Capitolo 1: l'erede

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Raiden
00martedì 31 maggio 2005 11:28
Boston, febbraio 1924

Paul Castel
E' inutile, la primavera tarda sempre ad affacciarsi qui nella East Coast. Boston, per quanto sia una città bella, vivibile ed interessante, specialmente per uno della tua professione, non potrà mai essere paragonata al piacevole clima della California. Quel clima che ti invoglia a bigiare l'ennesima lezione del semestre, ad andare al mare con la compagnia... ad andare a caccia di ragazze.

Echi di un lontano passato. Il tuo presente, il tuo oggi è qui, a Boston, nel piccolo negozio di antiquariato lasciatoti in eredità. Un lascito indubbiamente molto strano ed inaspettato, ma che ha immediatamente convogliato il tuo entusiasmo verso un modo che ti si è spalancato davanti, facendoti scoprire le gioie di un lavoro che ti piace fare e che ti assicura un buon tenore di vita.
Sei fortunato e sai di esserlo, dopotutto: molti tuoi conoscenti sgobbano come alieni per dodici ore nelle catene di montaggio per dei salari da miseria, mentre tu sei riuscito a rendere redditizia una passione che non sapevi neppure di coltivare.

Se solo non fosse per questa maledetta umidità, che ti attanaglia le ossa. Il piccolo scaldino che tieni sotto la sedia non basta certo a lenire la sensazione di gelo. Forse è questo l'unico rammarico provocato dal tuo lavoro: non poterti permettere un camino od una stufa più grande, poiché il calore potrebbe rovinare ed imbarcare il mobilio che conservi con scrupolosa cura.

La Signora Stilton se ne è finalmente andata. Quanti anni avrà quella vecchietta? Eppure è dinamica e sveglia come una ragazzina e, cosa ben più importante, abita nell'atavica casa del nonno di suo nonno, pioniere di Boston. Sai benissimo che l'anziana nonnetta conserva mobilio e ciarpame di valore per un intenditore, alcuni pezzi che non sfigurerebbero non soltanto alla vendita, ma persino nella tua collezione personale. Per questo sei costretto a sopportare la sua insistenza nel trattare fino all'ultimo, insignificante centesimo.

Ma la concitazione della recente trattativa, che ti ha procurato un'ottima credenza in stile federale a prezzo contenuto, ha avuto anche la capacità di infervorarti e farti passare temporaneamente la sensazione di freddo: la signora Stilton è un'abile mercantessa, ma anche tu non sei mai stato da meno. Dopotutto, è il tuo lavoro.

Insomma, da quando se ne è andata la vecchia è stato un vero e proprio sollievo per le tue orecchie, ma è ricominciato quello spiffero gelido che prima ignoravi. Decidi di rimetterti a lavorare su quel saggio che devi spedire al giornale, quando improvvisamente squilla il telefono del negozio.

"Ho il piacere di parlare con il Signor Paul Castel? Mi chiamo Peter Nichols e lavoro presso lo Studio Legale E.E. Saltonstall di Arkham. Sono l'esecutore testamentario di suo zio Silas."

[Modificato da Raiden il Redentore 31/05/2005 11.29]

IL PRODE BRATT
00giovedì 2 giugno 2005 01:31
Paul Castel
" Buongiorno... si, sono io. Mi può ripetere scusi?"

Sono così preso dalla scrittura del saggio che faccio per un momento fatica a tornare al presente.

"Un avvocato, dice?"
...
"Mmmmm, si, ho capito, però devo ammettere che il nome da lei citatomi non mi è famigliare... Zio Silas? E' sicuro?"
...
"No, certo ,è come dice lei, sono l'unico Castel in città, ed anche tutti gli altri riferimenti corrispondono. Scusi la mia reazione stupita, ma mi coglie davvero di sorpresa. Allora, mi dica"
...
"Certo, mi dia solo l'indirizzo e fissiamo un appuntamento."
.....
" Non mancherò, certo. Arrivederla."


Metto giù la cornetta con in mente un turbinio di pensieri. Zio Silas? Sono certo di non averlo mai sentito nominare - è anche vero che non ho mai curato particolarmente i rapporti familiari. Non è la prima volta che un parente semisconosciuto si ricorda di me - ma pensavo che fosse la classica Cosa che Capita Una Volta Nella Vita.
Poi, quell'avvocato è stato abbastanza vago per telefono. E' il caso che raccolga qualche informazione sul suo studio, non vorrei fosse una truffa come quelle che si sentono negli sceneggiati in radio.
Faccio quindi qualche telefonata a qualche amico ben introdotto nell'ambiente forense per raccogliere informazioni.

Ottenutele, mi preparo comunque all'incontro in maniera adeguata (se fosse una truffa, mi presenterò con la polizia!)

Anche perchè Arkham non è proprio dietro l'angolo...


[Raid, ho interpretato. Se è il caso, come sempre, modifica.]

Modificato da Raiden il Redentore 02/06/2005 12.15
Raiden
00giovedì 2 giugno 2005 12:13
Paul Castel

"Nessun errore, gliel'assicuro. Il nostro studio ha compiuto ricerche accuratissime presso miriadi di chiese, archivi ed enti di almeno quattro stati. E dalle nostre indagini è risultato inequivocabilmente che lei è l'unico erede in vita del signor Silas McCrindle, suo zio per parte paterna.
A questo proposito, la aspettiamo quanto prima qua ad Arkham per provvedere a tutte le pratiche relative alla successione. Le sveleremo l'entità del lascito direttamente qui in sede. Ci siamo permessi la libertà di prenotarle un biglietto nominale valido per tutta la prossima settimana, ovviamente pagato dal nostro studio. Non le risulterà troppo difficile individuare la nostra sede, è vicina alla stazione."

"Ah, si ricordi soprattutto di portare con sé delle prove che possano identificarla come Paul Castel, per l'accertamento. Vanno bene lettere, documenti ecclesiastici, passaporti, tutto quello che ritiene utile. E saranno necessari almeno un paio di testimoni per controfirmare l'atto.
La aspettiamo quanto prima, le auguro una buona giornata, signor Castel."



Certo che la telefonata è per te un fulmine a ciel sereno. Silas McCrindle, presunto zio per parte paterna... ergo, il fratello di tuo padre. Ergo, McCrindle sembrerebbe essere il tuo cognome! Dopo tutti questi anni potresti veramente riuscire a scoprire qualcosa di più in merito alla tua famiglia!

Decidi di andarci coi piedi di piombo e verificare se è tutta una panzana, innanzitutto. Alcune veloci ricerche dimostrano l'effettiva esistenza dello studio associato Saltonstall. E pare effettivamente che sia uno dei più illustri della piccola cittadina. Dunque, nessun raggiro apparente.

Rifletti velocemente su quanto ti ha chiesto l'avvocato Nichols. Padre Sean Jameson dovrebbe avere sicuramente alcuni tuoi documenti: ed i tuoi amici Ronald McArthur e Alexander Burton saranno sicuramente felici di fare una gita di piacere pagata da te fino ad Arkham, la città di cui hai sempre sentito vociferare, nel bene e nel male.
Im pochi minuti li contatti spiegando velocemente a tutti la situazione.

[Check su Leggere/Parlare Inglese riuscito]

[Modificato da Raiden il Redentore 02/06/2005 15.17]

IL PRODE BRATT
00giovedì 2 giugno 2005 20:43
Paul Castel

Ommioddio. Ho compiuto personalmente miriadi di ricerche senza risultato sulla mia vera famiglia - non ho mai nascosto agli amici più cari di essere stato adottato- ed ora, come un fulmine dal cielo, questa storia.
Sono frastornato, non c'è che dire. Potrei avere dei fratelli, delle sorelle... NO!! Che sciocco, se sono l'unico erede significa che non c'è più nessuno dei "miei".

Però... chissà cosa facevano i miei. Se c'è un'eredità tale da aver suscitato tutte queste ricerche, dovevano possedere qualcosa... perchè sono stato abbandonato, allora? Cosa è successo?"

Con questi ed atri pensieri aspetto i miei amici davanti all'ingresso del Circolo del Bigliardo, luogo in cui ho dato loro appuntamento.
L' automobile è revisionata e pronta per il lungo viaggio, il mio baule caricato del necessaire... la bruma che sta avvolgendo le case della città sembra voler rendere indistinte le cose che conosco meglio, mentre anche nella mia mente gli interrogativi ed i sogni si inseguono.

Sistemo il cappello, alzo il bavero del lungo cappotto ed accendo il mio sigaro Havana, rimpiangendo la mancanza di un buon bicchiere di Calvados per accompagnarne l'aroma.

Mi pare di intravvedere qualche sagoma che si avvicina nella nebbia.
Fembren
00venerdì 3 giugno 2005 01:19
Ronald McArthur
Si sta facendo tardi, devo sbrigarmi e finire di correggere questi ultimi test.
Il giovane Bill... brillante come sempre, credo che farà strada se la smette di drogarsi. Mi dispiacerebbe che una mente così sveglia ed elastica finisse ridotta in poltiglia.

Fortunatamente ho preparato la valigia appena Paul mi ha chiamato, dovrei farcela senza grossi problemi se il tassista che ho chiamato è puntuale... ma tanto non lo sarà di sicuro, a questi americani la puntualità è una pratica che non siamo riusciti ad insegnarli bene.

Ripongo con cura la penna stilografica nel suo astuccio e la metto nella tasca interna della giacca. Controllo il vecchio "cipollone" di mio nonno e mi preparo ad andare.
Inserisco nella valigetta alcuni manoscritti che mi hanno chiesto di tradurre e con la valigia nell'altra mano scendo le scale e mi metto in strada pronto ad attendere l'inevitabile tassista ritardatario.

E' un pezzo che non vedo Paul, sarà un'occasione per fare una bella rimpatriata.

Kalius
00venerdì 3 giugno 2005 04:26
Alexander Burton
Un periodo di festa ci voleva proprio. Sissignore. Dopo tante giornate stressanti li a New York prendere un pò di tempo per ritrovare vecchi amici, lontano da scartoffie psichiche e ricerche sul paranormale, ci vuole proprio...avrò pure bisogno di una pausa per svagarmi un pò, no?

Queste le parole con cui incoraggio me stesso, mentre osservo fuori dal finestrino la stazione ferroviaria di Boston, ormai prossima.

Boston...

Il viaggio è stato abbastanza lungo, e ancora meno clemente è stato il tempo.

Questa foschia, questa umidità nell'aria, questa cappa, sembra voglia gettare tutta la città in uno stato di angoscia e oppressione, un'attesa snervante senza fine.

Paul è sempre stato un soggetto interessante. Vuoi per la sua personalità complessa, vuoi per quella faccenda familiare eternamene irrisolta...
Sono aspetti che lasciano il segno, che modificano i comportamenti e l'esistenza di un individuo.
Ronald poi, che tipo... un professore in gamba, parecchio rispettato nel suo ambiente, e con quel senso della precisione: odia essere in ritardo! Non vedo l'ora di rivederlo... eppoi c'è anche...

OH, il treno è arrivato e neanche me ne accorgo.
Scendendo di corsa ne approfitto per fermare un persona:
"Chiedo scusa signore, può dirmi dove trovo il circolo del bigliardo qui a Boston?"
"a davvero? La ringrazio"
Posso andare comodamente a piedi, non è affatto lontano dalla stazione... stranamente non ricordavo dove fosse, pur avendo abitato a Boston tempo addietro...
Con la mia roba (borse con medicinali, appunti e documenti e attrezzatura) mi dirigo a passo spedito verso il locale indicatomi per l'incontro dal caro Paul.

Sbaglio o vedo una sagoma laggiù? Che sia lui? Lo ricordavo con i capelli più lunghi però...
Meglio avvicinarmi...
Gabryk
00venerdì 3 giugno 2005 14:32
Sean Jameson
La stazione è a pochi isolati dalla parrocchia, con passo spedito ci si impiega non più di dieci minuti.
Non bado particolarmente a quello che c'è intorno a me, non mi importa... ho una destinazione e devo raggiungerla, vorrei solo ancora un altro sorso di quella roba.

Mi fermo un istante in mezzo al brulicare del marciapiede e con gesto rapido porto la fiaschetta alle labbra, la richiudo e proseguo per la mia strada dopo essermi asciugato le labbra sulla manica della toga.

Perchè a Paul interessano questi documenti?

Mi domando lanciando un'occhiata alle scartoffie che ho sotto il braccio: consistono in un plico di fogli, alcuni sbiaditi e ingialliti dal tempo, raccolti in una cartellina di carta beje. Sulla copertina della cartella un'etichetta ne permette l'identificazione: "Paul Castel".

Ecco la stazione
Da questa distanza mi vedranno già?

Repentinamente estraggo di nuovo la fiaschetta e quasi mi faccio andare di traverso l'intruglio, per colpa della foga. Qualche goccia cade a macchiare i documenti, impreco.

Dopo essermi nuovamente asciugato le labbra mi faccio avanti nel gruppo di persone e avverto della mia presenza con un pacato segno della mano, accennando un flebile saluto.
Raiden
00sabato 4 giugno 2005 13:15
Paul
Il cielo non sembra promettere niente di buono, mentre aspetti i tuoi compagni assaporando il tuo prezioso Havana. Nuvole cariche di pioggia si avvicinano dall'oceano, portate da quel fresco ed intenso venticello che i vecchi chiamano "vento da acqua". Ed i pensieri, inevitabilmente, corrono alla tua famiglia ed alla straordinaria occasione che ti è capitata per riuscire a saperne finalmente qualcosa.
L'avvocato Nichols è stato di parola: un fattorino è venuto nel pomeriggio a consegnarti un biglietto di prima classe per il treno Boston-Arkham, valido per una settimana. Se è una truffa, è veramente ben ingegnata, o quantomeno costosa.

Ronald
Paul ha parlato di un'eredità, se non ricordi male, ed il fatto che avrà bisogno di un paio di testimoni per controfirmare l'atto di successione. A parte l'amicizia che ti lega all'antiquario, e la voglia di farti una bella gita in compagnia, non puoi nascondere a te stesso la speranza che, in quell'eredità, non ci siano soltanto debiti di gioco ma manoscritti da esaminare.
Il tuo stato d'animo è quello di un bambino che partecipa ad una caccia al tesoro, mentre raggiungi Paul ed Alexander al circolo biliardi e li saluti con calore.

Alexander
In effetti Paul ti sembra cambiato, ad una occhiata. Avendo superato ormai i 40, il suo fisico ha cominciato pian pianino ad adattarsi a quella che sarà la terza età... lo noti dal diradarsi dei capelli e dalle zampe di gallina che cominciano a fare mostra di sé agli angoli del volto.
Tipo senza dubbio interessante, il buon Paul, deontologicamente parlando. Ti ha sempre dato l'intenzione di essere completamente fuori posto, col suo buon gusto ed il suo modus vivendi da eterno Peter Pan. L'avresti associato sicuramente meglio all'epoca vittoriana, cinquant'anni fa, fra galanterie, carrozze, club privati e partite a twist.
Tuttavia, a parte il piacere di farti una scampagnata con un gruppo di persone di ottima compagnia, un pensiero ti ha incupito, al pari del tempo, per tutto il viaggio da New York: Paul va a ricevere un'eredità.
La logica conseguenza, c'è stato un morto.
Molto probabilmente ci sarà un funerale.
E tu, riuscirai ad assistervi? O, al solito, declinerai per quel giorno adducendo l'ennesimo mal di testa, come hai sempre fatto finora coi tuoi amici più cari, in questi casi?

Padre Sean
Mentre aspetti gli altri tre, rifletti sulla destinazione del vostro viaggio. Arkham, la città dai tetti aguzzi. Si dice che condensi ed accolga più misteri di tutto l'archivio Federale. E chissà se risponde al vero la diceria in base alla quale vi si trovano anche testi pagani, messi all'Indice dalla Chiesa secoli fa e miracolosamente scampati al rogo.
In ogni caso, si prospetta un viaggio interessante.



Vi riunite finalmente tutti quanti alla Victoria Station, sotto il portico principale che sovrasta la biglietteria. Sbrigate rapidamente la pratica dei biglietti, d'altronde offerti da Paul, e finalmente avete il tempo per chiacchierare e salutarvi come si deve. Il treno partirà fra ben venti minuti.
Intanto, in lontananza ad est, alcuni lampi iniziano a sferzare il cielo. Sembra che il maltempo si diriga verso di voi.
Kalius
00domenica 5 giugno 2005 04:19
Alexander Burton
"Amici miei, che piacere provo nel rivedervi tutti! E' passato un pò di tempo dall'ultima volta, e davvero pensavo di dover attendere ancora molto prima di poter provare nuovamente queste emozioni".

Li osservo attentamente, e subito

"Siamo cambiati. Non piu quelli di una volta, dei tempi che furono. Il nostro fisico tradisce il nostro spirito, n'evvero??
eheheh."

Avremo ancora la forza mentale, il fisico e la passione necessaria per intraprendere un nuovo viaggio insieme? Avverto una strana inquietudine nell'aria, nel lampi in lontananza e nel profumo del venticello...
Eppoi, se dovessimo davvero essere presenti...
Ahhh, sciocchezze, dopotutto si va li per sbrigare un affare burocratico, e per accompagnare il buon Paul...


"Ah, a proposito Paul, sai cosa ci attende a destinazione e quali sono le tappe precise del percorso un volta giunti li?

Mi auguro di salire presto sul treno, quest'aria mi fa male alle ossa, e potrei prendermi un bel raffreddore.

Ragazzi, vi va qualcosa al bar nel frattempo? Offro io, s'intende..."

[Modificato da Raiden il Redentore 05/06/2005 16.11]

Fembren
00domenica 5 giugno 2005 20:38
Ronald McArthur
"Di tempo ce ne è a sufficienza. Una bella birra in buona compagnia non si può rifiutare."

Sorrido con calore ai vecchi amici indicando il bar poco più in là.
Gabryk
00domenica 5 giugno 2005 23:02
Sean Jameson
Arkham... dannazione, questa storia inizia a non piacermi! Non dovevo accettare, non dovevo! Lo sento, succederà qualcosa di irreparabile.

Le labbra si contraggono in un sorriso smorzato, "Non rifiuto mai un goccetto" e seguo gli altri al bar.
IL PRODE BRATT
00martedì 7 giugno 2005 01:48
Paul

" Non so nulla più di quel che già vi ho detto, amici cari... oltretutto vi ringrazio nuovamente! Spero di trovare qualcosa sul mio passato, e magari qualcosa che viene dal passato! Certe passioni ti assorbono sempre, ed ho sempre più il gusto per le cose vecchie o invecchiate!
Ora, ad esempio, vorrei trovare un buon wisky invecchiato per almeno 7 anni in botte... son stufo del solito bourbon che danno nei locali di questi tempi!
Sembra che la gente faccia sempre il possibile e l'impossibile per perdersi il meglio della vita!"

Mi avvio volentieri al bar, contento della compagnia ritrovata.
Raiden
00martedì 7 giugno 2005 14:27
Come presto scoprite, il buon whisky (apertamente in barba al proibizionismo, per galantuomini come voi) unito al piacevole ambiente, per niente caotico come ci si potrebbe attendere da una stazione ferroviaria, rompono ben presto il ghiaccio fra di voi.
Dopotutto, alcuni di voi non si vedono da molto tempo, anni addirittura, e di cose da dirvi ne avete, per riallacciare la vecchia confidenza fra voi caduta un po' nel dimenticatoio col passare del tempo.

La saletta per viaggiatori di prima classe è ovviamente accogliente, riscaldata e, cosa più importante, ben fornita di liquori. La piacevole sistemazione riesce addirittura a non seccarvi, quando il capotreno vi si avvicina e con tono contrito comunica: "Spiacente di disturbarvi, signori. Sono dolente di avvertirvi che, a causa di alcuni problemi dovuti al maltempo incombente, il treno subirà un ritardo di almeno 20 minuti. Vi domando perdono a nome della Compagnia."

Un semplice sguardo alle ampie vetrate è sufficiente a fare risaltare il contrasto tra il piacevole tepore del bar e le minacciose nubi che si stanno addensando sulla città, e che guardacaso sembrano dirigersi proprio verso sud, nella direzione che percorrerete.

Non vi rimane che fare buon viso a cattivo gioco, ed attendere ancora. Sarà l'occasione per parlare un poco di voi stessi: tranne alcune brevi telefonate, telegrammi o visite occasionali, tutti gli altri sono praticamente ignari di quanto avete combinato negli ultimi anni della vostra vita.
Fembren
00martedì 7 giugno 2005 18:06
Ronald McArthur
" Beh vedo che a tutti non è passato il vizietto del bicchiere pieno e del sorriso."

Lo dico caldamente mentre sente un lieve rossore tingermi le guancie. Tutto questo bere comincia a farsi sentire.

" Che avete combinato in tutti questi anni?"
Gabryk
00mercoledì 8 giugno 2005 09:08
"Oh, le solite cose... messe, comunioni, funerali... la vita di un sacerdote può essere noiosa da un certo punto di vista, voglio dire, non si hanno molte opportunità di cambiare routine."

Mentre parlo gesticolo freneticamente, mi sento la fronte sudata, afferro il bicchiere quasi come se altrimenti, una frazione si secondo dopo, sarebbe svanito nel nulla e ne bevo avidamente il contenuto, lanciando un gran sospiro di sollievo.
IL PRODE BRATT
00giovedì 9 giugno 2005 10:19
Paul

"Cose nuove... in realtà poche. Ma come sai non amo le cose nuove, prefersico le cose vecchie" inizio a dire con un sorriso, facendo riferimento alla mia passione per l'antiquariato.
"Non mi sono sposato con Margie Simpson, anche se tutti - ed il nostro amico Padre qui in particolare - lo speravano; non ho fatto quel viaggio in India che continuo a progettare fin da ragazzo; non ho mai venduto quel famoso ritratto su cui abbiam discusso così spesso; anche se ora a dire il vero lo tengo coperto in soffitta..."

Mi rendo conto che son più le cose che non ho fatto a riempire le mie giornate, rispetto a quelle fatte... forse proprio per questo son così contento di partire.

Kalius
00giovedì 9 giugno 2005 13:12
Alexander Burton
Ho smesso di bere da quando lasciai Boston, numerosi anni fa. Ma è una cosa che non ho mai detto nessuno, e per evitare di dover dare informazioni anche ai miei più cari amici, quando sono obbligato dalle circostanze bevo pure un goccetto... Che strano destino, il mio...

Sorseggio, senza dare nell'occhio, un bicchierino insieme agli amici, prima di lasciarmi andare ad alcuni istanti di tosse improvvisa dovuta all'abitudine ormai persa all'alcool

"... dannazione a questo tempo che si ficca sempre più nelle ossa, vedete? Comincia a fare effetto... ah... non sono più abituato all'aria fredda di Boston"

Mi schiarisco la gola... ma noto che la stessa sembra cominciare a stringersi, facendomi mancare in parte l'aria nei polmoni

"io... eh ehm... scusate. Quando tornai da Boston a New York ho seguito un caso a...uhm... New York su una signora..uhm, ehm.."

Ben presto sono preda di una terribile nausea e tosse forte.

"scusate...[tosse] vado un attimo al bagno, vi raggiungo subito"

Raggiungo a fatica il bagno, perchè la testa prende a girare e l'equilibrio stenta ad assistermi durante il percorso.


Questo dolore... no... non sono stato io... Non è vero che potevo aiutarli. Tu menti. NO!

A bassa voce:
"...lasciami in pace, non è colpa mia... ti ho detto ti toglierti dai piedi maledetto bastardo. Te l'ho detto per tutti questi anni..."

La forza fisica cede, e sono costretto a cadere a terra

"fermatelo vi prego.... ha un fucile, non fatelo entrare! Chiudete la porta"

Alcune lacrime escono involontariamente dagli occhi

"aiutatemi... fermate il sangue. Ne sta uscendo troppo, oddio...."

"io..."

Per il dolore, I sensi vengon meno.

E cado, come corpo, morto, cade.

Raiden
00giovedì 9 giugno 2005 14:22
Il tempo passa velocemente fra piacevoli chiacchierate del più e del meno, anche se vi dimostrate tutti abbastanza reticenti nel raccontare certi fatti del vostro passato.
In particolare Alexander, che sembra aver effettuato una vera e propria fuga allorché non sapeva più in che modo sottrarsi ad una rievocazione quantomeno scomoda.

"Attenzione. Avvisiamo i signori passeggeri che il locale Boston-Arkham delle ore 16.20 partirà fra cinque minuti alla piattaforma 6. Ripeto, il locale Boston-Arkham delle ore 16.20 partirà fra cinque minuti alla piattaforma 6."

Finalmente, il vostro treno.
Fortunatamente, la piattaforma 6 è relativamente vicina, non sarete costretti a correre. Vi alzate per raggiungere la piattaforma, incuriositi ed allo stesso tempo indispettiti per la prolungata assenza di Alexander, quando improvvisamente l'urlo di un bambino proveniente dalle toilettes cattura inevitabilmente la vostra attenzione.
L'atmosfera si fa immediatamente concitata, diversi uomini e dipendenti della stazione si affrettano verso il bagno degli uomini, da cui subito dopo escono grida preoccupate. "E' morto! Tiratelo su, svelti! Un dottore, c'è un dottore! Fategli prendere aria! Non respira!"

Ed un terribile sospetto vi coglie all'unisono.

[Check Lingua Inglese riuscito per tutti]

[Modificato da Raiden il Redentore 09/06/2005 14.24]

Gabryk
00giovedì 9 giugno 2005 14:42
Sean Jameson
Quelle parole cominciano a rimbombarmi nel cervello, come l'eco di antichi ricordi mai dimenticati.
"E' morto! ... Un dottore! ... Presto! ... E' morto! ... Un dottore!"

Rimango immobile, le pupille dilatate fisse nel vuoto, mentre immagini dal mio passato si riaffacciano alla memoria, rendendomi incapace di reagire. Le dita tremati scorrono rapide sotto la toga "La fiaschetta... dov'è!? Mio dio, aiutami...", trovo quello che cerco e finalmente il whiskey mi bagna la gola riarsa.

Tutto intorno a me si muove a rallentatore, le voci mi arrivano distanti e confuse, ho perso di vista il motivo della mia presenza lì e non saprei dire se ci fosse qualcun altro con me.
Le immagini piano piano si allontanano dalla mia mente, mentre comincio a sentire il benessere portato dal whiskey.

Mi riprendo, ora ricordo tutto, mi guardo intorno spaesato, alla ricerca dei miei compagni, vicino a me ci sono molte persone e lì per lì non sono sicuro che siano ancora con me. "Forse è Alexander!" dico stancamente, non importa se nessuno mi sente, non avrei la forza di muovere un solo passo.

Una lacrima solitaria mi riga la guancia, subito asciugata con la manica della toga "Dio mio, non dovevo accettare questo viaggio..." mormoro fra me e me.
Fembren
00venerdì 10 giugno 2005 00:18
Ronald McArthur
" Ma che confusione. Andiamo a vedere che succede, magari Alex è lò anche lui."

Mi avvio tranquillo verso il bagno da dove provengono i rumori e le grida.

Spero che non sia Alex ad essere stato male, quella brutta tosse... ma suvvia, cos'è questo pessimismo, forza che un lungo viaggio mi attende

Sull'onda di questi pensieri continuo a camminare.
IL PRODE BRATT
00venerdì 10 giugno 2005 00:34
Paul Castel


Mi alzo tenendo il mio bicchiere mezzo pieno ancora in mano, e mi avvicino lesto all'origine del movimentato evento.

"Largo, signori, fate largo..." dico con voce sicura.

Il dubbio che il mio caro amico possa esser stato male non è il primo che mi sovviene, a dire il vero.
Tendo ad escludere, per una forma di protezione istintiva, che le disgrazie possano accadere a chi mi è vicino.
Forse per paura di esserne a mia volta contagiato.

Quando finalmente riesco ad entrare nell'angusto locale, la scena che mi si para davanti è però angosciante...


[Modificato da Raiden il Redentore 10/06/2005 9.20]

Raiden
00venerdì 10 giugno 2005 09:36
Non realizzate immediatamente la connessione fra l'assenza del vostro amico e le urla su di un uomo moribondo che provengono dalla toilettes degli uomini: solo Padre Sean dà mostra di essere scosso dall'evento, anche se sembra far di tutto per mascherare la propria apprensione e, cosa più importante, la piccola lacrima che gli solca il volto.

Mentre vi recate in direzione dei bagni avete modo di ascoltare le testimonianze confuse negli inevitabili capannelli che si formano in queste circostanze:
"L'ho visto barcollare per tutto il tragitto, dal tavolo a qua!"
"Ho sentito un tonfo sordo, come di qualcosa che cade!"
"Era ad un tavolo con quei due signori distinti ed un prete che brindava quando è corso..."

L'ultima frase in sospeso è come un macigno per voi, in considerazione del fatto che, come vi avvicinate, la gente si zittisce e vi guarda con ossequioso rispetto, facendovi letteralmente da ali al vostro passaggio.

Paul è il primo ad affacciarsi nell'antibagno (ed essere inevitabilmente colpito dagli odori delle secrezioni umane qui prodotte), seguito a ruota da Ronald e Padre Sean.
Ma quello che colpisce la vostra attenzione non è tanto l'acre odore di urine e feci, bensì un corpo esanime disteso a terra.
Il legittimo titolare del corpo ha tutta l'aria di essere spirato.
Un corpo a voi sin troppo familiare.
Alexander.

Il gruppo di tre uomini che gli aveva prestato l'iniziale soccorso, evidentemente con scarso successo, è ben lieto di allontanarsi di qualche passo e lasciarvi il campo. Sfortunatamente qui non siamo ad una proiezione al cinematografo, in cui in queste situazioni appare sempre come per magia un medico.
Fembren
00venerdì 10 giugno 2005 11:57
Ronald McArthur
"Oh no, i miei timori si sono dimostrati reali..."

Mentre Paul si china su Alex per prestargli un primo soccorso io mi dirigo spedito verso il lavandino a muro del bagno metto il mio fazzoletto sotto il getto d'acqua per poi appoggiarlo sulla fronte di Alexander.

" Su vecchio mio forza, non ci credo che sei passato a miglior vita senza salutarci."

Cerco di trattenere il vibrare della voce ma senza troppo successo, la paura mi attanaglia il cuore, la gola e le ossa.
Gabryk
00venerdì 10 giugno 2005 12:39
Sean Jameson
Rimango fermo sulla porta, ancora intontito, la gente mi passa vicino scontrandomi, ma io resto lì con sguardo assente.
Dopo alcuni secondi mi porto istintivamente la mano destra alla fronte e lentamente compio il segno della croce, congiungendo poi le mani faccio l'unica cosa che ormai so fare: prego.

"Sono un umile uomo che ha deciso di diffondere il tuo verbo, so di non essere il miglior sacerdote in circolazione, ma ti prego, ascoltami Signore, fa che non sia morto..."
IL PRODE BRATT
00venerdì 10 giugno 2005 16:53
Paul


Nonèverononeverononèverononeverononèvero....

Resto muto, come paralizzato dalla scena che ho di fronte. Per non pensare, agisco.

Non ci credo, non è morto. La gente non muore così, nel cesso della stazione all'improvviso. Non si fa! Ci vuole preavviso.. un po' di eleganza insomma!

Mi chino, incredulo, e provo ad auscultare prima il polso e poi, rendendomi conto che le mani possono comunciarmi a tremare per l'agitazione, scopro con decisione la giacca e pongo il mio orecchio sul suo cuore.

"ZITTI! Fate silenzio... "

Raiden
00lunedì 13 giugno 2005 23:03
Attorno a voi, chini sul corpo esanime del vostro amico, si è creata una zona vuota.
Come se tutto intorno a voi non esistesse più. Come se foste lontani dal mondo, lontani dal tempo, e non nelle toilettes di una stazione.

Gli astanti si sono spontaneamente ritirati ad una rispettosa distanza, come sempre accade quando ci si trova in presenza della morte.

Ma pare proprio che la Signora in Nero dovrà cercare altrove il suo tributo, in questa circostanza. L'intervento di Ronald si rivela efficace, e Alexander riesce a riprendere i sensi con una velocità sorprendente.
Anzi, in capo a due minuti il parapsicologo appare fresco come una rosa, come se non gli fosse mai capitato niente... sembra stare talmente bene da sorreggersi autonomamente sulle proprie gambe.

Alexander
Il buio si ottenebra ai tuoi occhi. Il tuo cervello, quella complessa macchina a cui hai dedicato la tua vita e la tua professione, si riaccende pian piano con l'impeto di una Ford Z.
Il brusio indistinto si trasforma in rumori e frasi perfettamente udibili ed intelligibili.
La macchia scura che vedevi diviene il volto rassicurante di Ronald, dietro al quale si intravedono quelli di Paul e, più distante, di Padre Sean.
Avverti un piacevole formicolio alle gambe, segno inequivocabile che la circolazione si sta riattivando.

Sei tornato nel mondo dei vivi. Un mondo in cui il vostro treno partirà fra pochi minuti, stando all'enorme orologio del bar.



[Fembren, check riuscito su Pronto Soccorso - Penetrazione Speciale.]
[Kalius, tiro idea riuscito.
]
Kalius
00martedì 14 giugno 2005 04:26
Alexander Burton
Ehi tu aspetta non andare via! dimmi dove posso trovarlo! Ehi tu col cappotto scuro!

"..."

"...uhm..."

Lentamente, gli occhi si aprono, e osservo dinanzi a me la situzione: tutti quegli occhi puntati addosso. Prima quelli dei miei amici, poi quelli della folla incuriosita, tutti in attesa di qualcosa...forse di una parola incoraggiante, come un fremito che scuote l'aria, accompagnato dal rumore dei treni in arrivo alla stazione e quelli pronti alla partenza.

A bassa voce:

"...Io..."
"dove sono stato... pioveva... faceva molto freddo e c'era la nebbia... qualcuno mi inseguiva...Amici miei..."

"davvero sono svenuto? E molto che ho perso coscienza?"

La forza si fa viva nel mio corpo, improvvisamente, come improvviso fu il momento della sua scomparsa. In poche parole concitate e ancora scosse dallo spavento, i miei amici mi raccontano l'accaduto.

"Ragazzi, padre... grazie del vostro aiuto, della vostra presenza... sentivo di non essere del tutto solo nel sogno che ho fatto, nella mia solitudine."

"ah...[smorfia di dolore]"

Mi sollevo lentamente.

"ahia... mi gira un pò la testa...Ragazzi vi ho fatto perdere troppo tempo, e rischiamo di rimanere appiedati se restiamo qui. Andiamo, vi racconterò tutto sul prossimo treno. La mia roba..."

Noto spesso che i miei amici mi lanciano più di un'occhiata per vedere se mi reggo in piedi, colti da un timore simile a quella che la madre ha per il proprio neonato indifeso.

Mentre ci apprestiamo a recarci verso la nostra pensilina, mi fermo un attimo, e osservo il cielo.



Eppure io quel posto l'ho già visto... quell'insegna, tra la nebbia... sembrava un ambiente non familiare, ma che pure avevo già veduto... Che cosa significa? Chi era quel tipo in impermeabile? Mi inseguiva, ma non sembrava volesse farmi del male. AH

Grazie ragazzi

[Modificato da Raiden il Redentore 14/06/2005 8.47]

Fembren
00martedì 14 giugno 2005 11:55
Ronald McArthur
Tiro un sospiro di solievo come se avessero cavato un grosso e pesante mattone da sopra il mio petto.

" Buon Dio Alex... che spavento. La prossima volta che decidi di svenire avvertici per tempo!"

Naturalmente ora la mia voce è più rilassata e tranquilla e riesco anche a riacquistare il mio tipico umorismo inglese, che tanto mi ha reso famoso tra i miei studenti e nel mio ambito.
Sorrido ad Alex e lo aiuto a rialzarsi portandomi il suo braccio attorno alle spalle.

"Forza andiamo che se no perdiamo il treno. Paul, Sean se qualcuno di voi mi facesse la cortesia di prendere il mio bagaglio e quello di Alex possiamo avviarci. Secondo me tutta quest'umidità non fa bene alle ossa di noi vecchietti..."

Strizzo l'occhio ad Alex e sorrido agli altri con fare rassicurante.

[Non so se posso fare un prova con qualcuna delle mie abilità per infondere un pochino di sicurezza a chi mi sta attorno, dimmi tu Raid]
Gabryk
00martedì 14 giugno 2005 14:13
Sean Jameson
"Per un momento ho temuto il peggio, il Signore ti protegge", dico ad Alex in un sussurro, mentre mi chino per raccogliere il suo bagaglio.
"Ora muoviamoci o resteremo a terra!"

Mi sento la terra mancare sotto le suole, lo spavento è stato forte, il Signore continua a mettermi alla prova, continua a fare di me la sua vittima preferita, ma non importa, sono robusto, riesco a reggermi in piedi senza dare segni di cedimento, basta che quelle immagini stiano lontano dalla mia testa, il whiskey sta scemando lo sento, è come se avessi un campanello d'allarme che mi avverte, cosa diavolo ci faccio qui? O buon Dio! Mi manca già la tranquillità della mia piccola cappella...
Kalius
00mercoledì 15 giugno 2005 15:05
Alexander Burton
Non appena Sean mi sussurra quelle parole, per un attimo mi irrigidisco, e il vento sembra penetrarmi nelle ossa.

Caro Sean... mi è sempre stato vicino, anni fa, quando ho perduto ciò che di più caro avevo a questo mondo e quando, per il dolore, persi anche la mia fede. E' passato tanto tempo da allora. Chissà se ricorda ancora le mie titubanze, il mio nervosismo quando cercava di parlarmi del Signore, dei Suoi celesti progetti.
Una cosa è certa. non ho mai recuperato la mia antica fede in Dio, ed è forse questo che mi ha permesso di raggiungere il grado di professionalità che ho oggi nel mio lavoro. Strano destino davvero, il mio, ma meglio non proferir parola alcuna, su questo, per ora


Rivolto a Sean:
"Già"

Rapidamente acquistiamo tutti i nuovi biglietti e ci dirigiamo sul treno per raggiungere la nuova destinazione.
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