Shariziah, Gheof.
Riassunto: Dopo una notte che li ha visti insieme li attende una mattinata che comincia nella pigrizia dei primi bagliori dei raggi di un sole tenue, sonnacchioso come loro: non hanno proprio voglia di alzarsi. E’ un lento ripristino delle energie e del cervello che parte cominciando a fare l'esatto punto della situazione sulle informazioni che hanno raccolto fino ad oggi riguardo la storia Barrington, non solo perché è stato commissionato loro di scrivere un libro da parte del governatore, ma anche, diciamolo, per la curiosità che ne deriva. E’ uno scambio minuzioso, attento, che seziona pezzo per pezzo le verità narrate da Leia, Aingeal, vita vissuta, eventi, seguitando con un programma da seguire per andare avanti con la storia, dividendosi i compiti con precisione, ponendosi le dovute domande che troveranno risposta, forse, dopo un attento lavoro di inchiesta.
Alla fine del lungo scambio viene chiesto a Shariziah di scrivere sul taccuino di Goffredo quanto è stato appena detto a voce.
Lei regge il pennino di lui ed è dalla piuma nera che svetta sul corpo dell’arnese che cominciano a delinearsi diverse verità; aneddoti di un ragazzino costretto all’interno di un monastero benedettino che si intrecciano alla storia di Shariziah dove lei, nel suo corpo di centenaria, si vede costretta a passare la prima metà della sua vita dentro una fastosissima campana di vetro, gabbia dorata, chiamatela come volete. Se fossimo di fronte a persone che non si incuriosiscono a costo di mettersi in discussione ci si sarebbe semplicemente abbracciati: “Bene! Hai cent’anni! Bene! Sono stato un peccatore abbandonato dentro un monastero di cui non mi interessava nulla! Bene! Povera la vecchia nel corpo di una giovane! Adesso abbiamo provato tutto quello che volevamo e ci basta solo andare avanti!”. Macchè. Seguono dubbi. Paure. Incertezze. Gelosia. Senso d’impotenza e debolezza. Grosse prese di coscienza. Alla fine rimane a far da cornice un letto e due corpi incatenati che si ritrovano ad abbracciarsi nel silenzio. Al centro del letto un pennino sormontato da una piuma. Ad aleggiare nell’aria sensazioni vive. Perché alla fine il contorno sono due corpi: quel che emerge è un densissimo intreccio di sentimenti. Vita. Morte. Vita. Non è amore. E’ qualcosa che va oltre e le parole per come le conosciamo la sminuirebbero nel gramo tentativo di definirla. Questa roba li terrà dentro la camera di Shariziah, nonostante tutto, insieme.
Commento: La concentrazione di informazioni, nozioni, esplosioni di sentimento non è riassumibile, quel che ho scritto là sopra non è nulla rispetto alla vita di questa giocata. Commentare non ha senso perchè questi due vanno da soli, che commento a fare. Amore imperituro!
(***)
Inserisco di seguito gli asterischi a causa delle informazioni scambiatesi che evidenzierò all’interno della role con:
un grassetto rosso per le informazioni sul
Governo
un grassetto verde per le informazioni sul
Pendragon
un grassetto viola per la presa di coscienza che la
Ductor è morta.
Altra cosa, aggiungo i link alle role dove hanno preso le info:
Gheof: Leia Sine Lex
Shariziah:Il passatempo e l'amica, la conoscitrice e la draconica
Passo e chiudo.
+
GHEOF -Stanza Shariziah- Un attimo è diventato un'ora. Due. Tre. Un attimo ha percorso la sera, la notte fonda, raggiungendo il sonno profondo. Un letto comodo. Un lenzuolo a coprirlo. I raggi di un sole che rischiara timidamente la penombra di questa stanza di pietra. Lui adesso si è svegliato. Chissà se lei sta dormendo. Se veramente i mezz'elfi possono dormire. Un braccio è piegato dietro la nuca più precisamente sotto il cuscino. L'altro braccio è occupato ad avvolgere le spalle di Shariziah a tenerla senza fatica a sè. Sente il peso del suo viso sopra il petto. Le dita della mano vanno a carezzare con i polpastrelli il braccio di lei. Dal basso verso l'alto. Lo fa pigramente, con la stessa pigrizia della mattina. Gli occhi sono socchiusi, a guardare avanti a sè il nulla.Le dita impegnate a sfiorare la pelle bianca di lei risalgono fino a chiudersi attorno alla sua spalla. Inspira dal naso andando ad abbassare lo sguardo su di lei, dove il mento, chinandosi, va a sfiorare con la barba tra le clavicole. Va a guardarla. Dorme? Sviene? E' così tranquilla. Niente può spezzare questo adesso. Nulla. Non c'è niente di più giusto. Raccoglie le labbra tra di loro mentre con la coda dell'occhio si decide a guardarsi intorno. Baule, scrittoio. Non c'è nulla di arzigogolato, è una stanza semplice. Apre la bocca strizzando gli occhi a sbadigliare senza rumore, anzi, per rispetto addirittura si trova a spostare il viso di lato. Ed ecco che quello spostamento dona alla sua vista quello che sembra essere un abito uscito dalla camera degli orrori, da chissà incubo, probabilmente uno che vedeva protagonista una bambola di porcellana altezza donna con occhi allucinati e sangue dalla bocca, affamata di anime. Si trova a corrugare la fronte guardando con la coda dell'occhio lei. Trattiene un altro sbadiglio dentro la bocca facendo un attimo no con la testa. Chissà se Shariziah ha il sonno leggero oppure se i mezz'elfi, quando svengono, svengono il tempo necessario per recuperare le forze. Beh. Poco male.] Sveglia. [Lo dice con voce estremamente bassa.] Sveglia Shariziah. Devi spiegarmi cos'è quell'obbrobrio che tieni appeso. Ieri io non ci ho fatto mica caso. Sveglia. [Ecco, quello che non vorrebbe gli venisse mai fatto durante la mattina. Essere svegliato in questa fastidiosissima maniera. Deve capire che ci fa appeso e non gettato od ancora meglio:] Vendilo, magari ci fai i soldi con qualche donnetta arricchita che per farsi vedere dalla società deve mostrare d'avere stoffe sgargianti e corpetti finto oro che sai, con il sole come brillano? Non mi dire che è tuo. [Tutto è pronunciato con il tono di chi ha voglia di prendersi gioco di qualcuno che ancora, al posto suo, forse dorme. Non ha voglia di stare solo. Lo fa da una vita.]
SHARIZIAH [Stanza] Il tuo letto è comodo. Decisamente comodo. Non riesci proprio ad abituarti a tanto lusso: un letto grande e comodo, con lenzuola morbide. No. Chi viaggia è abituato a dormire dove trova rifugio e spazio e la tua schiena lo sa bene. Stamattina ti ritrovi anche un cuscino d’eccezione: il petto di Goffredo. Sei stesa su di un fianco, e lo cingi con un braccio. Lo stesso braccio che lui adesso accarezza. L’hai sentito addormentarsi questa notte, hai sentito il suo respiro farsi sempre più pesante fino a prendere la tonalità tipica del sonno. Tu hai lottato, come sempre, un po’ con i pensieri, prima di deciderti a liberare la mente e a farla riposare. Non dormi, non totalmente almeno, a meno che non svieni. Il tuo non è sonno è uno stato intermedio tra il sonno e la veglia. E’ difficile da spiegare a chi non riesce a provarlo. Potete immaginarlo come un momento in cui il cervello riposa, ma al contempo avverte ciò che gli succede intorno: non abbassa completamente la guardia. E adesso che Goffredo si è svegliato, lo percepisci bene che si muove e ti carezza. Non fai nulla per modificare quello stato di pace. ve lo meritate, di tanto in tanto. Un giorno forse dovresti provarci a spiegargli il tuo stato di dormiveglia cosciente. Lo farai quando gli darai lezioni di elfico, a meno che non volesse chiedertelo prima. Te ne stai lì con gli occhi chiusi, mentre avverti il suo capo che si volge verso la tua stanza, praticamente anonima. Sbadiglia. Lo avverti muoversi e, nella mente, provi a ricostruire ciò che lui dovrebbe vedere realmente: quella stanza ormai la conosci troppo bene. Lo scrittoio con le cronache da terminare, il baule con i vestiti. Poi si volta un po’ di più. Adesso dovrebbe vedere… Cosa c’è da quella parte? Ah si! Il vestito di Rashin. Stai per aprire gli occhi e rendere quel dormiveglia una veglia completa. Ma ecco che arriva immediata la sua reazione. Cerca di svegliarti. Vuole sapere che ci fa quel vestito lì. Senza aprire gli occhi sulla bocca ti si delinea un lungo ed evidente sorriso. Aspetti che abbia finito di parlare. Si è proprio attivato in un attimo. Lentamente alzi le palpebre. Le sbatti un paio di volte, lasciando che gli occhi si abituino alla luce del mattino che entra dalla finestra. Si, si! Sono sveglia! Io non dormo! Con la stessa lentezza inarchi il collo volgendo il viso verso l’alto, a cercarlo. {Buongiorno anche a te} gli dici ironica con la voce leggermente roca di quando si sta un po’ senza esercitarla. Gli sorridi, e rimani a guardarlo un attimo in più del previsto. Non cambi posizione, ma adesso cerchi con lo sguardo l’oggetto che ha causato questo scalpore. {TI sembra…} la voce è ancora roca, la schiarisci, grattando lievemente la gola. {Ti sembra che potrei mai comprarmi, di mia volontà un vestito del genere?} un risveglio ilare, non c’è che dire. Torni con lo sguardo su di lui. {E’ stato una specie di regalo e lo trovi lì appeso perché ancora non ho deciso che farci. Buttarlo mi sembra uno spreco di stoffa, stavo cercando un modo per riciclarlo}. Lo dici con tono basso, ma comunque evidentemente divertito. Hai avuto più o meno la stessa reazione quando hai visto quell’abito per la prima volta. Ah No! Non ti sei per nulla staccata da quella posizione: ci stai proprio bene lì.
GHEOF -Stanza- Si sta svegliando. Chissà se ha sognato. Ma sognano quelli come lei? Inspira ed espira lentamente. Sfila il braccio da sotto il cuscino andando a portare quella mano dietro la schiena di lei, ad avvicinarla maggiormente a lui. Se la stringe per bene mentre parla. Tiene il viso rivolto verso di lei piegandolo verso il cuscino. Sul suo buongiorno si trova ad alzare un angolo della bocca corrugando la fronte. La fa parlare e quando parla di qualcuno che glielo ha regalato si trova a cercare anche con il volto quell'abito tremendo.] Un regalo d'eccezione. Veramente, una meraviglia. O questo qualcuno voleva farti sfigurare a chissà quale tipo di ricevimento, perchè di un abito... da ricevimento si tratta, oppure la persona in questione ha dei gusti terrificanti. Chi è questa magnifica persona? Vorrei complimentarmi per l'ottima scelta del tessuto, che ben si sposa con il colore dei tuoi occhi e fesserie del genere. Deve aver pensato a queste stupidaggini prima di farti un regalo del genere. Oppure mi vuoi nascondere che avevi voglia di sentirti donna ed hai deciso di levarti di dosso i pantaloni con qualcosa con cui non sai da dove partire. Hai visto tutta questa pomposità e l'hai preso. L'hai indossato ed hai deciso di tenerlo per ricordarti di non prendere più decisioni del genere. Ma voglio fidarmi dell'opzione del ... [Adesso la mano dietro la schiena cerca di infilarsi tra fianco e letto, e, con una presa un po' più decisa cerca di farla salire sopra il proprio corpo.] Svegliati che ti sento che ancora dormi. E' mattina, il sole è alto nel cielo, gli uccellini cantano, l'erba profuma, il cane abbaia, il gatto miagola, le capre brucano e cacano palline per strada già da diverso tempo. Noi invece non abbiamo concluso niente se non vedere un uomo incappucciato, un medaglione e sei ufficialmente la protettrice della conoscenza. Ti presenterai così quando ti chiederanno il nome? Sono la protettrice della conoscenza, sono attualmente il grado più in alto della congregazione dei conoscitori dell'arcano, piacere, Shariziah... mi manca una parte. Qual è il tuo cognome? [Schiaccia la nuca contro il letto, guardandola. Lui sorride. Il tono di voce ha l'aria ironica di chi sta scherzando ma è anche incuriosito da quel pezzo mancante. Una mano lascia la sua spalla andando a carezzarle una guancia, poco sotto l'occhio, solo con il pollice.]
SHARIZIAH [Stanza] Ti stringe ancora di più, ti schiacci un po’ di più contro di lui. Parla del vestito, lo fa guardandolo. C’è solo un’altra persona che gli ha rivolto tante attenzioni, ma allora c’eri tu lì dentro. Sorridi ancora di più nel vedere la sua reazione. Lo lasci parlare mentre ti descrive incapace di scegliere un vestito. Lo guardi è metti su uno sguardo fintamente adirato. E che sia finto lo si capisce anche dal fatto che dura un attimo, lasciando il posto ad una risata che fai morire in gola, non riuscendo proprio a trattenerla. L’immagine di te che lasci quell’abito appeso lì come monito per la te stessa futura è decisamente esilarante. {E’ vero che mi vesto sempre da uomo, ma questo non mi ha portato a sviluppare il senso dell’orrido. Se decidessi di vestirmi da donna saprei esattamente da dove partire}. Metti su un’espressione pensierosa, guardando con la coda dell’occhio l’abito verde. Poi torni su di lui. {Chi lo sa, magari un giorno potrei decidere di stupirti!}. Sorridi di un sorriso ambiguo adesso: idee che arrivano a riattivare la mente. {Quell’abito non è stata neanche lontanamente una scelta mia. Tempo fa mi venne chiesto di trattare con un mercante, fingendomi la figlia di un uomo ricco. Mi serviva un vestito che rendesse la mia recitazione verosimile e fu su quell’obbrobrio che cadde la scelta. Il ragionamento era esattamente quello che hai egregiamente espresso: è dello stesso colore dei miei occhi. Ah! La Banalità!}. Sospiri mentre porti gli occhi a guardare verso l’alto. Continui a sorridere ironica, dando poco peso all’accaduto. {E’ un avvenimento successo così tanto tempo fa…}. Già! Tantissimo tempo fa. Ma adesso non vuoi cadere nella malinconia del ricordo di quel tempo in cui Had era in Torre. Torni a guardare il vestito. Scuoti il capo. {E’ proprio brutto!} Ridi. E mentre ridi, con le braccia lui ti afferra, nell’atto di farti salire su di lui. {Uh!} Ti scappa un sussulto dovuto all’imprevedibilità di quel gesto. Ma quando capisci l’intento lo agevoli, arrampicandoti agilmente sul suo fianco -agilità +1-. Ti ritrovi così stesa su lui. Poggi la mano destra sul suo petto e la sinistra sulla gemella, in modo da creare un supporto leggermente alzato per il mento, per poterlo guardare bene negli occhi mentre ti parla. Sorridi. E’ mattina e avete tantissime cose da fare. Annuisci. {Di più. Mi presenterò con tanti di quei titoli che la gente scapperà al solo vedermi arrivare, per paura di far notte nel sentire la mia presentazione}. Rispondi ironica tu che non ti sei mai presentata neanche come conoscitrice arcana se non strettamente necessario. Ti chiede del tuo cognome e l’ilarità si spegne un attimo, seppure quel sorriso tranquillo non lascia il tuo volto. {Non ti manca nessuna parte. Non ho un cognome. In teoria dovrebbe essere quello della mia famiglia adottiva, ma non credo che mi abbiano mai registrato ufficialmente}. Lo dici con un tono stranamente tranquillo. Gli stai ammettendo di essere stata abbandonata e poi adottata da una famiglia che non ti ha mai riconosciuto. E’ successo così tanto tempo fa. Lo guardi cercando di studiare la sua reazione a quel racconto. Con un gesto del capo annuisci, una volta: gli stai dando il permesso di chiederti, se volesse farlo.
GHEOF -Stanza- Al lui quell' ''Uh!'' piace proprio. Quel sussulto gli piace da morire. Sta in silenzio ad ascoltare quanto ha da dirgli. Piega un braccio portandolo dietro la nuca a supporto dello sguardo che non vuole incrociarsi per poterla vedere bene. E' comodo con il suo peso sopra. Ascolta la storia dell'abito. Inarca un sopracciglio mentre gli viene spiegato il fatto. Un altro sguardo all'abito.] Trattare con un mercante che dovrebbe essere esperto di stoffe e tessuti, e tu fingerti una nobildonna. Io posso credere anche alla tua abilità nella recita ma credimi. Io che sono un uomo cresciuto nelle chiese dove si presentavano donne ed uomini di ogni ceto, quell'abito l'avrei, senza pensarci troppo, collocato in quella categoria che io definisco con un simpatico epiteto: le arricchite. Questa categoria di donne appartiene al gruppo di: donne di malaffare, sottocategoria, poveracce che si attaccano ad un qualsivoglia nobilotto che, una volta che hanno posato gli occhi sul primo gruzzoletto, hanno la bella idea di comprarsi vestiti decisamente eccessivi per mostrare quanto sono piene di denaro, come ti ho già spiegato prima. I mercanti lo sanno meglio di un monaco, suppongo. E poi, Santissimo Cielo. Il colore degli occhi e quello dell'abito. [Alza gli occhi verso l'alto facendo sparire l'iride per una frazione di secondo, per tornare con gli occhi su di lei.] Comunque, niente. Vendilo. Magari ad un mercante. Puoi anche pensare di barattarlo sbattendo gli occhi che magari si confonde con il vestito e decide di stimartelo meglio. Anzi. Evita proprio. [La mano dalla guancia scivola con l'indice a disegnarle l'ovale del viso fino ad arrivare sotto il mento, e con quel dito, quasi vorrebbe infilarsi sotto, a spingere con il polpastrello sopra il dorso delle sue mani. Forse è fastidioso, ma in qualche modo è intimo, un gesto che va ad evidenziare la proprietà di lui su di lei. Non in maniera fastidiosa. Se voglio ti tocco anche i denti, od infilo il dito dentro una tua narice. Non fa nulla di tutto ciò Si trova a sorridere quando gli spiega della sequela di nomi infiniti che potrebbe tirarsi dietro:] Allora potresti farti accompagnare dal primo Lord degli umani. Sareste perfetti. Te faresti passare la notte e lui il dì. Che meraviglia. [Mentre parla lo vede che la sua ironia scema un attimo, senza comunque perdere la serenità. Se ne accorge. Lui non sorride più o meglio. Resta appesa l'ombra di un sorriso, dato che l'attenzione è tutta dedicata alle sue parole. Non aggiunge nulla per un po'. Solo piano allunga il viso verso quello di lei a cercare la sua fronte, spingersi contro quella come a dire. ''Hey''. Ritorna con la nuca sopra il cuscino.] Siamo dei bastardi. Sai cosa? Meglio senza un cognome che avere quello della casa adottiva che decide di prendersi cura del bastardo abbandonato. Pensa, avevo diversi amici più piccoli di me. Venivano lasciati dentro una cesta senza un nome e poveretti: gli capitavano nomi e cognomi quali: Addolorato diDio. Giovanni della MadreAddolorata. Benedetto Cristiano. Marco diMaria. Il più tremendo era Coronato diDio. Sapessi quanto l'ho preso in giro. Aveva la mia stessa età. [Si trova a sorridere guardando lateralmente, come se stesse guardando la scena.] Andavo di nascosto nel magazzino dove venivano fabbricate le statue per i santi. C'era sempre una corona di spine, sai, dai rovi se ne potevano ricavare tantissimo. Andavo sbraitando da lui tendendogli la corona ed urlavo a gran voce [Ed imita adesso una voce più forte senza farlo realmente, enfatizzando più che altro le vocali. Corruga la fronte come se veramente vedesse il povero coronato.] ''Coronato!! Fatti incoronare! Coronato!!! Da Dio verrai pigliato! diDio! diDio!'' Puoi immaginare il coro di tutti verso il povero Coronato. Puntualmente venivo messo in punizione. Se non ci avessero pensato loro probabilmente sarei un teppista come i tanti su Barrington. [Racconta quell'aneddoto con una punta di nostalgia. Torna a guardare lei con gli occhi. Si fa serio mentre la mano da sotto il mento vuole farsi tra i suoi capelli, carezzandoli lentamente.] Allora il cognome resta quello di chi ti ha messa al mondo. Ti ho già detto che ho dato un cognome a Leia. A te potrei darti Protettrice. Suona malissimo. Sembri una scagnozza del protettore delle sgualdrine della bettola. [La mente gli urla di chiederle. Ma non riesce a farlo adesso. Toccare certi argomenti potrebbe disturbare la quiete di questa mattina. Ha parlato tanto.] Buongiorno. [Le dice a bassa voce, sorridendo.]
SHARIZIAH [Stanza] Se il materasso del letto era comodo, Goffredo lo è di più. Si. Ci stai decisamente bene lì sopra, con il mento poggiato sulle mani a guardarlo e a parlargli. Forse lui potrebbe essere infastidito dal tuo peso, ma non si lamenta, ti carezza la guancia. Ti descrive il genere di donna che quell’abito dovrebbe delineare. Qualsiasi cosa volesse dire, ormai è fatta e colui che te l’ha regalato sembra esser svanito nel nulla. Probabilmente se ti fermassi a riflettere ti ricorderesti di come quella missione ebbe inizio e dell’incontro avuto con Tonal in quella stessa notte. Ma questo non è il momento e la tua memoria è diventata molto abile nel tenere ben chiusi certi cassetti. Dovresti venderlo. Annuisci. Dovresti sbattere le ciglia per confondere il mercante. Sorridi. No. Non ce la vede nessuno a fare gli occhi dolci ad un mercante per qualche moneta in più. Nessuno tranne Goffredo che sembra essersi ingelosito della sua stessa idea. {Va bene. Venderò questo vestito, ma non proverò ad ammaliare un mercante nella speranza che mi dia qualche moneta in più}. Lo dici con un’ironia evidente nel tono, proveniente dal fatto che comunque quella è una cosa che non avresti mai fatto. Il suo indice adesso prova ad entrare tra mento e mano, spingendo sul dorso. Sorridi. Lo guardi. No. Non è un livello di contatto che permetti a tutti. In realtà in genere non lo permetti a nessuno. La discussione si sposta sui nomi e ti parla del mago ancestrale. {Ah! Che perfetta coppia di perdigiorno}, sospiri trattenendo a stento una risata. Ed ecco che ti chiede del tuo cognome Smetti di ridere e lui si avvicina con la fronte. Lo guardi negli occhi e quelli gli sorridono. Va tutto bene. Glielo dici annuendo lievemente il capo non appena si muove per tornare sul cuscino. Adesso ti racconta della sua storia quando era bambino. Lo ascolti attenta e curiosa, mentre ti raccontata di questo mal capitato Coronato diDio (con tutti i nomi del mondo…). Osservi il pathos con il quale racconta la storia e la noti la punta nostalgica nel rivangare la fanciullezza. Erano altro tempi per tutti. {Povero Coronato} sospiri alla fine storia con un sorriso più evidente. Quando parla del suo probabile futuro da teppiste la tua mano destra, quella direttamente al contatto con il suo petto, si muove lentamente ad accarezzarlo. E’ il tuo turno per dirgli “Hey”. Adesso è serio, mentre ti accarezza i capelli. Lo guardi. Non smetti. Protettrice. Sorridi alla possibilità di quel cognome. Suona veramente male. Scuoti il capo. {A che servono i cognomi? Ad identificare meglio le persone. A me non è mai servito: sono la mezzelfa dai capelli rossi e dal taglio strano. Più identificativo di così!} Sorridi a quella descrizione che definisce la tua identità meglio di qualsiasi cognome. Sceglie di non chiederti. {Buongiorno} sussurri sulla scia del suo saluto, sorridendogli con lo stesso sorriso, senza levargli gli occhi di dosso. E’ ora di metterci al lavoro. Non lo dici, ma annuisci, una volta. Sai che anche lui sta pensando che in quel letto ci passerebbe tutta la giornata, ma che è bisogna darsi da fare.
GHEOF -Stanza Shariziah- Il taglio strano. Già. Il taglio strano che la rende individuo. I capelli che valgono quanto un cognome. Il cognome che si tramanda, di generazione in generazione. Perchè non si è soli alla fine. Siamo il risultato delle generazioni passate che ci hanno preceduto. Non approfondirà il discorso. Non ne uscirebbero vivi. Là fuori c'è qualcuno che ha bisogno del loro sostegno. La mano tra i capelli continua lentamente a sostare tra i suoi capelli.] Buongiorno Shariziah. Dunque. [La mano dai capelli va a farsi verso il volto, a stropicciare gli occhi, andando a sbadigliare nuovamente, coprendosi la bocca questa volta. La mano torna tra i capelli di lei. Gli sono utili quei capelli adesso, per farlo concentrare. Ieri sera non riusciva a starle accanto per ragionare ed ora ha bisogno di una delle sue ciocche di capelli da attorcigliare attorno al dito indice. Guarda quei capelli, cominciando a parlare.] Eravamo rimasti al Pendragon. Dopotutto ti ho mandata da Aingeal per saperne di più su questa figura che protegge l'equilibrio di questa terra e manda persone a controllare che l'equilibrio sia mantenuto.
Leia con cui ho parlato, ha partecipato alla guerra tra Caos ed Avalon per il possesso della terra che prima apparteneva alla Regina Nymeria. Quella dove posiamo i piedi era in principio di Avalon, poi dei cavalieri del Caos ed ora... di Almarth. Ci fu una battaglia sanguinolenta contro le forze armate dell'Isola e quelle dei caotici. In baia, dove si trova la dimora dei mercanti. Si scontrarono il comandante dei caotici, tale Brandon, ed il supremo dei cavalieri, Devocai. Accidenti che nome, concedimelo. [Ridacchia chiudendo gli occhi, continuando a raccontare.]
Gli scontri proseguirono. Ed è qui che arriva un diplomatico Barringtoniano, tale Rohan, che decide di mettere un freno alla situazione decidendo per un combattimento ''cortese'' tra il campione dell'Isola ed uno del Caos. Dado, e Stavrogin. Vinse Stavrogin ed il potere andò definitivamente al Caos. Fino a qui ci sei? Perchè quello che Leia non è riuscita a dirmi... ah! importante. [Apre gli occhi.]
Leia, quando parlai con lei, faceva parte dei caotici. Adesso non lo so, da quel che mi ha detto pare aver cambiato più congreghe che calzari. [Sorride.] Dicevo. La figura che non mi è chiara è quella di Rohan. Non ha saputo dirmi niente a riguardo di questa persona che secondo me ha avuto un ruolo fondamentale. I punti da risolvere a questo punto della storia sono due: farsi raccontare la storia dagli Avalonesi e cercare informazioni su Rohan. Magari vive ancora qui, magari è morto, ma deve essere molto influente per decidere come e quando terminare una guerra. Bene, fermiamoci qui e vediamo se hai domande da farmi oppure qualcosa da aggiungere a riguardo, domande, ogni cosa.] Allunga il braccio che era dietro la nuca per distenderlo. Inarca la schiena con sopra lei, strizzando gli occhi. Non si preoccupa di tenerla in equilibrio sopra di lui, ci penserà lei stessa.]
SHARIZIAH [Stanza] Ti accarezza i capelli mentre il discorso sul vostro passato, sui cognomi, scema lasciando il posto a quei “Buongiorno” sussurrati solo per voi. E’ ora di mettersi a lavoro, di fare il punto della situazione. Lo fa attorcigliando i tuoi capelli intorno alle sue dita. Sbadiglia. Per gli umani è il riflesso della mente che riprende il contatto con il corpo dopo il sonno notturno. Quelli come te, ovviamente, sbadigliano raramente. Ma adesso bisogna concentrarsi sulla storia della città. Annuisci quando ti parla del tuo compito sull’isola, per confermargli che, effettivamente, adesso ne sai di più. Poi comincia a riferirti il racconto di Leia. Per questo, con due piccoli movimenti, quasi impercettibili, ti assesti meglio sul suo corpo, in modo da prendere la posizione più comoda. Fatto quello presti la massima attenzione alle parole che seguono. Quando pronuncia il nome Devocai, la sua risata viene accompagnata da un tuo sbuffo d’aria, corrispondente ad una risata trattenuta a fatica. Un attimo per poi tornare alla storia -focus mentale +2-. Leia che ha cambiato più congreghe che calzari non gli ha saputo parlare della figura di questo Rohan. Annuisci alla considerazione che è un personaggio fondamentale per la faccenda. {Rohan il diplomatico} ripeti a bassa voce cercando di concretizzare un pensiero che ti passa per la testa. {
Per quanto ne so, il corpo diplomatico dell’isola e della città è rappresentato dalla congrega dei conoscitori arcani. Secondo lo statuto, uno dei compiti degli arcani è proprio quello di ergersi ad aghi della bilancia nei conflitti o nei contenziosi}. Sposti lo sguardo di lato, sul letto, in un punto vicino la testa di Goffredo. Socchiudi le palpebre, poi ritorni a guardarlo. {Se è stato un conoscitore arcano, deve esserci traccia di lui qui dentro. Possiamo cercare in biblioteca se esiste un archivio di tutti quelli che hanno fatto della congrega nel tempo}. Annuisci. Potrebbe essere un punto di partenza. {La cosa che però non ho chiara riguarda la nascita dei cavalieri del caos. Quando è stata creata? E, se esisteva già ai tempi della regina, cosa li ha spinti ad a ribellarsi alla monarchia? Cosa li ha portati a scegliere quel momento piuttosto che un altro? Qual è stata la causa, la motivazione, scatenante?}. Socchiudi adesso gli oggi, riflettendo su queste tue ultime domande. Ed ecco che, proprio parlando di equilibrio, lui cerca di stirarsi la schiena. Lo fa mentre sei distratta a rincorrere i tuoi pensieri. E difatti senti che stai per scivolare giù. E’ lì che con un altro {Uh!} le mani velocemente lasciano la loro posizione, per portarsi sotto la schiena di lui, andandolo ad abbracciare, in modo da mantenere il tuo corpo fermo, ancorandolo al suo. Quando tutto ritorna stabile, ti assicuri che stia comodo, per riprendere la tua pozione, con le mani sul suo petto. Sorridi. {Parlavamo di equilibrio, appunto. Mi chiedo se il Pendragon ci abbia messo lo zampino in questa faccenda}.
GHEOF -Stanza Shariziah- [Le sue braccia attorno alla schiena. Lui continua a guardarla, con la nuca schiacciata sopra il braccio che torna a piegarsi sopra il cuscino. L'altra mano torna sulla schiena di lei, afferrando un lembo del lenzuolo a scoprirle la pelle quel tanto che serve per poterne carezzare senza intoppi la curva. Ha ascoltato tutto per filo e per segno. Annuisce.] Più probabile che i nomi degli arcani che furono si trovino su qualche pergamena dentro questa torre. Con il governo abbiamo cominciato tempo fa a fare un censimento, sicuramente perché gli archivi erano scarni. Ma una cosa va detta. Se la congrega è neutrale perché prendersi la responsabilità di gestire diplomaticamente la politica di queste terre? E poi, da chi è stata decisa questa cosa?
Non dovrebbe essere il Pendragon a reggere gli equilibri della terra? Anzi, proprio lui ha voluto che i suoi... chiamiamoli scagnozzi, restassero fuori dalla questione. Gli arcani, da quel che ho sentito, prima si trovavano su Avalon. Ancor prima su Barrington guidati da un certo Meifer, che vendette i nomi dei confratelli guardiani al Caos proprio quando faceva parte del corpo di Guardia.Un traditore. Pensa che divenne Supremo arcano e, tramando contro il Governo, trasferì la congrega sull'Isola. Finì molto male anche per lui. Imprigionato ed assassinato, per ovvi motivi. Chissà,magari dietro questo potremo trovare anche la causa reale della reclusione della De Morlock. [Sposta lo sguardo verso il soffitto corrugando la fronte, dove la mano non smette di carezzarle la schiena, dal basso verso l'alto, solo con i dorsi delle dita.] Mh.
Per quel che riguarda i cavalieri del Caos. Avrei voluto parlarne direttamente con il Ductor di cui non ho la più pallida idea di chi sia. Esistevano già e rappresentavano cosa..? Una forza dedita alla distruzione. Mi è stato raccontato che quando ha deciso di intromettersi nella politica, quindi con la voglia di conquistare la terra è cominciato il suo declino. Cosa ovvia dal mio punto di vista dato che una congrega che si fregia come caotica non può essere costruttiva quando decide di prendere anziché levare. Una congrega caotica non può per forza di cose stare sotto un dominio. Quindi per creare scombussolamento ha dichiarato guerra ad Avalon con la presa di Barrington. Nel caos non ci sono ragioni. Sono tutte mie interpretazioni ma è tutto da approfondire. [Ferma la mano sulla curva della sua schiena. Intanto sfila il braccio da sotto la testa puntellando il gomito poco sotto la spalla. Ha intenzione di alzarsi e guarda lei annuendo, sporgendo il viso verso di lei. Occhi contro occhi. Una gamba si piega sfilandosi da sotto il corpo di Shariziah. La bocca è estremamente vicina alla sua. Il respiro si fa profondo e muove appena il viso lateralmente, dove la bocca potrebbe sfiorare quella di lei. Non dice nulla a riguardo. La sente. La sente appiccicata. Che facciamo adesso?]
SHARIZIAH [Stanza] Il lenzuolo scivola morbido sulla tua pelle, scoprendoti la schiena. Potrebbe esserci freddo fuori da questo letto, fuori da questo mondo, ma il contatto con Goffredo vi permette di condividere il calore dei vostri corpi. Il lenzuolo non ti copre, ma in compenso il suo abbraccio ti avvolge andando a carezzare la tua schiena con la mano. {Si, intendevo proprio la biblioteca di questa torre. Cercherò nei nostri archivi} Affermi seguendo il filo dei suoi pensieri. Poi lasci che il filo dei suoi pensieri guidi entrambi cercando le risposte alle tue domande e formulandone di nuove. Quando si ferma per guardare il soffitto ne approfitti per parlare. Lo fai mentre l’indice della mano sinistra, poggiando il polpastrello sul suo petto, distrattamente disegna cerchi e spirali. {
Dobbiamo fare un po’ di chiarezza riguardo la figura del Pendragon. Mi è stato spiegato che egli intercede tra la Dea e i suoi fedeli, dunque dovrebbe intervenire solo quando opportuno. La gestione della diplomazia per mano degli arcani credo che sia il modo per evitare inutili guerre e spargimenti di sangue, senza bisogno di chiedere aiuto a chissà quale forza extra terrena}. Lasci poi che i suoi pensieri continuino a fluire. Il ductor del caos. Ricordi che stava scrivendo a lei quella sera, in bettola. Tu sai chi era e lui sa che tu sai. Lo sguardo scende ad osservare i cerchi tracciati lentamente dall’indice. {
E’ morta} tra le sue parole fai insinuare un sussurro così debole che sarà udibile da lui solo grazie alla stretta vicinanza. Il caos è senza Ductor. La Ductor è morta e forse è per questo che non hai trovato i caotici in torre al tuo ritorno. Il suo nome era in quel lungo elenco recitato dal Pendragon stesso, ma lui non può saperlo. Quel lungo elenco in cui erano presenti quasi tutti gli abitanti della torre. Morti. Tutti morti. Continua a parlare e, alla fine di quel discorso, lo senti muoversi sotto di te. Alzi nuovamente gli occhi per cercare il tuo viso e lo ritrovi estremamente vicino. I nasi si sfiorano, le bocche si scambiano respiri che modificano i loro ritmi. La sua gamba si piega, sotto le lenzuola e senti ancora di più la sua presenza intorno a te. Si muove ancora. Le bocche si sfiorano. Socchiudi gli occhi mentre istintivamente il mento si muove verso l’alto nel cercare di prolungare quel contatto appena accennato di labbra. Le labbra si protendono cercando le sue, per poi ritirarsi immediatamente qualora dovessero trovarle. La vista lascia spazio agli altri sensi che adesso si acutizzano: il suo odore che entra maggiormente, tramite le tue narici, dentro di te, la nenia del suo respiro accompagnata dal battito del suo cuore, il contatto tra le vostre pelli. Segui il suo movimento laterale e la punta del tuo naso sfiora la sua guancia. Ci sono troppi oscuri in questa faccenda ed è necessario venirne a capo. La mano destra, dal suo petto, scivola giù sino alla vita e, spostandosi lateralmente, ne afferra con delicatezza il fianco. Il ginocchio sinistro si piega, andando a poggiare la gamba sul materasso, oltre la sua coscia, in modo da avere un punto su cui far leva per alzarti. Allontani, in gesti così lenti da sembrare a malapena percettibili, il viso sperando che segua la scia dei tuoi movimenti. L’intento è quello di farlo sedere sul materasso mentre tu potresti rimanere in ginocchio a cavallo della sua gamba, in una posizione più comoda per entrambi. {Io però continuo a non capire perché un reggente dovrebbe accettare la presenza di un corpo cavalleresco atto alla distruzione nelle sue terre, possedendo già, peraltro, una cavalleria armata}. Lo dici sussurrandolo sulle sue labbra, cercando di mettere insieme i tasselli di quella storia da voi posseduti.
GHEOF -Stanza Shariziah- Ed è così che le labbra si sfiorano. Piano, delicatamente. C'è la voglia di stare vicini, nessuno vuole concedere all'altro che i compiti che devono eseguire decidano di allontanarli fisicamente. E' come se la pelle richiamasse il contatto dell'altra. La fa accomodare sulla sua gamba mentre si alza con la schiena, ritrovandosi seduto, con un braccio che lo regge e la mano che si distende sul materasso, schiacciando con i polpastrelli a trovare il giusto equilibrio e l'altra che permane sulla schiena di lei. Reclina il capo di lato andando a sospingerla appena con la mano verso di sè, dove le dita, le unghie corte vanno ad appropriarsi di quel tratto di pelle, chiudendo l'aria in un pugno, ma solo perchè non può tirarle la pelle, perchè sennò l'avrebbe chiusa dentro il palmo molto volentieri. Quel gesto non fa altro che far ritrovare le nocche della mano contro la curva della sua schiena. Non dice nulla neppure con il volto durante le sue parole nonostante abbia ascoltato ogni cosa con moltissima attenzione, la ratio della disciplina lavora su una altro piano, che va oltre quello fisico. Viaggiano su due livelli differenti. Perchè il corpo di Goffredo non ha nessuna intenzione di sentir parlare di caotici, guardie, pendragon ma la mente è desiderosa di sapere. Di controbattere. Scende con gli occhi sulle spalle di lei, sulle clavicole ed ancora sui seni di questa donna. Che sia mezz'elfo, che sia quel che diamine sia. Donna. Raccoglie le labbra dentro la bocca inspirando aria calda ed espirandone bollente. Chiude gli occhi. Controllo. Si schiarisce la voce con un colpo che proviene direttamente dalla gola che stritola e maltratta le corde vocali, riaprendo gli occhi.] La forza ultraterrena di cui parli ieri si è scomodata per darti un ciondolo ed evidenziare, sottolineare, quello che... ha già detto il Governatore. Mh. [Non parla proprio fluidamente. Ci sono pause tra le sue parole. Deve chiudere gli occhi, ancora, per ritrovare la concentrazione. Uno, due, tre, quattro, cinque secondi. Prosegue:] Se si scomoda per queste cose, dici che non si scomoderebbe per una guerra? Comunque, controlla negli archivi. Non farà [Apre gli occhi] male a nessuno.
Adesso che il Ductor è morto, abbiamo meno possibilità di chiedere in merito. Se solo Eilantia si facesse viva, potrei chiedere a lei. Non so da quanto tempo milita nella congrega ma se le è stato levato il titolo dal governatore, deve essere accaduto qualcosa. Forse all'interno della congrega caotica.
Almarth ha detto che il governo è una cosa e che il caos un'altra. Prima erano strettamente legati. Infatti, vado avanti con la storia perchè non è finita qui. C'era un Ductor. Raine. Il compito di governatore è stato dato al fu Variniel, che faceva parte proprio del Caos. Era, dice sempre Leia, una persona ''rassicurante'', una persona che poteva occuparsi di mettere in piedi una cittadella appena nata. Bene. Alla morte della Ductor, Variniel non ha voluto prenderne il posto, preferendo gestire la cittadella. Mi manca il passaggio da Variniel a Gildor. Di lui non so praticamente nulla. E questo nulla è sparito lasciando il posto ad Almarth, come sappiamo. Si dice chiaramente che il governo attuale è autogestito e non è riconosciuto da nessuno se non dalla popolazione, sempre che qualcuno non decida di punto in bianco di ribellarsi, creando una guerra che potremo chiamare, in maniera ristretta a questo fazzoletto di terra, guerra civile. Fino ad oggi nessuno ha osato destituire il Governo. Sempre Leia, narra che avrebbe dovuto farlo un drago. Nyule. L'ho anche vista personalmente, nella sua forma ed in quella di... drago. Lei era Regina di Avalon. [Piega la gamba libera per spingersi verso la testiera del letto in ferro battuto. Vuole trascinare anche lei in quel movimento, così da trovare appoggio per la schiena. La guarda diritta negli occhi.] Io non so se Almarth si renda conto della pericolosità di questa situazione. Io credo di sì e forse ha voglia che io te facciamo il punto della situazione forse per comprendere come gestire. Qui manca un ruolo. Non si può chiamare governo, deve esserci qualcuno a presidiare, figura che in questo giro politico manca. Se fossi assetato di potere potrei chiamare a me accoliti che mi permetteranno di salire sul trono che al momento è VUOTO. Quella che c'è è una dittatura chiamata governo. Governo che fa tante cose belle, che mette su torri e palazzi, ce guarda al bene comune ma che si permette di giustiziare persone sotto leggi che sono state scritte non so quando, non so da chi. Quelle che esistono appartengono a quando Variniel era al potere, quindi si può supporre che siano leggi dettate dai cavalieri del Caos, i veri sovrani per diritto di queste terre. Chiaro? [ Adesso ambo le mani cercherebbero di afferrarle i capelli per tirarglieli indietro e chiuderli in una coda, che stringe tra le dita che si intrecciano. Gli avambracci sono posati spalle di lei. La guarda. In viso è serio.]
SHARIZIAH [Stanza] Ti sei accomodata sulla sua gamba. L’hai fatto cercando di bilanciare il peso tre le tue ginocchia, in modo da non infastidire i suoi muscoli. Lui ti ha seguito in quel movimento, lasciandoti fare. Di più, adesso che siete in questa posizione cerca di tirarti a sé. Ti avvicini. Siete due magneti che si attraggono in maniera così potente che, una volta a contatto, diventano difficili da separare. La mano che tiene il suo fianco lo stringe, senza però fargli male, per poi sciogliere i muscoli, rimanendo comunque ancorata lì. Lui inizia a parlare, ma ha bisogno di concentrazione. Lo vedi chiudere gli occhi. Momenti di rispettoso silenzio, mentre lui raccoglie il filo del discorso. Ne approfitti per guardarlo, per cercare di sistemare i tuoi pensieri e, si, anche per goderti il suo odore. Quando ricomincia a parlare tieni la concentrazione viva sul suo discorso, cercando di assimilare tutto quello che ti dice. Non lo interrompi. Solo, di tanto in tanto, fai qualche cenno con il capo, per segnalargli che lo stai seguendo. Lui traccia la linea temporale di quel governo, nato sotto l’ombra della congrega caotica, ma che adesso sembra risplendere di una luce che non si capisce da dove venga. Arricci il labbro, assumendo un’espressione attenta e interessata, ma al contempo crucciata. Nel frattempo si muove. La sua gamba si piega e lui si spinge indietro, per appoggiarsi alla testiera. Si mette comodo. Il tuo corpo intanto, senza aver ricevuto nessuno ordine particolare, segue quel movimenti, lasciando che le gambe scivolino sul letto fino a raggiungerlo. Il trono della città è vuoto. I tuoi occhi assumono uno sguardo interrogativo. Il caos è il sovrano di queste terre. Le sue mani adesso salgono sulle tue spalle, andando oltre, ad intrecciarsi tra i tuoi capelli, scombinati dal letto e dalla notte. A quel ‘chiaro?’ le labbra si arricciano un po’ di più. Lo guardi dritto negli occhi ancora per un secondo, poi lo sguardo scende sul suo petto, lasciando che la mente raccolga e organizzi i pensieri. {Lasciami fare il punto della situazione}. Mentre la bocca parla, lo sguardo risale sul suo viso, a cercarlo. {C’era un tempo in cui il regno di Avalon si estendeva anche alla terraferma. Poi un giorno un gruppo di cavalieri uniti nello scopo di seminare caos e distruzione decide di insorgere. Inizia così una guerra che, seguendo il consiglio di un certo Rohan, si decide di risolvere tramite un duello diretto}. A questo punto fai una pausa per prendere fiato. Gli occhi non hanno lasciato i suoi un attimo, in cerca di conferme. {Vincono i caotici che prendono il controllo della città, ma decidono di non governarla direttamente. Lasciano, piuttosto, il posto a Variniel. Da lì in poi il governo inizia un lento e inesorabile distacco dai cavalieri del caos che, tuttavia, non si ribellano, lasciando che la storia segua il suo corso}. Ti fermi, mentre gli occhi si socchiudono, arricciando il naso, in un’evidente espressione dubbiosa. {Per di più, di recente, Avalon ha firmato un accordo di pace con il governo di Barrington. Ci sono parecchie cose da chiarire in questa storia}. Scuoti il capo, una volta. {Dobbiamo capire la posizione dei caotici rispetto al nuovo governo e il perché, ad un certo punto, abbiano scelto di lasciar perdere. E’ vero che la ductor è morta, ma il Pendragon ha chiesto agli interessati di cercare il medaglione. Possiamo aspettare che decida a chi affidare la guida della congrega, per poi chiedere spiegazioni al nuovo Ductor}. Lo guardi di nuovo negli occhi, sciogliendo l’espressione, rendendola meno contrita. {Nel frattempo potremmo chiedere udienza alla regina di avalon. So che tu non vuoi mettere piede sull’isola, ma potrei andare io, per ascoltare la storia anche da un altro punto di vista}. Annuisci guardandolo negli occhi. {Si potrebbe anche parlare con i membri del governo che hanno visto succedere più di un governatore: propongo di incontrare madama Melisande e madama Edave. Non so se conosci qualcun altro, nel qual caso è bene metterlo nella lista}. E’ una storia che presenta troppi pezzi sconnessi da rimettere insieme: più punti di vista avrete, più completo sarà il quadro. Fermi adesso le parole e torni nel silenzio. C’è, in tutto questo discorso, qualcosa che adesso è arrivato il momento di approfondire. Ti assicuri di avere la sua attenzione. {
Il Pendragon intercede tra fedeli e Dea. Per usare il paragone con il quale è stato spiegato a me: ricopre il ruolo che hanno i santi per i cristiani}. Lo guardi. Il suo amico… Riprendi subito il discorso. {Potrebbe aver scelto di non intervenire, se non per mezzo dei medaglioni, lasciando agli uomini la scelta, oppure potrebbe essere intervenuto nella stessa figura di Rohan che, magari, scopriremo non essere un conoscitore arcano. Per quanto mi riguarda, credo che sia intervenuto per chi ha al collo uno dei suoi medaglioni, e che la mia nomina sia stata solo una decisione collaterale}. Scuoti lievemente il capo. {A proposito, ho chiesto delle linee del drago, di cui mi avevi parlato, ma pare che non c’entrino niente con i draghi di Avalon, o almeno questo è quello che è venuto fuori dall’incontro con Aingeal. Mi ha anche raccontato la storia dei draghi sull’isola, ma non so se ti interessa saperla}. Lasci quella mezza richiesta in sospeso, lasciandogli intendere che, com’era prevedibile, alla fine la tua curiosità ha avuto la meglio anche in quella discussione, chiedendo più del programmato. Accenni un sorriso. Intanto un pensiero vola fugace nella tua mente. Lentamente abbassi le palpebre lasciando che il suo calore ti avvolga e che il suo odore ti invada. Lo fai mentre scivolando con le gambe cambi posizione, sedendoti tra le sue gambe, lateralmente. Le ginocchia si piegano, lasciando che la gamba di lui, su cui prima eri seduta, stia sotto di loro. La mano che teneva il suo fianco adesso si spinge un po’ più dietro la sua schiena. Ci sono una marea di cose da fare, ma lasciami ancora un po’ qui, con te, tra te, mentre ne parliamo.
GHEOF -Stanza Shariziah- Le lascia fare il punto della situazione. Lo fa guardandola in viso. Inspira ed espira. Si permette solo qualche aggiunta al suo resoconto, come ad esempio:] Variniel era un caotico ergo, il Governo era parte del caos. Morta Raine lui non ha voluto prenderne il posto bensì continuare a governare. Io credo che a seguire, non ci sia stato lo stesso leader. Magari i contatti tra governo e congrega dei caotici sono divenuti meno saldi, non lo so. Quando muore un leader è normale che ci siano delle rotture, delle crepe, dello scompiglio e quindi, a seconda di chi sale al potere le cose cambiano, magari anche le leggi interne, addirittura gli scopi principali. [La guarda più in fondo mentre la osserva proseguire nel discorso. In qualche modo anche qui il leader è venuto a mancare. Addormentato, protetto, ma insomma. Adesso il leader qui, in questa congrega, è lei. Arcua velocemente le sopracciglia quando si parla di accordo di pace.] Per dimenticare le vecchie divergenze. Per evitare altre guerre. Per rinsaldare la posizione di un governo che traballa sotto il profilo della chiarezza sulla sua posizione politica. Forse si sono semplicemente dimenticati di cambiare il nome da ''Governatore di Barrington'' a ''Re di Barrington'', magari perchè a loro piaceva distinguersi dalla monarchia Avalonese, non lo so sinceramente, sembra veramente una storia astrusa. In ogni caso, visti i punti oscuri, conviene approfondire. E sì, dividiamoci i compiti. Tu dalla Regina. Io dal Governo. Meglio partire dalla Vice. Io ho parlato con Leia e mi era stato consigliato di parlare con Stavrogin, colui che vinse durante l'ultima battaglia decisa da Rohan. Gli scrissi ma pare essere svanito nel nulla dopo che c'eravamo accordati per vederci. [Fa silenzio poi. Silenzio quando si riprende a parlare di Pendragon. Viene paragonato ai santi. Corruga la fronte. Questa cosa non gli piace. Non sorride. Per un momento distoglie lo sguardo da Shariziah. Proprio lo perde. Ma che dice. Ma come può dire una sciocchezza del genere. Questa cosa va a puntellargli il fegato. Sbatte le palpebre una sola volta, ma fermamente. Addirittura si trova a perdere la prima parte del discorso. Cerca di riallacciarsi seguendo il filo delle sue ultime parole, quelle che riguardano una persona che magari scopriranno non essere un conoscitore Arcano. Sta parlando di Rohan. La guarda negli occhi. Arriccia gli angoli della bocca, deglutendo. Vai avanti. Si acciglia ma ascolta. Una mano va a farsi tra i capelli nel tentativo sciocco di rimetterli in ordine.] Vedremo anche in questo caso, quando ne sapremo di più su questo ciondolo. [Lo dice in maniera piuttosto seccata, ma è nitido nei ragionamenti. La fa proseguire.] Ah, non c’entrano niente i draghi con le linee del drago. Non c'entra niente con il fatto che l'abbazia di Glastonbury è su una di quelle linee e non c'entra niente che quest'abbazia è una sorta di portale, nelle fondamenta tra Glastonbury ed Avalon. Non c'entrano niente con i draghi che sono sull'Isola. [Alza un sopracciglio. Ha anche chiesto sulla storia dei draghi su Avalon. Non dice nulla, lasciandola accomodare tra le sue gambe. Non la sposta, assolutamente. Agevola i suoi movimenti, guardando avanti a sè, respirando profondamente, piano. Lascia qualche momento di silenzio assoluto. Lascia per un attimo i santi. Non li scomoda per adesso. Un braccio va ad avvolgerle le spalle, trascinando la mezza verso il suo petto.] Se ne hai voglia, raccontami questa storia. [Lo dice piano, senza guardarla inizialmente per poi abbassare le palpebre aiutando le iridi ad abbassarsi su quelle di lei, a cercarla con lo sguardo.]
SHARIZIAH [Stanza] Fate il punto della situazione. Lo fate insieme. Vi dividete i compiti e la gente da incontrare, almeno per ora. Stravrogin è sparito nel nulla: ultimamente sembra diventata una nuova moda. Almeno per ora sapete come proseguire, come cercare nuovi tasselli del puzzle. Bene. Poi il discorso cambia, e con esso l’espressione di Goffredo. Smette di guardarti, si distrae, si sistema i capelli. Poi ritorna e lo fa con tono seccato -empatia +2-. Cosa l’ha disturbato tanto? Il fatto che hai nominato i santi della sua religione? Eppure hai solo riportato un esempio. Eppure eri stata avvertita dall’astio che possono provare le religioni le une per le altre. Non sai proprio come rispondere alla domanda successiva. Parla di portali tra Avalon e Glastonbury. Lo guardi con evidente sguardo confuso. Ti chiedi di cosa stia parlando esattamente, ma a lui non lo dici direttamente. Lasci piuttosto che lo facciano i tuoi occhi, ma non insisti e, dopo giusto un attimo, abbassi lo sguardo, proprio davanti a te. Ti sposti accomodandoti su di lui. Ti lascia fare. Ti stringe a se. Appoggi l’orecchio a punta sul suo petto. Senti i battiti del suo cuore. Rimanete così per un momento e le tue orecchie percepiscono bene che due battiti che, nel frattempo, cercano di sincronizzarsi. Sembrano due metronomi posti sulla stessa pedana. Tum tum. Percepisci il suo respiro profondo e, stavolta, sei tu a donargli il tuo calore, a fargli sentire la tua presenza. Li sentirà lui quei due battiti, o quei ritmi sono frutto delle tue orecchie elfiche? Ti poni quella domanda e alzi lo sguardo, cercando il suo, come se potessi trovare la risposta sul suo viso. Ti chiede. I vostri occhi si incontrano. {
Pare che un tempo i cieli di Avalon fossero solcati da qualsiasi tipo di draghi. Poi due semidei, Hasgarlt e Chevalier, lottarono in uno scontro epico. Il primo, Harsgalt, venne sconfitto e cacciato per sempre dai territori del secondo, che conquistò il titolo di nuovo Pendragon. Questi decise inoltre di maledire tutti i draghi schierati dalla parte delle suo rivali, insieme ai loro discendenti, impedendogli di tornare sull'Isola di Avalon. Hasgarlt usò però il suo potere per benedire le discendenze dei suoi alleati, consentendo loro di tornare a manifestare la loro presenza sull’Isola, tramite la simbiosi coi cavalieri}. Racconti quella storia mantenendo un tono basso, lasciando che le parole scorrano con la dovuta lentezza, come se stessi leggendo un libro per lui. Ma, durante quel racconto, cerchi di non interrompere il contatto con i suoi occhi.
GHEOF -Stanza Shariziah- La guarda. Cerca tranquillità. Cerca di levarsi di dosso una sorta di negatività che in realtà se la porta dietro da tutta una vita. Pessimismo e fastidio. Quella è una parte integrante del suo essere, ma adesso ci sta come i cavoli a merenda. Come se fosse arrivato qualcuno a rompere le uova nel paniere. Sentirsi estraneo nel proprio corpo. Non perdersi dentro queste piccolezze che a volte prendono un'importanza tale capaci di portarlo chissà in quale mondo. Goffredo è sempre stato un egoista. Questo è un dato di fatto. Pnesare a sè stesso. Se lei lo guarda lui adesso si trova a posare la nuca contro la testiera tenendo il contatto visivo con lei per poco perchè chiude gli occhi. Shariziah, tu che senti il cuore più forte di lui. Lo sentirà che il cuore perde due battiti? E' proprio nel bel mezzo del racconto che due colpi sono più forti e per poi, dopo una brevissima pausa, riprendono il ritmo costante di prima. Le mani si stringono attorno alla spalla più esterna di lei. La sente tutta, la sente vicina, se la avvicina di più ma gli occhi restano chiusi. La fa finire e lascia nuovamente il silenzio a far da padrone. Inspira il suo odore. Schiaccia le palpebre tra di loro. Prende il labbro inferiore dentro la bocca dove la lingua passa a carrezzarlo qualche momento. Riapre gli occhi scivolando a cercarla con gli occhi. Annuisce a lei. Libera il labbro intrappolato in bocca restando ancora a guardarla. Starebbe per cominciare a parlare ma riesce solamente a fare un sorriso dispiaciuto. Scuote piano il capo. Abbassa il viso a posare le labbra sopra i capelli di lei. Ci posa la guancia là sopra e, puntando il muro comincia a parlare a voce estremamente bassa, quasi un sussurro che lascia sfuggire un filo di voce.] Quindi mi stai dicendo che due semidei, dopo aver combattuto per... per cosa? Non importa, aspetta, sh. Ha vinto Chevalier ed Harsgalt è stato cacciato da questo mondo trascinandosi dietro un sacco di draghi. Però Harsgalt ha salvato la discendenza dei suoi accoliti permettendo di infilarsi direttamente nei corpi e nelle menti di questi cavalieri del drago. Quindi queste persone sono contro il Pendragon, giusto? Perchè se Pendragon/Chevalier non voleva nè Harsgalt nè i suoi seguaci... [Alza il viso a cercare il suo viso. Corruga la fronte ad osservarla. Gli viene da ridere.] Io credo che impazzirò. Giuro. [Quelle parole le dice con un tono quasi ilare, di mezzo sconcerto e confusione.] Chiariscimi questa situazione oppure giuro, mi alzo ed esco da questa stanza, nudo piuttosto, e vado a leggere qualche libro nella camera di Had de Morlock, magari qualche suo manoscritto, sia mai che mi possa spegnere il cervello per un po' di tempo. [Non ci sta troppo a guardarla mentre dice quel che dice, anzi. Posa le labbra sopra la fronte di lei, scuotendo piano piano il capo.]
SHARIZIAH [Stanza] Ti stringi a lui e lo senti che quel cuore si perde per un attimo. Lo ascolti, ma non dici niente. Shhh. Dagli il tempo di riprendersi, di ritrovarsi. Ecco, bravo così. Le sue braccia ti avvolgono, congiungendosi sulla tua spalla. Lo senti come ti stringe. Potendo infrangeresti quelle barriere imposte dalle pelli. Ti ritrovi a socchiudere gli occhi quando stringendo le spalle, ti accucci dentro quell’abbraccio. Lo fai come se volessi fargli sentire la tua presenza rendendoti però, allo stesso tempo, non ingombrante. Rimani lì, ma volti un po’ il capo per cercarlo con lo sguardo, continuando quel racconto. Piano, piano. Quando finisci osservi i suoi gesti successivi. Poggia la guancia sui tuoi capelli, inizia a parlare. Non lo interrompi. Soltanto sorridi quando ammette che crede di poter impazzire con quei racconti. Annuisci pensando all’ironia intrinseca di questo momento. Non era stato forse quello il tuo pensiero dominante, dopo la scoperta che le storie recintate nei libri, in fondo, non sono solo racconti di fantasia? Ma ciò che viene dopo è estremamente più ilare. Lo lasci parlare, ma quando minaccia di uscire nudo dalla stanza, per correre in quella di Had, istintivamente porti le tue mani dietro la sua schiena, quasi per trattenerlo. Non sia mai che gli venga in mente di fare seriamente una cosa del genere. Non sia mai che cerchi un modo per smettere di ragionare. Lo fai seguendo la scia del suo scherzo, ma tenendolo tra le tue braccia. {No, aspetta!}. Lasci che poggi le labbra sulla tua fronte. {
Hasgarlt e Chevalier erano entrambi votati all’equilibrio. Sebbene non si conoscano le ragioni per le quali il loro combattimento sia iniziato, si sa che avevano un obiettivo comune. Per quanto riguarda i draghi, Hasgarlt riuscì a togliere questa maledizione dalla progenie dei suoi alleati. Questo vuol dire che essi non sono contro il Pendragon. Sebbene non possano mettere piede ad Avalon fisicamente, gli è concesso, “abitare” l’isola indirettamente, attraverso i cavalieri con cui sono in simbiosi. E’ come se i cavalieri siano il tramite attraverso cui la maledizione è stata spezzata}. Rimani adesso in silenzio per riflettere su quella storia. Qual è la scienza che regola queste terre? Può davvero succedere di tutto? Lasci che quel silenzio vi avvolga, per permettere a lui di esporre i suoi dubbi o, altrimenti, solo per godervi quel momento. L’orecchio, la guancia, tutta quella metà del viso, poggiano sul suo petto. Chiudi gli occhi. Poi un sussurro esce dalle tue labbra. Lo fa mentre gli occhi si riaprono. {Scherzi a parte, dovrei realmente andare nello studio del supremo, per capire cosa sia rimasto in sospeso da fare}. Lo sussurri per non spezzare quel momento. Lo fai mentre la mente, pigramente, cerca di riportare in luce i lavori da finire.
GHEOF -Stanza Shariziah- Si fa cingere allontanando le labbra dalla fronte di lei. Le braccia di lui vanno ad abbracciarla spingendo la schiena sulla testiera del letto. Resta con il sorriso sulle labbra guardando davanti a sè.] Tu mi dici di aspettare, intanto Santo Pendragon, l'intermediario della Dea, che voleva l'equilibrio come Santo Harsgalt, fanno una guerra furiosa e Santo Pendragon, visto che è l'equilibrato intercessore della Triade, caccia via i draghi però per premio li fa vivere inscatolati dentro i corpi che possono vivere su questa terra. Questi corpi li sceglie il Pendragon? Come dire. ''Io San Pendragon da Avalon, concedo al mio grande amico San Harsgalt che ho combattuto e sconfitto, gli permetto di far tornare la progenie dei draghi cacciati via da questa terra dentro i corpi che scelgo io! Ma che meraviglia!! Così almeno mantiene l'equilibrio della terra, ma credimi, portano squilibrio al mio cervello. Ma forse è questo il fine. Portare disequilibrio per il volere del Santo. Invece le Sacerdotesse non sono il tramite in carne ed ossa della Dea? Sono le figlie...? Dai Shariziah. Dai. Non diciamo sciocchezze. Non torna un bell'accidenti, ma valle a a sezionare certe cose. La fai facile tu. Non doveva essere San Chevalier Pendragon a levare la maledizione? Se il Pendragon non voleva i draghi ed ha sconfitto Harsgalt, ma Cristo... La cosa bella è che queste cose esistono. Perlomeno le allegorie con la quale è stata scritta la Bibbia... Cioè, io credevo fossero allegorie. Poi arrivi su questa terra e ti ritrovi dràaghi, magia, pentacoli mondi assurdi. Facciamo una bella cosa. Non andiamo ad infossarci in discorsi del genere che ci perdo la ragione, giuro! [Mentre lo dice, in maniera concitata e divertita, la guarda cullandolo qualche secondo tra le braccia, scuotendo il capo lentamente, come se stesse quasi per scoppiare a ridere ma non lo fa perchè un sopracciglio trattiene, nel suo tendersi verso il basso, l’ilarità lasciando spazio ad un'ironica espressione di sconforto. Lascia però adesso qualche momento prima che lei riprenda con le ultime, qualche momento di silenzio lasciandole il viso con lo sguardo puntando il suo corpo acciambellato tra le sue gambe, tra le sue braccia. Fuori il sole è alto. I raggi del sole entrano donando alla stanza una luce soffusa, tiepida, ma luminosa, quella del mattino inoltrato.] Dovresti andare nello studio. Magari ci trovi i nomi dei Santi Pendragon e non solo! Potrebbe esserci l'uomo incappucciato che ti aspetta con un anello di fidanzamento e andrà bene così, magari finisce che sono pure felice di quel che ti proporrà. Un matrimonio in grande stile con tanto di draghi di Harsgalt a farvi da testimoni, tramite ovviamente i cavalieri del drago perchè anche se Harsgalt è un semidio che aveva lo stesso amore per l'equilibrio e si è fatto da parte ha voluto nonostante tutto che i suoi, chiamiamoli piccoli figli santi, fossero partecipi del lieto evento di San Pendragon. Magari ti consiglio una cosa, c'è un modo per farmi smettere di inventare storie fantastiche che hanno lo stesso spessore di quella di compare Har e compare Cheva. Alzarti, metterti qualcosa addosso e cominciare a mettere per iscritto quanto ci siamo detti. O se non lo vuoi fare lo farò io al tuo posto. Sai quanto so essere ordinato. [Le sorride. E' un sorriso che ha dentro una serenità ritrovata. Una serenità che non è normale vederla sul suo volto. Ma è così tranquillo adesso, con lei.]
SHARIZIAH [Stanza] Ti abbraccia. Si mette comodo. Rimani lì tra le sue braccia, in una comoda posizione per entrambi. Comincia a parlare con un tono decisamente ironico. Lo ascolti attentamente, mentre sorridendo trattieni a stento una risata. Quando ti chiede di non dire sciocchezze, volti il viso a cercare i suoi occhi. Noti l’ironia e quella finta espressione di sconforto. Scuoti il capo, il sorrisetto ironico permane imperterrito. Ti culla tra le sue braccia. Rimanete così in silenzio, finché non si riprende a parlare della stanza del supremo e dell’uomo incappucciato che ti chiede in sposa. Sorridendo scuoti il capo, in segno di rassegnazione per l’andazzo preso dalla discussione. {Oh beh! Se c’è la possibilità che incontri il pendragon e che mi chieda in sposa, magari dovresti venire con me. Mi servirà un testimone e forse anche qualcuno che mi accompagni all’altare}. Lo guardi con un’espressione che trattiene faticosamente l’ilarità. {E soprattuto qualcuno che mi sorregga. Credo che il mio corpo e la mia testa non possano sopportare tutto l’equilibrio di pendragon, draghi e semidei insieme}. Sbuffi una risata dal naso. E’ davvero necessario dirgli che quella storia fa uscire matta anche te? Dovrebbe saperlo. Il collo adesso di curva in avanti, il mento si abbassa. Con le labbra raggiungi il braccio che ti cinge da davanti. Le poggi lì sopra. Un morbido bacio sulla sua pelle. Un punto insolito, sicuramente. E’ come se lo stessi marchiando. Un segno che però non è visibile agli occhi. Non una catena, non un segnale, solo una volubile traccia della tua presenza lì, tra quelle braccia. Torni a guardarlo. {Scriverei volentieri, ma sono senza pergamene in questa stanza. In realtà credo che siamo rimasti senza pergamene e inchiostro nell’intera Torre. L’unico posto in cui posso provare a cercare è realmente lo studio}. Scuoti la testa, una volta. Stai rimettendo su la Torre da sola, dopo l’abbandono dei caotici. {Devo andare al mercato a farne una buona scorta. Dovrei comprare anche pergamene e inchiostri anche per la stesura finale del libro, hai richieste particolari?}. C’è la serenità di due menti che lavorano lasciando che i corpi trovino appagamento l’uno nell’altro. Piani, programmi, organizzazione. Insieme.