La finestra di fronte

sogna ragazza sogna
00venerdì 21 settembre 2007 19:49
Continua ad osservarmi quella finestra, al di là del passo che non oso avanzare, in odori di prato lontani e trapassati tramonti luccicano ancora le voci in quella piccola stanza.
Aperta dentro gli occhi della gente, per strada nessuno indugia al suo cospetto eppure il modico silenzio di quella notte, rapiva i volti e il freddo dei passanti.

C'è una madre con la sua bambina che culla i sogni freschi e teneri; con l'acqua dei sorrisi rallegra la nostalgia.

M'incanta, davanti l'uscio, il suo padrone non sa che lo aspetto oltre la sera, scolpirmi il pianto.
In un dimenticato cassetto viene coltivata una vita segreta, nelle fessure dell'assenza riemengono brocche di sangue amaro, che perde senza ferirsi oltre i lividi del silenzio.
Tace ancora quella finestra, da quando è aperta sull'inverno e ancora aspetta di screpolare i vetri, il freddo ingenuo che non sa aspettare. La cura immobile è in un letto, rapita all'alba che si ripete, che non sapevo...venisse il gelo, sarei contenta.

Guardarti. E ritorno ancora ai passi nella strada, nell'acqua sparsa di novembre, e dieci anni castigata a non sapere dove è il senso del nostro andare. Ma oggi riaprimi la bocca, sconvolta dall'umore, acide parole nel ventre, scrutandomi annegano gli occhi svuotati dalle lacrime. Lungo le pareti dello stomaco avverto canti e buchi, come coltelli girati nele piaghe, come la neve che fa schiudere i ciliegi.

Non è ancora giorno, mi tengo stretta al vento di passaggio per poterti riabbracciare, ma non è il caso di stancarmi. Lo sai che ora trasudano pudore le pareti della stanza, m'investono di bianco e mi fanno festa. Dimmi, che giorno è mai questo?


********
E' una dedica speciale ad una ragazza appena 20enne che sta combattendo da 4anni contro un tumore alla schiena. Dopo la varie chemioterapie e i medicinali, le operazioni e i complessi- la perdita dei capelli, gli occhi lividi, i capogiri e fitte improvvise al ventre a alla schiena-lei è ora in un letto. I medici dicono che operarla nuovamente sarebbe inutile perchè questo "tarlo" che si moltiplica giorno e notte dentro di lei e mangia tutto quel che c'è di buono, è giunto ad un tale livello da non poter essere fermato.

Aveva 16anni quando lo ha scoperto per caso.
"Perchè proprio a me?"
E' l'unica domanda alla quale non ho saputo dare una risposta.

Clarissa [SM=g27829]

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piccolo folletto
00venerdì 21 settembre 2007 20:05
M'incanta, davanti l'uscio, il suo padrone non sa che lo aspetto oltre la sera, scolpirmi il pianto.
In un dimenticato cassetto viene coltivata una vita segreta, nelle fessure dell'assenza riemengono brocche di sangue amaro, che perde senza ferirsi oltre i lividi del silenzio.
Tace ancora quella finestra, da quando è aperta sull'inverno e ancora aspetta di screpolare i vetri, il freddo ingenuo che non sa aspettare. La cura immobile è in un letto, rapita all'alba che si ripete, che non sapevo...venisse il gelo, sarei contenta.

Guardarti. E ritorno ancora ai passi nella strada, nell'acqua sparsa di novembre, e dieci anni castigata a non sapere dove è il senso del nostro andare. Ma oggi riaprimi la bocca, sconvolta dall'umore, acide parole nel ventre, scrutandomi annegano gli occhi svuotati dalle lacrime. Lungo le pareti dello stomaco avverto canti e buchi, come coltelli girati nele piaghe, come la neve che fa schiudere i ciliegi.




è la parte del racconto che meno mi convince
poetia niente da dire ma stride
esempio:

M'incanta, davanti l'uscio, il suo padrone non sa che lo aspetto oltre la sera, scolpirmi il pianto.

ovvero?

che volete dire
un'idea l'avrei ma nel contesto non so

insomma la forma è interessante ma lo contenuto non mi convince

la dedica è molto speciale quanto toccante
e dio solo conosce la verità ed il perchè

da rivedere

graie
mr.si
00venerdì 30 novembre 2007 11:24
Piccolo folleto ha fatto una giusta osservazione, ti consiglierei di seguirla ridando la lenza al fiume. Molto toccante il racconto - io sinceramente preferisco un dolore implicito, sempre parlando del racconto in se stesso, non della situazione della ragazza per la quale sono profondamente addolorato.
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