Inaspettatamente, a 5 anni esatti dalla chiusura di MM, la Disney ci regala quello che in pratica e' un "episodio-bis", e che nella mente di Faraci sarebbe probabilmente potuto essere l'inizio di una nuova serie noir.
Perche' Jungle Town, oltre ad essere realizzato dagli autori di "Anderville", riprende lo stile e moltissime tematiche del "predecessore", e aggiunge tutte quelle che in un fumetto con Topolino o non potevano ovviamente essere accettate (morti, sesso, temi sociali), o per altri motivi non potevano esserci (famiglia). Il rischio, penserete, e' che affrontare tutto questo in una graphic-novel di 62 pagine, che non ha nemmeno avuto un seguito, possa farla sembrare sbrigativa e affollata.
Invece, no: in "Jungle Town", Faraci dimostra tutta la sua capacita' di sceneggiatore, mostrando di essere capace di affrescare personaggi (anche secondari, come Liza) in poche battute, e rendendo onore, al contrario di quanto ha fatto in altre produzioni recenti, alla fama che si e' conquistato.
Le differenze fra "Jungle Town" e MM, naturalmente, ci sono, e partono fin dalla storia in sè: mentre MM era fondamentalmente la storia di una città, Anderville, e degli effetti che questa città, pensata fin nei minimi dettagli, ha sul protagonista abituato a vivere nella tranquilla Topolinia, Jungle Town parte dai personaggi, e precisamente da una famiglia - i Bonnard -, seguendo la vita della quale, e in particolare di Adam, il protagonista, arriviamo a capire la società in cui vive.
Una societa' multirazziale, quella della citta' del titolo; ma nell'idearla, Faraci ha l'ottima intuizione di non dipingerla in bianco e nero, non dividerla fra "noi e loro", non mettere una sola razza dominante e una emarginata, ma di creare, in maniera ben piu' realistica, una societa' variegata, con innumerevoli "etnie", e con una certa profondita' storica. Cosi', nell'introduzione ci viene detto che le due maggioranze, i cani e i gatti, hanno avuto in passato dissidi, ma che ora sembrano superati e i matrimoni misti, come quello fra Adam e Marla, sono frequenti, nonostante suscitino ancora delle perplessita' (come vediamo nel caso della signora dal parrucchiere, personaggio che piu' realistico e attuale non si puo').
L'altra ottima intuizione di Faraci e', pur muovendosi, nel filone principale, nel terreno delle tensioni sociali, di fotografare a Jungle Town non solo gli aspetti corrotti e negativi, ma anche quelli normali e positivi. Cosi', a fianco dell'indagine di Adam, che tocca i lati peggiori della citta', abbiamo anche uno spaccato di vita familiare/sentimentale felice, o almeno normale (Marla) o meno felice (Liza), nonche' qualche intermezzo positivo con le vicende di Bessy, Jacko e i suoi amici: almeno loro, dalle problematiche etniche non sembrano toccati.
Cosi', se l'eccessivo pessimismo, una sorta di rassegnazione nei confronti di una citta' marcia fino al midollo, pervadevano MM e, pur essendone i punti di riconoscimento, lo rendevano fin troppo difficile e opprimente, in Jungle Town Faraci raggiunge l'obiettivo di dipingere una citta' a tutto tondo, con i suoi alti e i suoi bassi.
Come ho gia' detto, "Jungle Town", a mio parere, a livello di sceneggiatura e' impeccabile: nonostante i numerosi stacchi ed il seguire diverse linee narrative contemporaneamente non si rischia mai di perdere il filo. Faraci dimostra poi nuovamente ottime doti di caratterista: tutti i personaggi, grazie anche al supporto grafico, si comportano in maniera realistica e riescono a venire tratteggiati in poche battute. Notevole e' il fatto che questo avvenga anche con i comprimari: mi riferisco soprattutto alla signora dal parrucchiere o al "pastore tedesco" dell'appuntamento di Liza, personaggi fastidiosi o meschini che trovano una totale rispondenza nella realta', e che proprio per questo riescono anche divertenti.
Un appunto, poi, bisogna farlo sull'abbinamento fra animali e personaggi, sempre perfetto. Non so in verita' quanto, soprattutto fra i comprimari e i personaggi non attivi, abbia influito lo sceneggiatore e quanto il disegnatore - alcuni di questi, in ogni caso, sono geniali (penso ad esempio all'anziano rinoceronte e al sorcio mendicante).
Sui disegni sono impossibilitato a dire piu' di tanto, perche' non potrei mai parlare male di Cavazzano. In Jungle Town esibisce un tratto piu' umoristico rispetto a quello di MM, a meta' strada fra le storie di allora e della stilizzazione, per alcuni eccessiva, dei suoi ultimi lavori - per questo collocherei la realizzazione di Jungle Town verso il 2002. In ogni caso, si adatta piu' che bene alla storia, ora alleggerendo il clima, ora supportando con l'ottima caratterizzazione "estrema". L'unica pecca, forse, e' che Jungle Town manca un po' dell'atmosfera straordinaria di Anderville, che in MM faceva gia' meta' dell'opera. Naturalmente, la cosa e' in parte voluta - come ho detto la locazione vuole essere piu' "positiva" di quella di MM - e tuttavia avrei preferito, magari, una colorazione piu' atmosferica. Non arrivare, certo, agli eccessi del predecessore, con le vignette monocromatiche marroni e il "cerchio" di colore, ma usare magari tonalita' meno vistose di quelle esibite dalla colorazione sgargiante di Jungle Town.
Se vogliamo trovare dei difetti in questa pubblicazione, potrei dire che il finale sembra un po' sbrigativo, ma puo' darsi che si tratti anche in questo caso di un tocco di realismo. Il lungo combattimento fra Topolino e Rud Kaminsky di "Anderville" e' certo storico, ma nella realta' e' ben piu' probabile una breve sparatoria come quella che conclude Jungle Town. In verita', un problema che ho ben piu' sentito e' che la storia ha un che di incompiuto - fatto che si spiega facilmente, considerato che probabilmente questo doveva essere il numero pilota di una serie. In effetti, non sono poche le trame non pienamente concluse: dall'insoddisfazione sentimentale di Liza (anche se viene accennata una storia fra lei e Rollo) alle vicende dei ragazzi. Trame che probabilmente sarebbero state riprese in numeri successivi. Sono poco speranzoso sulla possibilita' che in futuro la serie sia presa nuovamente in considerazione; pero', vista l'elevata qualita' di questo numero, direi che sarebbe davvero bello.