"Studio la gente nelle sue più ordinarie occupazioni, se mi riesca di scoprire negli altri quello che manca a me per ogni cosa ch’io faccia: la certezza che capiscano ciò che fanno"
- Serafino Gubbio
"Io documento..."
- Hudson Platt
"6:42 del mattino, casa del padre di Beth, lui è fuori città. E’ già una gran giornata..."
La telecamera si sveglia, noi siamo gli occhi famelici che osservano il suo prodotto digerito, il suo pasto consumato, il nastro, la sintesi degli eventi che la macchina ha catturato tra la giornata del 27 aprile e quella del 22 maggio.
Ci ritroviamo alla festa d’addio a ..., partente per il Giappone (mostro gigante lucertoloide + Sol Levante, vi ricorda qualcosa?), la telecamera cambia padrone, ora è Hud a stare dietro l’obiettivo. La scena apparentemente tirata troppo per le lunghe raggiunge pienamente il suo scopo, ossia quello di farci addormentare prima dell’esplosione. Ci annoiamo tra i pettegolezzi e i falliti tentativi di approccio da parte di Hud con Marlene e ci domandiamo quanto manchi al disastro preannunciato dall’imponente campagna pubblicitaria , insomma, quando salta la testa della statua?
Cominciamo a sbadigliare, ci grattiamo, sonnecchiamo fino al botto... kapoom, che cazzo è stato? - Blackout -
Tutti sul tetto. La paura comincia a farsi strada tra i ricordi sin troppo freschi dei newyorkesi. Si tratta di un attentato, si è un attentato, ci hanno attaccati. Kapooom, seconda esplosione, fuoco, palle infuocate schizzano in ogni direzione come un fuoco d’artificio. Via, tutti giù, panico, caos.
Giù in strada è il casino totale, la gente corre in preda al panico, il gruppo di protagonisti si parlano "cos'è?""avete visto?", in cuor loro sperano che “l’attacco” sia già terminato, quando, al contrario, tutto deve ancora cominciare. Avviene in quel momento l’evento spettacolare che tutti si aspettavano, un drammatico attacco a un simbolo americano, la statua della libertà viene decapitata e la sua testa arriva fino alla strada dove stanno i nostri. Mostruosa, mostruosa è la fame di voler registrare a ogni costo il dramma, la sindrome di real tv. Oltre a Hud che filma tutto ciò che avviene intorno a lui, dei ragazzi si avvicinano alla testa della statua per scattare delle foto con il loro videofonino, come se il ricordo non bastasse.
La tensione e raggiunge livelli altissimi nei tunnel della metropolitana. Il gruppo di protagonisti si dirige verso la zona dove la loro amica è rimasta intrappolata tra le macerie facendosi strada tra i cunicoli oscuri della rete sotterranea. La scena si fa terribile quando Hud attiva la visione notturna della telecamera... ragni seguono silenziosi il gruppo di civili. I parassiti piombano sui protagonisti che in qualche modo riescono a cavarsela anche se Marlene viene morsa da uno dei mostri. Apparentemente il morso non porta conseguenze oltre al dolore per l’emorragia. All’uscita dalla stazione i ragazzi vengono soccorsi da un gruppo di militari che li portano a una base per accertamenti medici. Qui Marlene ci lascia, sicuramente per il veleno che i ragni secernevano rilasciato nel suo corpo con il morso, la ragazza letteralmente esplode.
In tutto questo cominciamo a maturare l’idea di chi sia il vero mostro. Il gigante che ha attaccato New York è solo stato preso a pretesto, esso è solo un evento drammatico, come un attentato terroristico, il lucertolone è il disastro, ma il vero mostro, quello che si nutre di anime e corpi straziati, che non chiude gli occhi nemmeno davanti a un’amica che muore in un’esplosione di sangue è la telecamera, che come un demonio possiede Hud, lo usa come cavalletto, come sostegno per poter riprendere tutto, egli è come il Serafino Gubbio del romanzo di Pirandello, non vive più attraverso i suoi occhi ma tramite quello nero e lucido della telecamera, riprende, carpisce le espressioni delle persone che si parano davanti, perdendo ogni forma di umanità. Non solo, oltre che Hud, ci rendiamo conto che noi stessi siamo stati rapiti da questo occhio che tutto vuol vedere, noi stessi siamo curiosi di vedere Marlena che muore, il ventre aperto del soldato trasportato in barella, qualche dettaglio del mostro (che viene mostrato in pillole), la fine dell’essere (che non avverrà mai). Siamo stati ingurgitati anche noi dalla camera, siamo parte del meccanismo diabolico della real tv, disinteressati della salute di Hud, che intanto viene menato, atterrato, spinto, assalito dai ragni, ma non accenna per un momento a cessare le riprese ripetendo quasi ossessivamente"io documento, un giorno qualcuno potrebbe voler vedere cosa è successo...", noi vogliamo vedere sempre di più e alla fine veniamo accontentati. Dopo aver salvato l’ex ragazza di Rob, i quattro vengono soccorsi da due elicotteri mentre i soldati tentano un ultimo attacco al mostro. Il lucertoloide sopravvive e fa precipitare i due elicotteri dove viaggiano i nostri. A central park Hud si riprende dallo schianto ma ha ancora poco da vivere dato che il mostro raggiunge i 3 superstiti. E’ arrivato, è l’ultima occasione per fare un bel primo piano alla “cosa”, è orribile, ripugnante ma sa stare davanti a un obiettivo e concede agli spettatori un morso in primo piano. Hud viene sbranato con la camera (indistruttibile!!!) che cade vicino a lui.
Rob raccoglie la telecamera ma anche la sua esistenza sta per volgere al termine, giusto il tempo di fare un ultimo saluto.
Help Us --- It's still Alive
Prima dei titoli di coda possiamo notare che un oggetto cade in mare, la registrazione risale alla giornata del 27 Aprile, probabilmente l’evento che ha destato la creatura dal letargo.
Dunque è qualcosa che stava dormiente sul fondo del mare da tempo immemore, mi fa venire in mente il Dio Cthulhu di Lovecraft, un essere di dimensioni titaniche risvegliato dal richiamo per portare distruzione sulla terra. Che il film vi si sia ispirato è molto probabile, come è certo che si rifà ai classici monster movie del passato, Godzilla su tutti, per mostrare la fragilità e la paura dell’america post 11 settembre. Coraggio no, ma voglia di parlarne sì, bisogna dargliene atto. Va inoltre riconosciuto a Cloverfield e a J.J. Abrams la grande capacità di creare hype tramite una vincente campagna di marketing via web, così come avviene per lost, uno sceneggiato che supera i confini di celluloide e che sa sfruttare i moderni mezzi di comunicazione come la rete appunto.
C’è da aggiungere infine un ultimo particolare, la chicca finale: nei titoli di coda si può udire una voce che ascoltata normalmente recita “Help Us”, ma che eseguita al contrario dice “It's still Alive”, aprendo scenari per un seguito (il cui annuncio è già stato fatto).