Ernest

L'importanza di chiamarsi ernesto

Commedia strafamosa del dandismo, appesa fra humor e non sense.
Devo dire che, pur avendola vista a teatro, leggerla forse è ancora più esilirante.
Wilde ha un ritmo in quest’opera davvero ben calibrato e eccezionale, il tono della scrittura non è mai banale, ma sempre pungente. Un affresco a volte sottilmente grottesco di una società presto in declino tra escamotage, evasione e messa in discussione non solo dei valori ma dello stesso vivere.
E delle acute osservazioni che ben anticipano atteggiamenti e vizi e pensieri del 900.
Non solo una commedia degli equivoci, ma una partita intelligente e ironica giocata sul fattore identità e verità.
Una lettura rapida e piacevole, due ora in compagnia di uno dei migliori Oscar dove personaggi e parole sono inconsistenti, volontariamente inconsistenti, come ingrediente fondamentale dell’intera commedia dandy.
Finti solleticamenti, vd lutti, morti, farse, battesimi. La capacità di quest’opera è nel suo fare a meno dei valori psicologici e poetici, creando un autonomo gioco verbale.
Il testo pullula di dissacranti e famose massime di Wilde:
“ Nella vita coniugale due è il deserto, tre è il numero perfetto”
“ La memoria è il diario che portiamo sempre con noi”
Senza dimenticare il fattore ludico tipicamente wildiano: il titolo solitamente viene tradotto “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, ma la traduzione corretta sarebbe “L’importanza di essere onesto”. In inglese, infatti, Ernest (=Ernesto) e Earnest (=Onesto) si pronunciano allo stesso modo...

Qualcuno la traduce con: l'importanza di essere Franco, che è il gioco di parole che si avvicina di più a quello inglese.
Comunque è deliziosa, e c'è tra me e quest'opera un legame speciale. Con Lady Bracknell, per essere più precisi, che la sottoscritta interpreta in un divertimento teatrale della mia compagnia amatoriale :)

buon giovedì

due

un divertimento nel divertimento ;)))
buon pomeriggio ate :)
eri