Ancora uno scritto, che trae profonda ispirazione da una canzone degli Incubus. Come folgorato
dal tema di stare sotto ad un ombrello, ripararsi (avrete già capito a quale canzone faccio riferimento) hanno preso vita queste parole, dure sentite, pregne di rabbia
e lacrime
.
E’ la storia di un demone
alter ego da debellare, che si rifugia nel mio subconscio e sorregge insieme a me questo ombrello… a volte ho degli attacchi di misoginia favolosi (questo dipende dalla prospettiva) eppure sono mansueto come un agnellino...
UCCIDIAMO CARONTE
Dilato le narici per accogliere esistenza.
L’erba bagnata e fragrante esala e si mesce
al copioso sangue sparso con impudenza.
L’impeto temporalesco deterge il malanno.
Apro un OMBRELLO, non verrò sorpreso
da nuovi piovaschi nel lenire tagli lancinanti.
Il lento impaccio del coagulare il dolore;
gocce d’acqua s’infiltrano e dilaniano
le crepe suturate con svilente travaglio.
Sbrigati!
Hai tempo fino al permutare del mio grido,
finché questo non tramuti in mero silenzio,
assolto soltanto dal ticchettio profanatore
dell’acqua, dolce matrice ed esile carnefice.
Vieni, corri svelta sotto la fitta pioggia.
Sorreggi il nostro OMBRELLO crivellato,
fin quando nei tuoi occhi umidi d’amore
vedrò morire l’alter ego malevolo Caronte
e comparire le mie vere fattezze umane.
“These eyes are not your eyes and these eyes are not the color that your arid eyes might be, no no I was not around when those eyes of yours decided so I refuse to kneel before the sights you choose to see If this is right, I'd rather be wrong if this is sight, I'd rather be blind”
Indissolubilmente legata ai miei ricordi, per sempre!