La poesia non sarà mai

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albert314
00sabato 29 aprile 2023 15:00
una merce né tantomeno di scambio

Riposi in pace la povera poesia - come sosteneva Raboni. - Tuttavia non tremo per ‘sto insieme arido e un po’ insulso d’infernetti senza sugo… però semper fremo, lo sto scrivendo al Carmen, un mio amico un po’ occulto, più buono di me. Se tra poco Non sarò ancora morto semplicemente perché su tante questioni internazionali o meno mi ritrovo un po' freddo, distaccato, filosoficamente piuttosto indifferente, non ho mai avuto il coraggio di suicidarmi come per es. è riuscito a portarlo a compimento… quel tale Panni-di-Bolzàn, o il russo Esenin o Pavese che gli angeli-diavolanti di Soglio nel Trentin se li portino… Chi è poi il postino oggi? Il puttìno alato de la muerte-hòdie? Ossia un Postino che non sia più quello di Neruda-nell'ultimo film di Troisi. Beh, Sylvia Plath dicono si sia ficcata perfino la testa nel forno. Ma guai, mi son rotto come Céline, anche perché sto sopravvivendo come un mezzo derelitto-ebbro quasi un secolo dopo, e ripeto: Non potrei mai impiccarmi come i due americani: lo chef dei viaggi anche negli Emirati ecc. e lo scrittore DFW di culto americano.
albert314
00sabato 29 aprile 2023 15:49
Ho sempre nostalgia di tanti autori che mi sono particolarmente congeniali, non già per una 'condizione soltanto o impuramente epidermica' come credeva il tale giornalista siculo: però mi rendo conto che il tale, scrivendo su un quotidiano una lunga recensione al mio primo libro di poesie, aveva avuto delle acute riflessioni, che allora io forse disattento ho potuto apprezzare solo molti anni più tardi. Ma quando parlo o cito Ezra Pound o Dino Campana so quel che dico, e perfino la Merini accettava il disfoliante onore che non fosse tralasciata, dal tal critico letterario, neppure una virgola dai suoi scritti. Céline poi era anarchico nell'anima, e questo va ripetuto, altrimenti non ci si evolve più, e si rimane indietro, invece vanno 'affrontati' gli attuali mala tempora! Majakovskij si sparò al cuore a c.a. 36 anni ed era consapevole d'essere il presidente Poetico dell'inconscio russo della sua epoca.

"Dissipazione dell'umano genere" (Dissipatio H.G.) del suicida Morselli, nulla di speciale in questo romanzo ritenuto 'allora' di 'fantascienza', ma il titolo cmq era ispirato al filosofo neo-platonico Giamblico, a sua volta ispirato dai misteri egizi per la propria "Vita di Pitagora". Giamblico, davvero interessante, cercava di operare come semplice 'medium' tra Dio, gli angeli, i dèmoni e l'immortalità, specie di non comuni anime. Il futuro, sia pur poco longevo imperatore Giuliano, rimasto alla fine l'unico 'consanguineo' parente superstite di Costantino il Grande - dopo la morte di questo imperatore - a causa delle drastiche purghe effettuate negli alti ranghi dell'esercito romano, scrisse per diletto una derisoria "Vita dei Cesari", ossia prese sottogamba tanti degli imperatori prima di lui, ma riteneva altresì un filosofo-studioso come Giamblico "divino" e perfettibile in assoluto.
albert314
00domenica 21 gennaio 2024 19:35
Ripenso molto spesso a Sh., sigla che per l'ottimo critico e studioso Piero Rebora, stava per Shakespeare: gran parte dei suoi sonetti sono dedicati ad un giovane e bell'attore di cui il poeta 'bisessuale' era evidentemente innamorato, e quindi in altri sonetti compare una 'dark lady' molto bruna e sensuale, non tanto bella ma un po' simile ad una Cleopatra, che fa sdilinquere sia il poeta migliore dei suoi tempi, che il bell'attore incastonato in un più che ambiguo rapporto a tre. Un grande valore deve senz'altro averlo questo insieme di 154 sonetti, dal momento che comprendono - nella passione che si finge imperitura, e nella passione immortalata da uno stile espanso - tale da comprendere un'infinità di sfumature, tanto quanto sono state nei secoli chiamate in causa miriadi di correlazioni con moltissimi altri celebri poeti, tra cui Petrarca e Donne. D'altra parte Piero Rebora, scomparso nel '63, è riuscito ai suoi tempi a sviscerare così egregiamente i mondi misteriosi di Sh., così come le varie affinità elettive tra i tragici elisabettiani; mi sembra quindi superfluo tentare qui stasera una sintesi delle sue delucidanti, ultralaboriose spiegazioni che in fondo appartengono ad un mondo, per purezza di intenti ed intuizioni di continuo lampeggianti - probabilmente a poco a poco scomparso. - Devo solo aggiungere che non importa se alcuni sonetti del poeta del 'Mercante di Venezia', siano o fossero anche stati scritti o rimaneggiati da altri poeti della cerchia elisabettiana, i quali erano cmq seri o pallidi emuli di Sh. - - - Per quanto riguarda l'amore principale, in carne ed ossa, del giovane Sh., bisogna anche pensare per es. che Michelangelo Buonarroti era 'eternamente' invaghito, e non tanto astrattamente o 'platonicamente', di Tommaso Cavalieri, così come subiva il nobile fascino intellettuale di Vittoria Colonna, un po' come per es. Pasolini per Laura Betti o per la stessa 'divina' Callas. In particolare, Leonardo da Vinci era maestro e amico d'un giovane nobile Melzi, ma soprattutto del teppista-modello Salaino, sposato con prole, il quale si sarà magari poi vantato in giro d'aver potuto gestire in Francia la vendita di alcuni capolavori del Maestro, perfino la stessa "Gioconda", e fu quindi ucciso a Milano nel 1524 a 44 anni, durante qualche tragico dissapore 'gay'. Erano epoche tra l'altro di più o meno avveduti cortigiani, ambigua qualità così ben delineata nella sua brillante opera letteraria dal conte Baldassare Castiglione, che venne ritratto in due celebri dipinti, da Raffaello e da Tiziano. - Gli artisti di valore cercavano quasi sempre munifici mèntori, non però come oggi - ché gli attuali installatori cercano in genere di fare incetta di soldoni con delle vere e proprie castronate fatte passare spesso per capolavori.
albert314
00giovedì 8 febbraio 2024 19:05
Nonostante la sua perizia di studioso certosino e di intellettual-critico raffinato, con questo Rebora tuttavia non mi trovo sempre d'accordo sulle sue più che mirate osservazioni, almeno per quanto riguarda alcuni sonetti di Sh.; tanto per fare un esempio mi riferisco al sonetto 'CVII': anche se codesta 'creatura' (il sonetto in questione) viene pure ritenuta da numerosi critici specie d'Oltralpe, particolarmente astruso e 'negativamente' ambiguo, per le varie allusioni ecc., non sia mai detto che costoro abbiano proprio 'davvero' ragione, perché in realtà nessun lettore né studioso sarebbe mai in grado di possedere le effettive chiavi per una equa interpretazione del sublime ingegno sia umano che di rara specie extraumana: quest'ultima qualità, scaturita per Altro da una squisita sensibilità dell'individuo creante, ci dovrebbe sovvenire per aiutare già in origine le nostre fragilità umane in genere... Ma infatti quando Sh. parla di 'prophetic soul' ossia l'anima profetica dell'universo, si riferisce in fondo al contempo alla bellezza del suo amico, il quale presto invecchierà come tutte le cose destinate a fare la ruggine - però Sh. con la sua poesia si prova almeno a rendere immortale quella bellezza, il che non sarebbe mai vano. 'The mortal moon' tra l'altro si riferisce (anche) un po' a tutti i cittadini governati, ma soprattutto alla stessa regina Elisabetta, che irradia appunto il suo potere di Ape Regina non soltanto sulla Sua corte ma un po' su tutti, ed appare proprio decisamente 'mortale' - un po' come oggi quella stessa sorte, si potrebbe concludere, pende come una spada di Damocle tra le ombre delle Parche - sulla fievole sorte ovvero testa di re Carlo III.
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