"E puoi considerare me in qualunque modo, ma non un creditore."

Fehrer
00martedì 19 luglio 2016 11:14
[Elowin, Fehrer]

Riassunto:

I due incrociano i propri passi al mercato di Barrington, nella notte che avanza. Non ci sono convenevoli: solo dei consigli e una manciata di monete come dono.

Commento:

Ancora benvenuta [SM=g27823]


ELOWIN [Tra i banchi] Dopo l'incontro con Falco, ha raggiunto la città di Barringont, arrivando così a fare la sua prima visita al mercato, di cui tanto ha sentito parlare. E' sicuramente una necessità impellente, quella che spinge la mezza ad addentrarsi tra le varie bancarelle e non tanto perchè sia sera, ma perchè sicuramente preferisce i posti meno confusionari e ben più isolati. Fortunatamente la folla è sicuramente minure rispetto altre ore della giornata e i sensi ipersensibili della sua parte elfica, non vengono troppo sollecitati da fracasso e urla dei mercanti. Un manto verde scuro l'avvolge, coprendone anche la testa e nascondendo bene le orecchie puntute. Il viso femminile invece è ben scoperto è libero, grandi occhi ambra vi spiccano e pelle diafana da un candore inumano và a mischiarsi invece con tratti decisi prettamente da uomo e non da elfo. La sua natura mista ha creato fortunatamente un essere dall'aspetto molto gradevole, nessun strano dimorfismo, anzi sembrano che le due parti migliori dei propri genitori si siano assemblate insieme. Il fisico snello appare forse più massiccio di quello che è in realtà, un po' per il corpo slanciato, un po' per il manto che non lascia scrogere troppo di quello che vi è sotto, ovvero la tunica verde e i pantaloni marroni che si infilano dentro alti stivali di uguale colore, che vanno ad abbracciarle le gambe ben fino alle ginocchia. Supera le bancarelle delle cibari e anche quelle dei ninnoli e dei gioielli, punta a qualcosa di preciso che sta volutamente cercando.

FEHRER [Mercato - Fra i Banchi] Nella notte che va via via tingendo di nero le vie e le viuzze della cittadella, l'Alfiere pare muoversi familiarmente fra le pieghe incartapecorite di Barrington più che se passeggiasse per le strade sicure dell'Isola. E, se non avesse fra le mani un pennino e un cartiglio, non sembrerebbe affatto una stonatura della terraferma: veste abiti sgualciti, è alto quasi una decina di spanne, ha spalle larghe e capelli e barba - intrisi entrambi di biondo grano e assai lunghi - poco curati, un piccolo indizio delle sue origini nordiche. Scrive rapidamente, col sedere appoggiato su d'un banco che tratta armi e armature e, a giudicare dall'espressione, a metà fra l'indolenza e la noia, non lo fa per fretta, bensì per abitudine: la sua calligrafia è grezza e disordinata, a prescindere dal destinatario. Completa il quadro d'una figura netta e che dimostra tutti gli anni cadutile sulle spalle - sicuramente più di trenta, a giudicare dalle rughe acquartierate fra gli occhi -, abbigliata da una giubba nerastra in cuoio borchiato e delle braghe altrettanto scure, una pipa adagiata nell'angolo della bocca, spenta eppur piacevolmente masticata. Soddisfatto del risultato e dopo un'attenta rilettura, il fu bianco affida il messaggio a un bimbetto avvolto nei suoi cenci, regalandogli una manciata di monete e seguendone poi la piccola sagoma fin quando è in potere di farlo. Infine, incrocia le braccia e avverte una sensazione consueta, ma certo non sgradita, che nasce dal contatto con le due spade - una lunga e una bastarda - incrociate fra le scapole, inguainate nei propri foderi preziosi.

ELOWIN [Tra i banchi] Supera quindi uno tra i tanti passanti e poi forse incrocia proprio quel bimbetto che ha preso tra le mani il bigliettino di Fehrer, del quale non si avvede subito. Sta infatti guardando maggiormente ciò che espongono le bancarelle, che come siano le persone. Ha una camminata sinuosa e flessuosa, data probabilmente anche da un'innata agilità. La notte inoltre non crea problemi ai suoi occhi più sensibili e che mettono a fuoco meglio anche le cose nella penombra. Si avvicina lentamente e silenziosa, per quanto sia possibile, proprio alla bancarella dove sta seduto l'alfiere. Perchè le armi sono ciò che competono la sua ricerca, che forse finalmente potrà esaudirsi. Tenta quindi di raggiungere la bancarella proprio frontalmente, arrivando a mettersi in piedi poco di fianco al ser, perchè è stata attirata da una serie di archi che sono ben esposti lì. Alza lo sguardo verso di lui, solo quando ormai è vicina più del previsto, ma non fa commenti e torna sugli archi esposti, senza preoccuparsi di invadere spazi non propri, ma insomma è un acquirente e non c'è nessun cartello di stare distante la merce, anzi le voci dei mercanti incentivano sempre a vedere le cose esposte e lei proprio quello fa, con la massima ingenuità e curiosità, che però vengono spente dalla dualità del suo essere e da quella diffidenza di fondo che non la fa rilassare.

FEHRER [Mercato - Fra i Banchi] Quando la mezzosangue s'avvicina proprio al 'suo' banco, l'Alfiere si scosta un poco e scambia uno sguardo divertito col mercante, che - e lo capirebbe perfino un bambino - mantiene un cipiglio indignato al di sotto d'uno sguardo cespuglioso. [Gli ho detto che, se suonassi le sue armi sulla testa di qualcuno, sicuramente si romperebbero loro.] Non si presenta né prelude alla sua spiegazione: semplicemente, vedendosi rivolgere un'occhiata di brace dal proprietario, prima che si allontani temporaneamente per commissionare qualche altro acquirente, l'uomo del Nord chiarisce la situazione, prendendo la parola e afferrando distrattamente una daga dalla fattura effettivamente modesta. La voce del Bastardo è roca e graffiante, eppure v'è una traccia di mitezza che rende quello che potrebbe apparire un tono aspro e sprezzante, un timbro sereno e profondo. [...ma è la verità. Soltanto la corporazione dei maestri dei mestieri produce armi di qualità. Se non lo sai, vuol dire che sei una forestiera. Ma sei fortunata: il primo consiglio per un forestiero è gratuito.] Dentro di sé, in un antro maleodorante e ribollente zolfo, il Demonio sghignazza, affacciandosi allo sguardo dell'Alfiere per osservare e studiare la straniera. Molla la presa sull'arma, tornando a incrociare le braccia e, così come aveva parlato, di colpo, zittendosi. Senza più fissarla.

ELOWIN [Tra i banchi] Si concentra su un arco corto e poi sente le prime parole, non capisce subito di essere oggetto delle attenzioni dell'uomo, ma quando inizia a collegare la cosa, spalanca gli occhi un momento sorpresa e poi gli affila, curiosi. Lascia che le iridi ambra, si illuminino di quella curiosità, mentre si trattiene dal ridere, per il commento che lui esprime. Si ritrova anche a guardare di sottecchi lo stesso mercante. Poi torna su Fehrer e sulla daga che mostra. Non conosce bene quella tipologia di armi, decisamente brava solo con quelle da tiro e come arco, balestra, pugnali da lancio e si ritrova a mettere il viso un po' di lato, forse lasciando che il manto si sposti di poco, ancora senza lascia vedere il colore dei capelli o le orecchie, forse giusto mette in evidenza un poco di più la fronte e la pelle di luna. [Sicuramente avete ragione su tale corporazione e anche sul fatto di essere forestiera, quindi vi ringrazio del consiglio, ma ho bisogno di qualcosa che costi poco e che non abbia troppo tempo di elaborazione, quindi mi saprò accontentare, almeno per questa sera] E torna a guardare gli archi, andando nuovamente su quello corto, che tenta ora di prendere con una mano, per sollevarlo e sentirne il peso.

FEHRER [Mercato - Fra i Banchi] Accende - adesso sì - la pipa. Lo fa con gesta meccaniche e ormai assodate, tant'è che, nel giro d'un quarto di minuto, le labbra gettano fumo all'insù, sopra le teste dei pochi astanti che si dedicano alle ultime compere, prima del rientro. Torna il ragazzino, ponendoglisi davanti e rifilandogli un sorriso sghembo, tutto denti - e che dire: poiché nel fiore della crescita, gliene mancano diversi, mentre i restanti si alternano a dei ponticelli niente male. Ha il palmo sollevato, il piccolo. L'Alfiere annuisce, depositando altre monete nella sua mano aperta. [Molto bene. Dieci per l'accettazione del compito e dieci ad avvenuta consegna. Conosco il barcaiolo a cui era destinato il messaggio, però. Se scopro che la pergamena non gli è mai arrivata, ti butto di peso nella fontana. E aggiungo del sapone. Va'.] Osserva di sottecchi la mezzosangue, stringendosi nelle spalle. [Tutti i viandanti hanno cominciato così, in effetti. L'arciera sei tu.] All'alfiere mal s'addice il tono formale che appartiene ai nobili e agli imbellettati: egli abolisce immediatamente le buone regole dell'etichetta, abbattendo le pareti del 'voi' e concedendosi un più naturale 'tu'. Si stacca dal banco, sentendosi ancora addosso lo sguardo maligno del mercante, che s'augura che il suo cliente più bastardo e reticente sparisca quanto prima, ma certo si guarda bene dall'ammetterlo verbalmente, interessato alla sua mole. [Da dove vieni?] domanda alla straniera, stranamente loquace. O forse curioso.

ELOWIN [Tra i banchi] Torna a guardare il bimbetto che si avvicina e si ritrova a sorridere incondizionatamente quando vede quello sdentato di lui. Evita comunque di schernirlo, è un sorriso bonario e divertito, quasi dolce, una volta anche lei era sdentata e potrebbe pure diventarlo precocemente, se qualcuno la prende a pugni no? Quindi meglio non riderci troppo su e gli occhi ambra fanno capolino verso il mercante, che però non sembra minimamente darle attenzione troppo impegnato con clienti che appaiono forse più ricchi di lei. Così si prende tutto il tempo per soppesare l'arma, la sposta da una mano all'altra con una certa dimestichezza (Agilità + 1 - Armida tiro liv. 1). Quindi impugna l'arco dalla barte curva tendendo il braccio avanti a sè e poi con l'altra mano tira la corda, per vedere quanto resiste la tensione e mentre fa questo, ecco che torna su Fehrer [Immagino che tu abbia ragione e da qualche parte bisogna pur sempre iniziare] Sorride e si adatta al tu molto celermente, sarà che preferisce le persone dirette a quelle melliflue e piene di fronzoli, le viene anche istintivamente naturale soffermarsi sul colore chiaro della barda e del crine del cavaliere, cosa che forse apprezza o che forse le ricorda qualcosa di famigliare. [Da Nord. Tu sei di qui?] e non sembraa bloccare la conversazione, anzi la sollecita, mentre arriccia un poco il naso sensibile all'odore di pipa, anche se non si mostra infastidita, quasi più come se dovesse adattarsi all'odore istantaneo che le arriva a stuzzicare l'olfatto.

FEHRER [Mercato - Fra i Banchi] Qualcuno, fra coloro che giungono e coloro che vanno, mormora qualcosa sulla reggenza di Avalon. L'Alfiere pare rabbuiarsi un poco, finendo per osservare distrattamente la piccola folla, nuovamente appoggiato di bassa schiena al bordo del banco. Ci mette diversi istanti a dare una risposta alla mezzosangue: la straniera dovrebbe poter notare che, se pure egli ha visto le orecchie a punta oppure ha azzeccato la sua natura, nulla ha compiuto per accertarsene, tantomeno è saltato all'insù per lo stupore. Come lei, se ne vedono molti. Ed è raro trovare individui che non ci vadano d'accordo, oggigiorno. [No.] Lo dice levando un angolo delle labbra, la voce resa lievemente distorta dalla lunga pipa. La grossa sagoma dell'Ishtuk trasuda Nord. Perfino l'ombra del Bastardo tratteggia il linguaggio dell'Armrinn e, quanto ai colori del volto e della pelle, non potrebbero, ancora, confessare verità maggiore: i lunghi capelli sono biondi, così come la barba; la carnagione è assai chiara, ai limiti d'un pallore spettrale. Il Lupo Bianco la fissa, adesso, piegando la testa in segno di saluto. [Mi chiamo Fehrer. Sono nato molto lontano da qui, ma queste terre, ormai, sono la mia casa.] Una piccola pausa. Un altro sorriso, celato nella barba folta. [Nord... bene. Un altro consiglio: Barrington, evitala. Almeno i primi tempi. Soggiorna alla locanda di Filippa, dall'altra parte del lago. Finché non saprai cosa vuoi farne di te.]

ELOWIN [Tra i banchi] Non si preoccupa dell'essere una mezza, non con gli umani almeno, solo gli elfi l'hanno sempre preoccupata, ma sta scoprendo che qui, si può andare d'accordo anche con loro, o almeno con i pochi che ha incontrato è successo. L'arco lo tiene ora saldamente con la mano destra, dopo averne saggiato la fattura modesta, sembra intenzionata a comprarlo, ma ancora non dice nulla al mercante. Rimane invece ben interessata alla conversazione. [Elowin è il mio nome] Si presenta così, accennando un sorriso, mentre con il capo, fa un piccolo movimento, così da scoprirlo del tutto, lasciando che il mando si riversi sulle proprie spalle, mostrando bene i propri tratti. Alla fine sta conoscendo una persona nuova, non ha motivo di nascondersi, almeno non ora e lascia che le puntute appaiano, così come il crine ramato. Capelli lunghissimi lasciati sciolti, solo le ciocche che le ricadrebbero sul viso, sono tirate indietro, legate in una piccola treccia che và a formarsi al centro della testa e prosegue fino in fondo. [Ci sono stata... Alla locanda di Filippa intendo, due lune fa e non ho intenzione di fermarmi qui, prenderò il traghetto per rientrare. Abito nella foresta di luce, e penso di sapere cosa voglio fare di me, sicuramente non andrò via dall'isola] E sembra forse informarlo che la incontrerà ancora, mentre torna a soffermarsi sui suoi tratti nordici, senza comunque commentarli.

FEHRER [Mercato - Fra i Banchi] Annuisce, serbando il nome nella memoria e collegandolo a quel volto, che finisce a far compagnia a centinaia d'altri visi, assiepati nel doppiofondo dei suoi ricordi. Sono molti, ormai. Da ragazzino imberbe quale giunse, s'è fatto uomo, padre e Barbaro. [Molto bene, ma sbrigati: gli ultimi leveranno gli ormeggi a breve.] Ciò detto, l'Alfiere Nero slaccia un piccolo sacchetto dalla cintura e lo getta sul banco di fronte alla mezzosangue. Tintinna, il borsello, e ha la pancia gonfia di monete. [Puoi prenderlo e utilizzarlo per l'arco o per altro; o puoi lasciarlo lì. E puoi considerare me in qualunque modo, ma non un creditore. Non ti conviene essere in debito con me. Non ti conviene affatto.] Nuovamente, seppur roca e affilata, la voce del Bastardo è mite, anziché minacciosa come vorrebbe la raccomandazione che gli sfila fra le labbra; e l'espressione, piuttosto che ostile, è distante, presumibilmente perché il gelo col quale ha intessuto gli occhi ieri, è una maschera che non può più rimuovere oggi. Né vi riuscirà nei giorni a venire. [Stammi bene, dunque, Elowin. Ceádmil §//saluto di commiato.§] Senza null'altro aggiungere, il biondo s'allontanerebbe così dalla scena, volgendo le spalle alla meticcia e incamminandosi verso il fondo della cittadella. Là dove, probabilmente, finirà per attaccare briga o troverà qualsiasi altro pretesto per far svestire rapidamente la notte.

ELOWIN [Tra i banchi] Annuisce alla raccomandazione di Fehrer di sbrigarsi [Lo faccio subito, pago solo l'arco...] E guarda verso il mercante, che finalmente sembra essersi liberato ed è pronto ad avvicinarsi. Ma ecco che nota come Fehrer lanci quel sacchetto di monete sulla bancarella, ma verso di lei. Lo guarda incredula e sorpresa e lo ascolta con attenzione. E sembra proprio non aver scelta, visto che non vuole essere in debito, dato che è quasi una minaccia quell'avvertimento. Allunga quindi la mano libera verso il sacchetto, che và a legare alla cintola [Non mi sentirò in debito, ma usero queste monete in modo giusto. Grazie davvero e spero di rivedervi] Dunque lo sente congedarsi ed annuisce [Buonanotte Fehrer] lo segue con lo sguardo mentre si allonta, mentre lei si rimette il manto sul capo, come a nascondersi un po' e inizierà la trattativa con il mercante, per comprare così l'arco e poi una volta acquistato, allontanarsi in direzione del traghetto, pronta per tornare all'isola.
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