]

    P.S. Ah, visto che la prudenza non è mai troppa [SM=g27825]DISCLAIMER: cara LEV, le 5 righe dell’enciclica del nostro Papino le ho citate solo a titolo di commento personale: è evidente che non c’è scopo di lucro in quello che faccio e che non ho alcuna intenzione di violare i diritti di copyright che appartengono solo a Voi, come ben sappiamo. Bye bye. [SM=x40791]

  • ratzi.lella
    00 26/01/2006 12:55
    conferenza stampa
    una vera torta in faccia!!!
    martino dava l'impressione di non avere letto l'encliclica, levada non capiva le domande e dava risposte vaghe, l'unico decente era cordes che pero' non ha fortito una chiave teologica dell'encliclica essendo impegnato a commentare la seconda parte sulla carita'.
    un vero fiasco!!! purtroppo non ho mai seguito le conferenze condotte da ratzinger ma mia madre mi ha detto che rispondeva a tono a tutti difendendo e spiegando la posizione di gp2.
    ha ragione emma: wojtyla aveva ratzinger ma lui chi ha?

    p.s. scusa discipula: ho riportato l'articolo di messori in un'altra sezione perche' non avevo ancora aperto questa!!
  • ratzi.lella
    00 26/01/2006 12:59
    dimenticavo...
    ...ho comprato questa mattina l'osservatore romano con un delizioso omaggio: un libricino con l'enciclica di ratzi [SM=x40791]
    ieri purtroppo non sono riuscita a leggerla sul web ma oggi conto di dedicarle tutto il pomeriggio eeheheheheheheheh
    un abbraccio


  • Discipula
    00 26/01/2006 13:02
    Re: conferenza stampa

    Scritto da: ratzi.lella 26/01/2006 12.55
    p.s. scusa discipula: ho riportato l'articolo di messori in un'altra sezione perche' non avevo ancora aperto questa!!



    Figurati..., pensavo che fosse meglio postare gli articoli sull'enciclica in questo topic, ma ditemi voi come preferite fare ... [SM=g27819] [SM=g27822]

    Per la conferenza stampa vi quoto [SM=g27826] ! Ora capisco perché Papa Ratzi ha preferito anticipare lui i contenuti ... evidentemente prevedeva il mezzo disastro ... [SM=g27825]

    [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27829]
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    stupor-mundi
    Post: 47
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    Utente Junior
    00 26/01/2006 14:45
    Re: Re: conferenza stampa

    Scritto da: Discipula 26/01/2006 13.02


    Figurati..., pensavo che fosse meglio postare gli articoli sull'enciclica in questo topic, ma ditemi voi come preferite fare ... [SM=g27819] [SM=g27822]

    Per la conferenza stampa vi quoto [SM=g27826] ! Ora capisco perché Papa Ratzi ha preferito anticipare lui i contenuti ... evidentemente prevedeva il mezzo disastro ... [SM=g27825]

    [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27829]

    Sempre nella conferenza stampa, ad un certo punto, Navarro ha dato il via alle domande dei giornalisti e si è sentito benissimo (anche se l'ha detto a mezza voce), Tosatti dire..."Quanto dobbiamo pagare?!". Battuta infelice... se la poteva risparmiare... proprio lui!
    E poi anche la precisazione dell'americano su come vada pronunciato il cognome Levada... ha fatto proprio la figura dell'ignorante perchè Levada si dice Levada (all'italiana o alla spagnola) essendo di origini portoricane.
    Ma, ribadisco, la parte più deludente, a parte le facezie di cui sopra, è stata scarsa preparazione dei relatori. Ma, come avete già detto, l'avevano letta l'enciclica? Martino secondo me è stato allucinante! Ruini diventa al confronto Cicerone redivivo per eloquenza e finezza di ragionamento. Su Levada ho già detto: tenendo conto che si presentava l'enciclica (la prima) di un Pontefice e non l'ultimo libro delle collezione Harmony, se non si sentiva sicuro del suo italiano poteva chiedere una traduzione simultanea, come già è stato detto, invece che farsi ripetere due volte le domande (la prima nell'orecchio da Navarro e poi, in inglese, da chi gli avevo posto il quesito). Spero solo che il buon papa non stesse vedendo ... altrimenti: in quali mani è finito il suo lavoro. Nel merito dell'enciclica ha ragione Messori, la prima parte è totalmente di Ratzinger, la seconda devo ancora finirla, ma comunque va detto è un bel passo avanti rispetto a - certe - encicliche di Wojtyla scritte da "n" mani che passavano, fischiavano e se ne andavano...
    Per il resto, secondo me il papa sa benissimo di aver a che fare con un sacro collegio - e non solo - tendenzialmente mediocre, e ne ha avuto maggior prova anche nell'ultimo sinodo dei vescovi. (Per inciso, ci sono vescovi che non sanno una sola parola di latino, intendo dire manco le preghiere "basic"!).
    Quindi, il papa deve muoversi con cautela, ma credo che pochi selezionati nomi li abbia in mente, ma non può fare tutto insieme, è come un castello di carte, che va costruito con calma. Ratzinger sa benissimo, e l'ha detto più volte, che la curia romana è diventata, specie negli ultimi anni di GPII troppo "pletorica". A proposito, cosa ci fanno dei preti polacchi nella farmacia del Vaticano a vendere le medicine? Misterium fidei!
    Certo che in circolazione non si vedono molti Congar, De Lubac, Von Baltasaar, ma anche, seppur su altri fronti, Martini o Biffi.
    Diamogli tempo e continuiamo ad avere fiducia, in fondo se adesso è papa, il buon Dio ascolta le nostre preghiere!
    "Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversum eam " (Mt 16,18)
    Nel menù di hitleriani e maomettani, gli ebrei, pochi di numero e relativamente deboli, sono soltanto l'antipasto: il piatto più consistente è a base di cristiani! (C. Langone)
    EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS
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    Sihaya.b16247
    Post: 2.192
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    00 26/01/2006 17:12
    Re: Enciclica etc...

    Scritto da: stupor-mundi 25/01/2006 21.18
    Non ho ancora finito di leggere l'enciclica, ma la prima parte è magnifica. Straordinario l'uso delle citazioni letterarie, cui peraltro il Santo Padre ci aveva già abituato.
    A margine vorrei fare qualche piccola osservazione alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, cui mi è stato dato di assistere: che delusione! Ho tanta nostalgia di quando a quelle conferenze stampa c'era Ratzinger! Sarebbe stato bello che la conferenza stampa l'avvesse presieduta lui! ...Il cardinale Martino che rispondeva fuori tema alle domande... Levata che manco se le ricordava (e poi, quanti problemi con l'italiano! [SM=x40795] ). L'unico che si è salvato è stato Cordes ... tedesco... Mah! voi cosa ne pensate??

    Da ultimo mi piace fare una piccola chiosa sull'omelia dei Vespri a San Paolo: bellissima, veramente ecumenica. Si vede quando un testo lo scrive lui [SM=g27811]

    Omnia vincit amor



    QUOTO!!! [SM=g27811]

    [Modificato da Sihaya.b16247 26/01/2006 17.12]

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    stupor-mundi
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    00 26/01/2006 17:51
    La dolcezza del teologo poeta
    Dolcezza del teologo poeta

    di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

    L o stile è geniale. Un teologo tedesco diventato Papa a 78 anni scrive una enciclica con la dolcezza sentimentale di un poeta provenzale: amore e sentimento, corpo e anima. Al mondo frastornato dall'erotismo mediatico parla di un amore senza età. Ratzinger rilegge i più alti versi della letteratura italiana, usa come fossero lo spartito musicale degli angeli le pagine prese dal «Paradiso» della Divina Commedia. Come il Benigni di una memorabile serata televisiva rende popolari le più dense metafore della nostra cultura. La descrizione gentile della riscoperta di Dio è una scelta comunicativa. La lettura teologica è audace, ricorda all'uomo moderno che credere è una esperienza vissuta con tutti i sensi. Accusato da molta comunicazione di massa di essere sessuofobico, assillato da decenni da una Gnosi moderna che vorrebbe ridurlo a un guscio di astratta spiritualità, il cattolicesimo si rivolge al mondo con accenti lieti.
    Venuto dopo Karol Wojtyla, Benedetto XVI non imita e non tradisce il predecessore, sceglie una linea singolare, metà filosofica metà paterna, così nell'argomentare come nel gestire. L'eleganza delle movenze e degli abiti ha una naturalità non plateale.
    Dietro le parole c'è uno sforzo notevole di rendere comprensibile e condivisibile un’esposizione che è anche un invito a credere ciò che viene esposto. Benedetto XVI parla di una religione che è per l'aldilà ma anche per l'aldiquà, che è per l'anima ma anche per il corpo. E se l'anima dovesse salire al cielo e arrivare a Dio, si chiedeva mezzo millennio fa Lutero, che cosa vedrebbe? E lo stesso Lutero si dava questa risposta: vedrebbe un bambino nella culla e un uomo sulla croce. Ratzinger non mi pare citi Lutero, ma è impegnato a rilanciare l'ecumenismo.
    L'enciclica riflette il desiderio di ritrovarsi nella caritas fra cristiani separati e lo dice con una sapienza comunicativa che va molto oltre «il senso del luogo». Tutta la comunicazione di questa fase del nuovo pontificato va oltre il senso del luogo, cioè punta non all'applauso ma alla chiarezza e alla coerenza teologico-filosofica dei contenuti. La consapevolezza che la spiritualità non è avversa al mondo e alla dimensione del corpo appartiene ai teologi cattolici come a quelli protestanti. Ma Ratzinger non si perde in questioni di scuola, vuole fare intendere a tutti il nocciolo del messaggio, che è filosofico: come aveva intravisto più di mezzo secolo fa Augusto Del Noce, la progressiva negazione della trascendenza ha svuotato le ideologie che poggiavano sul materialismo e ha impoverito l'uomo, privandolo di risposte forti alle domande sul senso della vita, sul bene, sul male e sulla giustizia. Quando nell'enciclica Benedetto XVI scrive che «lo Stato senza giustizia è come una grande banda di ladri», la gente, assillata da ladri pubblici e privati, capisce assai bene.
    Farsi capire senza nulla concedere in termini di dottrina, usare le parole della modernità per difendere la tradizione, è originale strategia per un uomo che aveva a lungo governato il dicastero della Chiesa più impegnato a difendere l'ortodossia con le parole dell'ortodossia. Nel Venerdì Santo del 2005 il cardinal Ratzinger, incaricato del commento alla Via Crucis al Colosseo, aveva detto alla folla in preghiera: «Quanta sporcizia, quanta superbia c'è pure nella Chiesa, proprio anche fra coloro che nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente al Cristo!» La chiarezza e la severità nel comunicare non sono quindi solo per gli altri. Questo modo di comunicare riserberà non poche sorprese a chi si ostina a disegnare l'attuale pontificato con gli schemi delle analisi politiche, senza entrare nella logica complessa della comunicazione religiosa e dei suoi pluridimensionali contenuti.

    GRANDE BARBIELLINI AMIDEI!!! [SM=g27811]
    "Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversum eam " (Mt 16,18)
    Nel menù di hitleriani e maomettani, gli ebrei, pochi di numero e relativamente deboli, sono soltanto l'antipasto: il piatto più consistente è a base di cristiani! (C. Langone)
    EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS
  • Discipula
    00 26/01/2006 18:16
    Scusate ...
    Prima di tutto, grazie stupor per l'articolo che hai postato sopra, è davvero bellissimo! [SM=g27811] [SM=g27823]

    Ma di questo, cosa ve ne sembra? [SM=g27833]

    QUELLO CHE IL PAPA NON DICE DELL’AMORE DI DIO


    [ICN-News 26/01/06]


    La prima enciclica di Benedetto XVI è all’altezza della fama del suo estensore. Densa sul piano teologico, pungente su quello della riflessione, attenta alle questioni ideologiche, ma senza trascurarne la concretezza. Se si pensa che la prima enciclica di un papa è in genere programmatica (cioè contiene indicazioni sugli orientamenti generali del pontificato), l’enciclica Deus caritas est risponde perfettamente a questo canone. E’ un tema teologico che viene svolto con molta perizia e che riflette le convinzioni di chi ha un progetto ambizioso per la chiesa che rappresenta.

    E’ un’enciclica che parla ai fedeli cattolici, ma anche a tutti gli uomini interessati al bene comune e alla vita in società. Oltre a temi di carattere biblico, ai riferimenti patristici e alla vita di santi e beati (da Martino di Tours a Madre Teresa di Calcutta), il papa affronta questioni più generali quali il compito della politica e dello stato, le grandi questioni sociali della globalizzazione e della povertà prossima e lontana, il contributo dei vari corpi intermedi alla vita sociale. Molti possono trovare argomenti di riflessione e spunti di dibattito. L’amore non è visto in chiave meramente individuale e romantico, ma pensato come punto nevralgico di una visione del mondo. Con quest’enciclica, il papa vuole parlare a 360° gradi per proporre una concezione dell’amore che sia di stimolo per credenti e non credenti.

    La prima parte dell’enciclica tratta del rapporto tra l’amore e l’eros, mettendo in evidenza come l’amore cristiano assuma le istanze positive dell’eros pagano, correggendone le deformazioni edoniste e aprendolo alla socialità ecclesiale ed umana. La seconda parte esplora le ricadute sociali dell’amore, alla luce della missione della chiesa in un mondo complesso e plurale. Molte osservazioni del papa sono interessanti, nella misura in cui riflettono il pensiero biblico sull’amore di Dio e sull’amore cristiano. In altre, emerge una difficoltà a rendere conto del messaggio della Scrittura nella quale Dio si fa conoscere.

    Nell’enciclica sull’amore di Dio, l’attributo dell’amore di Dio viene presentato in termini quasi assoluti, quasi che riassumesse in sé il carattere di Dio e a prescindere da altri attributi di Dio. Sembra che l’amore di Dio sia qualcosa a sé stante e che non ci sia posto per altro, ad esempio la giustizia di Dio. Parole come “peccato”, “male” (salvo il titolo di un libro citato), “apostasia”, “giudizio” (salvo un riferimento al giudizio finale), “pentimento”, “collera”, “vendetta” non trovano posto nell’enciclica. Sembra che il papa, tutto preso a parlare dell’amore di Dio, sia scivolato nella tentazione marcionita che contrappone il Dio dell’Antico Testamento (severo vendicatore) a quello del Nuovo Testamento (padre amorevole). Per la Bibbia, invece, l’amore di Dio è sempre qualificato dagli altri attributi di Dio e non a prescindere da essi. E’ vero che in molta teologia contemporanea c’è pudore (se non proprio fastidio) a parlare della giustizia, del giudizio e dell’ira di Dio. Che il papa che viene spesso etichettato come “mastino dell’ortodossia” scivoli sullo stesso terreno è indice di come il vecchio marcionismo sia vivo e vegeto anche nel cattolicesimo ufficiale.

    Oltre a questa dimenticanza, l’unica volta in cui il papa mette in relazione l’amore e la giustizia di Dio rivela la distanza dalla visione biblica e l’assunzione, invece, di categorie umaniste molto in voga. Parlando di Osea, Benedetto XVI scrive che “l'amore appassionato di Dio per il suo popolo — per l'uomo — è nello stesso tempo un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia” (10). No, questo è biblicamente sbagliato! Che l’amore di Dio sia contro la sua giustizia lo dice il pensiero umanista per cui l’amore è incompatibile con la giustizia. La Scrittura dice che l’amore e la giustizia di Dio non sono uno contro l’altro, ma sono manifestati compiutamente nel sacrificio del Figlio di Dio sulla croce. Lì, l’amore di Dio non nega la giustizia, ma la esegue, prendendo però il posto di coloro che dovevano essere colpiti dalla giustizia e offrendo loro la salvezza procurata da Gesù Cristo, il sacrificio propiziatorio per i peccati (Rm 3,25; 1 Gv 2,1-2; 1 Gv 4,10). Alla croce, la giustizia di Dio non va contro l’amore, ma lo manifesta nel fatto che Dio, nella sua misericordia, esercita la giustizia, prendendo su di sé (cioè su Gesù Cristo) i suoi effetti nefasti. Dio non è schizofrenico! Il suo regno non è diviso in due parti in guerra (Mt 12,25). Il Dio uno e trino è amorevole e giusto allo stesso tempo. Qual è il problema teologico dell’enciclica? E’ la dottrina della sostituzione vicaria del Figlio di Dio che manca nella Deus caritas est. Questa dottrina fondamentale dell’evangelo dice che “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico figlio affinché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia vita eterna” (Gv 3,16). Cristo alla croce faceva incontrare l’amore e la giustizia di Dio, non le faceva cozzare come dice il papa. E’ alla croce che “la bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate” (Sal 85,10). Senza questa dottrina, è impossibile conciliare l’amore e la giustizia di Dio e non si può capire il senso biblico di quando la Scrittura dice “Dio è amore” (1 Gv 4,8).

    Un’ultima considerazione. Molti osservatori hanno notato una minore enfasi mariana da parte di questo papa rispetto a Giovanni Paolo II. In parte, si tratta di spostamenti d’accento all’interno della medesima cornice teologica. Queste variazioni sono fisiologiche all’interno del cattolicesimo in cui convivono più tipi di spiritualità. Si può essere più o meno mariani nei discorsi e nei comportamenti, ma i dogmi mariani rimangono vincolanti nella struttura dottrinale della chiesa cattolica. In ogni caso, è significativo che, com’era consuetudine del suo predecessore, anche l’enciclica di Benedetto XVI si conclude con la classica invocazione a Maria (41-42) a cui viene affidata la chiesa e la sua missione. Se Dio è amore, perché continuare ad invocare Maria per affidarle il ministero della carità della chiesa?

    Leonardo De Chirico

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    emma3
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    Registrato il: 22/11/2005
    Utente Junior
    00 26/01/2006 19:15
    Recensioni

    A parte il solito Manifesto (il pastore tedesco bla, bla, bla...il copyright sull'enciclica bla, bla, bla...questo Papa che parla d'amore ma rifiuta l'abbraccio dei fedeli e ieri San Paolo era vuota di fedeli, addetti stampa e politici importanti = snobbato...bla, bla bla) mi sembra di aver letto finora solo buone recensioni. Naturalmete sono ancora tutti un pò spiazzati e forse non avevano preparato gli armamenti di rappresaglia giusti. Vedremo già da domani, secondo me, le prime critiche ad hoc. Chissà cosa si inventeranno..
    Marco Politi su Repubblica, dopo un' articolo riassuntivo, tanto per non concludere un suo pezzo senza un appunto negativo (che oggi forse non era ancora in grado di fare ma che domani o dopo farà sicuramente per non deludere Scalfari) dice:
    -La nuova enciclica non potrà più essere liberamente riprodotta. Adesso, dopo un decreto vaticano, bisogna pagare in moneta sonante il diritto di copyright. L'agenzia religiosa Adista, abituata a fornire ai suoi lettori la parola integrale del Papa, pubblica una pagina bianca. "Immaginate le prime comunità cristiane - dicono ad Adista- dover pagare in sesterzi le lettere integrali degli Apostoli?"-

    [Quale occasione migliore della pagina bianca! Ai lettori di Adista non importa nulla della parola del Papa...E dovevano pur fare una prima critica distruttiva, in attesa di organizzarsi!]
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