ATTENTI AL NASO DI PINOCCHIO!

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INES TABUSSO
00venerdì 12 agosto 2005 00:16

Data: 11/08/2005
Testata: UNITA'
pag.: 1
Titolo articolo: PINOCCHIO LO SCALATORE
Autore: TRAVAGLINI MARCO [sic: forma inconscia di autocensura preventiva?]

F. 1
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/050811/879mw.tif



CREDERGLI O NON CREDERGLI? C'ENTRA O NON C'ENTRA?
SI ACCETTANO SCOMMESSE, E C'E' CHI METTE SUL PIATTO LE DIMISSIONI (MA C'ERA
ANCHE QUALCUNO CHE PROMETTEVA DI INCATENARSI A NON SO QUALE CANCELLATA DI
SAXA RUBRA O DI VIALE MAZZINI, SE CACCIAVANO SANTORO DALLA RAI: POI SANTORO
NON S'E' PIU' VISTO E NON SI E' VISTO NEANCHE UN INCATENATO):



Il caso
INTERVISTA Il banchiere d'affari Ubaldo Livolsi, già inventore del marchio
Mediaset e tuttora nel Cda Fininvest, in un?intervista al Corriere ha ammesso
di lavorare alla scalata Rcs in cordata con Ricucci. Berlusconi ha però smentito
d'essere coinvolto, «Livolsi non lavora per me»
BONDI
Anche il coordinatore azzurro Sandro Bondi (foto) , al Corriere , ha detto:
«Dietro l'offerta di acquisto non c'è il premier e neppure la sua ombra».
Quanto alle critiche al Corriere , «ci è pregiudizialmente ostile», ha aggiunto.
E infine: «Ricucci? Non lo conosco. Non sono persone che frequento anche
perché per fortuna faccio una vita molto semplice e ritirata»


"... I due poli invece si ricompongono nel giudicare il possibile coinvolgimento
di Silvio Berlusconi sui progetti di scalata alla Rcs da parte di Stefano
Ricucci, ed è ancora la Lega a dettare la linea più estrema. Il ministro
per le Riforme Roberto Calderoli non solo accredita le smentite del premier
che nega ogni velleità di conquista ma ha aggiunto che se fosse vero "io
sarei la persona più felice perché il Corriere ne guadagnerebbe in obiettività.
Ho parlato molte volte con Berlusconi è impossibile che il Corriere sia così
di parte. Era il caso di metterci la testa, ma sono rimasto inascoltato".
Il suo collega Maroni ha addirittura lanciato l'allarme: "Non vorrei che
dietro ci fosse una qualche forma di spionaggio industriale legata alla Rcs".
Il ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione conferma: "Berlusconi dichiara
di non essere coinvolto nella scalata al gruppo Rcs ed io gli credo - e aggiunge
- non condivido lo scandalo che un Ricucci possa diventare il proprietario
del Corsera se è un'operazione pulita".
Nell'opposizione c'è diffidenza sulle smentite del premier. Il portavoce
dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, parla di un "aggravamento del conflitto
d'interesse"
Critica anche la Cgil attraverso la segretaria confederale Nicoletta Rocchi:
"Non molti anni fa c'era chi temeva di morire democristiano - argomenta la
Rocchi - oggi dovremo forse temere di finire tutti dipendenti della famiglia
allargata del Premier".
(Corriere della Sera, 11 agosto 2005)





11/08/2005
L'UNITA'
SE BERLUSCONI HA MENTITO SU RCS CHIEDERO' LE DIMISSIONI
VENTURELLI LUIGINA intervista OSTELLINO PIERO
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/050811/879nv.tif




"CORRIERE DELLA SERA"
11/08/2005
COLOMBO: IO NON CREDO A BERLUSCONI PUO' CONVINCERE TANTI A SCALARE RCS
Intervista a: FURIO COLOMBO
di: GIANNA FREGONARA

Le circostanze dimostrano che il Cavaliere è solito portare a termine i suoi
piani. Ha fatto così con i giudici, vendicandosi del passato e si è impossessato
della Rai come aveva sempre pensato
Centrosinistra
ROMA - «Non credo alla smentita di Berlusconi perché l'esperienza mi ha insegnato
che a Berlusconi non si può credere». Messa così, lei sembra un po? prevenuto.
«No, sono le circostanze che dimostrano che Berlusconi è solito portare a
termine i suoi piani, siano di vendetta o di impossessamento. Ha fatto così
con i giudici, vendicandosi del passato. E, alla fine, si è impossessato
della Rai come aveva sempre pensato. Con questi due precedenti, quello che
la criminalistica americana chiama l'"emmeo", il modus operandi , autorizza
a pensare che Berlusconi sia coinvolto nella scalata».
Furio Colombo, ex direttore dell' Unità che oggi si definisce un «attento
esponente dell'opinione pubblica», è più che preoccupato per quanto sta succedendo
attorno alla Rcs, perché «siamo di fronte ad un problema di una enormità
intollerabile, che può creare una situazione al di fuori di ogni legalità».
E tutto questo ha un nome: «Conflitto di interessi».
Anche Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia, dice che Livolsi non è più
il banchiere di Berlusconi. Il centrosinistra chiede che il premier venga
in Parlamento. Che cosa deve fare il Cavaliere per smentire?
«C'è un problema immenso di conflitto di interessi, lo notano anche personaggi
che non sono di sinistra come Giovanni Sartori o Sergio Romano, dunque non
è una stranezza parlarne. Il punto è che Berlusconi, con il suo doppio ruolo
di politico e di imprenditore, può anche non mentire tecnicamente, ma può
mobilitare persone affidabili e a lui vicine che facciano la scalata per
lui, come di solito avviene nel giro delle imprese».
Però se si parla di imprenditori vicini ai politici, ci sono anche casi nel
centrosinistra. In questi giorni il centrodestra si difende citando il caso
Unipol-Bnl e i legami D?Alema-Consorte.
«Nel caso ci siano rapporti tra politici e affari è necessario che le cose
siano sempre separate e illustrate bene all'opinione pubblica. Ma questi
eventuali casi non riguardano il conflitto di interessi e dunque il deficit
di democrazia».
Si dice che per questi "affari di sinistra", i Ds siano meno rigorosi nel
protestare contro Berlusconi. E? vero?
«Non capisco come si possa essere più miti nei confronti del conflitto di
interessi in nome di altre questioni. Non so se le cose stiano così, e comunque
non posso pre-scandalizzarmi. Per il momento e per quel che ne so, il tratto
sistematico della menzogna non è proprio di tutti i politici: non estendo
il berlusconismo al di fuori di Berlusconi. Altri problemi spero che non
ci siano, non ce li hanno detti, vorrei essere rassicurato ogni volta che
c'è un'ombra o un'incertezza. In questo momento c?è la scalata al Corriere
, ci sono azioni della magistratura su Fiorani. E' lì che va concentrata
l'attenzione. C'è dell'altro? Mi raccomando diteci sempre tutto di tutto.
Non dubito dei Ds, nè credo abbiano intrallazzi».
Berlusconi non dirà la verità, però anche a sinistra c?è chi fa affari con
lui.
«Carlo De Benedetti stava facendo un errore, sono felice che si sia prontamente
esonerato. Sarebbe andato nella direzione di quella commistione infinita
che piace a Berlusconi, di quel tentativo di contagio insopportabile che
il premier porta avanti da sempre. Ero allarmato e sono rassicurato. Dicono
che De Benedetti ci abbia guadagnato: nessuno può chiedere ad un uomo d?affari
di perderci».
C?è la questione morale?
«C'è eccome, ma non facciamo il gioco macabro di porla uno contro l?altro,
soprattutto in questo momento in cui c'è l'incubo di Berlusconi. Chi ne è
estraneo deve unire le forze per liberare il Paese. Non facciamo il gioco
che ognuno si libera dell?incubo passando il cerino acceso all?altro. Io
sto con Prodi, facciamone la bandiera dell'Unione».
Non crede che in queste operazioni finanziarie si stia giocando anche un
pezzo di partita nel centrosinistra?
«Avendo Berlusconi il controllo dei tg Rai, ogni cosa è contro il centrosinistra».
Anche con Petruccioli presidente?
«Non credo, della sua Rai ancora non sappiamo niente».



Corriere della Sera
11 agosto 2005
Non è tangentopoli, ma forse è peggio
AVVENTURIERI ALL?ASSALTO
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

A differenza di altri, noi crediamo a ciò che ha detto Silvio Berlusconi
quando ha assicurato di non avere alcuna parte nella scalata alla Rcs. Ci
crediamo, vogliamo crederci, perché ci sembra ovvio che in un Paese serio
si creda alla parola del presidente del Consiglio, almeno fino a prova contraria:
e tale non ci pare neppure il fatto, per altro inoppugnabile, che troppe
volte, in altre occasioni, le sue parole hanno reso un pessimo servizio alla
verità. Ma il punto non è tanto quello dell'effettiva attendibilità del presidente
del Consiglio nel caso specifico: è il dubbio massiccio e permanente che
su faccende importanti come queste grava da anni e anni su ogni sua parola
e azione, rendendone la figura costantemente ambigua e non credibile agli
occhi di una parte vastissima dell?opinione pubblica interna e della maggioranza
degli osservatori internazionali. Un sospetto, una diffidenza costanti aleggiano
intorno al presidente del Consiglio italiano ogni qualvolta si tratti di
soldi, di aziende, di affari e di tutto ciò che abbia a che fare con queste
cose, sia direttamente che indirettamente, sia nella sfera pubblica che in
quella privata.
Berlusconi dirà sicuramente che ciò accade perché contro di lui esiste un
pregiudizio instancabilmente e maliziosamente alimentato dalla sinistra per
screditarlo e demonizzarlo. Ma non è così: o meglio, il tentativo di demonizzarlo
c?è, ma il tentativo non ne spiega il successo. In realtà, sospetti e diffidenze,
nonché il successo della demonizzazione ora detta, si spiegano con quella
cosa che Berlusconi conosce benissimo e che si chiama conflitto d'interessi.
È il conflitto d'interessi - a dispetto di ogni promessa mai sciolto, ma
sempre furbescamente aggirato - che gli ha fin qui impedito di incarnare
qualunque immagine istituzionale vera; è quel nodo che lo rende un candidato
dato per perdente alle prossime elezioni perché perdente è il bilancio dell?azione
del suo governo, di continuo condizionata da quel conflitto, che si trattasse
della televisione, della magistratura, del calcio, della legislazione societaria,
delle banche o di che altro. È il conflitto d'interessi che dal 2001 rappresenta
la palla al piede per il ruolo politico del capo della destra, tra l?altro
sottoponendone la maggioranza a continue, sfibranti, tensioni.
È altresì questa situazione che oggettivamente alimenta non solo le voci
circa sue presunte mosse improprie (come sarebbe quella di una scalata a
una casa editrice) quanto quel clima più generale fatto di progetti avventurosi,
di protagonisti improbabili e di rilassatezza dei controlli e delle regole
che da tempo si respira nel Paese. Non è una nuova tangentopoli, certo. Ma
è qualcosa che alla fine produce un intreccio tra politica e affari egualmente,
o forse anche più, patologico, dal momento che sulla scia dell'esempio fornito
dal presidente del Consiglio, per politica oggi si deve intendere quasi esclusivamente
la rete di relazioni, il circuito di influenze, i disegni di potere, le leve
economico-finanziario-giornalistiche facenti capo non già a partiti e correnti
ma a singole individualità impegnate in un accrescimento di potere anch?esso,
alla fine, esclusivamente personale. Talvolta avventurieri. Non c?è più un
sistema politico corrotto, si direbbe, non c'è più una corruzione sistemica,
insomma: ora è piuttosto il tempo dei disegni spregiudicati di pochi capi
solitari.

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