“Non c’è niente di sbagliato nell’essere una persona gentile – spiega l’autrice – ma le ragazze devono avere gli strumenti per dire di no, per chiedere ciò di cui hanno bisogno e per dire quello che pensano”.
Mi sono divertita a leggere i concetti collegati allo stereotipo della brava ragazza e di quella cattiva, ovvero da una parte: corretta, educata, entusiasta, segue le regole, non si arrabbia, rispettosa, fidanzata (?!) fa tutto bene. Dall’altra: capelli tinti, insolente, braccialetti di gomma, al centro dell’attenzione, parla a voce alta, dice quello che pensa (!).
La pressione del giudizio degli altri è evidente da quello che spiegano alcune ragazze nel libro. “Ogni volta che litigo con qualcuno – dice una ragazza delle medie – per me è come se litigassi con venti persone insieme…se sei str…con un’altra ragazza o la ferisci in quache modo, la cosa arriva alle tue amiche e allora finisce che ti dicono: “Perchè hai fatto la str…”
Quindi si sceglie di improntare i rapporti su ’supposizioni’, preferendo evitare domande dirette o richieste di chiarimento sui comportamenti degli altri.