Latte acido

LadyOrx
00mercoledì 29 aprile 2009 20:36
Suonò la sveglia. Ogni lunedì mattina alzarsi dal letto significava sollevare una tonnellata di corpo morto dalle morbide profondità del vecchio materasso malandato, ormai proprietà più degli acari che degli umani che lo avevano comperato. In realtà non erano stati coloro che in quel momento lo occupavano ad acquistarlo, era stato il regalo di nozze dei loro genitori. Erano trascorsi ormai più di vent’anni da quel momento e l’originale durezza del materasso ortopedico, all’avanguardia per l’epoca, era stata sostituita da una vallata colorata di sogni, incubi e vari fluidi corporei usciti dai loro corpi durante le tante notti di amore, malattia e vita in comune.
Caterina aprì un occhio e guardò la sveglia luminosa che alloggiava sul comodino tra cartacce di caramelle e libri rosa, prodotti di scarto del suo costante bisogno di affetto. Le sei e quaranta! Era in ritardo! Corse a svegliare sua figlia con la massima dolcezza, una parola sbagliata a quell’ora e sarebbe stata compromessa l’intera settimana o comunque avrebbe dovuto trascorrere un lunedì di terrore.
L’umore di quella ragazzina era in quel periodo particolarmente fragile, da quando cioè il suo fidanzato era retrocesso nella carriera sentimentale, da "uomo della mia vita" ad "ex", parola fin troppo breve per descrivere mesi di tira e molla, delusioni ed eterne telefonate pagate dai genitori, che se il bel giovanotto fosse vissuto in America, andarlo a trovare, soggiornare lì per dieci giorni e tornare in prima classe, sarebbe stato meno costoso.
La ragazza era facilmente preda della depressione ed alzarsi con il piede sbagliato significava un pomeriggio da famiglia Addams, durante il quale l’argomento più vivace sarebbe stato "la contemplazione del suicidio come fine di una vita inutile fatta solo di sofferenza e orrore". Chissà se il ragazzo che aveva causato tanto dolore meritasse una tale disperazione. Un biondino extracomunitario di bellezza mediocre, che parlava l’italiano senza inflessioni e sbagliando meno congiuntivi della ragazzina stessa, ma che non si applicava con altrettanta alacrità nello studio o nel lavoro, impiegava una stagione per trovare un impiego e una mattinata per perderlo, con gli occhi da gattino abbandonato ed un sorriso Durbans sempre stampato sulla faccia, anche quando da ridere c’era ben poco, Era un manager creativo del raccontar balle, se avesse avuto voglia di studiare, o quantomeno di lavorare, avrebbe avuto un futuro come pubblicitario e se avesse avuto la cittadinanza italiana avrebbe sicuramente sfondato in politica.

Caterina scese in cucina e vide il latte rimasto fuori dal frigorifero dalla sera precedente. Pensò di buttarlo via per non avvelenare la figlia, ma si accorse che nella credenza non ne era rimasto altro. Tentò di convincerla a bere del succo di frutta equivalente in calorie ed ugualmente gradevole nel gusto, ma quella si rifiutò asserendo che aveva bisogno di calcio perchè si sentiva debole e fragile, mostrò le unghie alla madre quale prova della sua fragilità, ma a lei, quelle unghie parevano normali, un "calcio", però, glielo avrebbe dato ella stessa volentieri. Per non prolungare la discussione, che prima delle sette del mattino sarebbe potuta diventare deleteria, lasciò che quel latte fosse la colazione di sua figlia, aggiungendo una fialetta di Enterogermina nella tasca della cartella accanto alla merenda di metà mattina ed ai fazzoletti di carta di gatto Silvestro, unico tocco di colore tra il nero ed il nero scuro dello zainetto, se si esclude l’enorme dado rosso di ciniglia, di quelli che un tempo pendevano dagli specchietti retrovisori delle auto causa sicura di tanti incidenti per la loro ingombrante mole, poco adatta a quella posizione di prominenza.

Cacciata di casa la figlia, dodici secondi prima dell’orario dell’autobus, Caterina riprese fiato, buttò il latte rimasto nell’acquaio e segnò sulla lavagnetta promemoria di ricomprarlo al supermercato quanto prima.
OceanoDiFuoco89
00sabato 2 maggio 2009 16:56
Ho molto apprezzato come le situazioni diventano immagine delle persone che le vivono, con tutti i loro pensieri, impegni e scadenze.
Questo avviene anche con gli oggetti che con la loro semplicità accompagnano la quotidianità di chi li utilizza diventando "vissuti", così dentro un materasso, uno zaino o una bottiglia di latte si può trovare una descrizione ben fatta di un inizio settimana turbolento e dello spirito con cui viene affrontato.
[SM=g8051]



LadyOrx
00lunedì 4 maggio 2009 14:06
Grazie per esserti soffermata a leggere il mio scritto.
Sono d'accordo con te. Tentare di raccontarsi, al di là dell'abilità nello stendere un racconto o una poesia, fa vivere la vita più intensamente.
Scrivendo, anche un momento che sarebbe trascorso distrattamente, una sensazione passeggera o un gesto istintivo, diventano ricordo. Come in uno scatto fotografico, quel pensiero rimane impresso per sempre.
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