[BOSCO OSCURO] Ithilbor, Valstaf *§*Punti fermi - Resta*§* {OK}

- Ithilbor -
00mercoledì 15 giugno 2016 16:36
CA MDV. CTB. MDM

RIASSUNTO: Nel silenzio del bosco oscuro si ode il rumore di ruote ostinate, che si trascinano dietro quelli che potrebbero chiamarsi effetti personali. Veleni, denari, vestiti e armi, affidati alle assi di un mezzo di trasporto rudimentale, trascinato da un ragazzino ignaro del motivo per cui sta compiendo tale viaggio. Colei che fu la Signora della Torre porta tutto con sé, lasciandosi IL Nero Obelisco alle spalle. Ricevuta la missiva di Valstaf, si reca lì dove sa di poterlo trovare. E il mannaro non tradisce certo le aspettative della vampira. Attratto dal rumore delle ruote, giunge nel folto, trovando Ithilbor in attesa. Poche parole, scambi di convenevoli – amenità di cui non necessitano. E poi gli accenni alle attuali condizioni degli equilibri tra governo e isola, tra caos, torre e quanto sta al di là delle nebbie. La sparizione di Almarth – che Valstaf ipotizza essere opera di Nianna – e l’immancabile vento di tempesta che soffia nella cittadina. Ma la vampira ha altro di cui saziarsi che non siano supposizioni e mancate certezze. Cerca riparo tra le braccia del Fu Comandante: lo cerca perché abbisogna di un punto fermo, ora che tutto le sembra fin troppo in bilico. Persino per lei. Chiede, annuncia il desiderio di nutrirsi del mannaro, lo invita a danzare con lei. Valstaf non si nega a quel gioco, corre per il folto, inseguito da una novizia che non cessa di pedinarlo. Poi l’arresto improvviso, il ritrovarsi uno sull’altra e l’apoteosi di una unione – spirituale – che trova la sua completezza nel Bacio Oscuro. Ithilbor si nutre di Valstaf e con lui, poi, torna alla radura dove il ragazzetto viene lasciato libero.

COMMENTO: Ho sforato. Come era ovvio accadesse. Ce l’ho messa tutta per mantenermi dentro i fatidici 1600 caratteri, ma a volte la mano sfugge e i pensieri si rigettano sulla carta senza che si riesca a fermarli. È una promessa: datemi tempo e non ci saranno più le fatidiche “>>”.
La giocata è stata bella, molto bella. Ritrovare Valstaf è stato un enorme piacere sia per me che per la vampira. Grazie. Perché ci sei sempre. Perché sei uno di quei punti fermi.

MOTIVO ASTERISCHI:
Ithilbor sugge per due turni da Valstaf. Ammesso che abbia speso un punto per dominare il ragazzino che ha condotto il carro al bosco, dovrebbe comunque rimanere a pieno punteggio. Sempre con il solito “malus” della sbornia post suzione da mannaro. Chiedo se questa suzione mi permetta di avanzare al grado di Maestro o meno.
Valstaf perde 40 punti salute che dovrebbe recuperare con un semplice riposo.
Ithilbor porta con sé tutte le sue cose. Chiedo che l’inventario venga ripristinato, con tanto di denari e veleni (mi pare che i vestiti e le armi siano rimasti al proprio posto). Non so se effettivamente in mia assenza sia stato usato qualcosa.

Grazie!



ITHILBOR [Folto] C’è un carro poco lontano, a uno sciocco di sguardo al buio abituato, al buio affine. Un carro che porta con sé una storia, cimeli di un’esistenza, i beni materiali di chi ne abbisogna solo per vanità, non per necessità. Insolenze di chi di umanità di veste, pur avendola abbandonata poco distante da lì, al limitare della cittadina, in una notte che si perde in un Tempo che ha abbandonato ogni suo valore, ogni sua potenza. Stoffe, denari, veleni che osannano la tua passata appartenenza a una congrega che hai tradito. È tutto lì, Ithilbor dei Moth. Tutto su assi di legno trascinate da un ragazzetto qualunque, lo sventurato che s’è ritrovato sulla strada di chi non conosce misericordia e non ha tentennato. La sua volontà ha coinciso con la tua: alle tue spalle, i segni inconfondibili di ruote e di passi in fuga. Attorno a te, l’alone di morte e mistero che il bosco emana, le ombre di alberi spogli, sentinelle di quel luogo ove si pensa riposino le anime dei cavalieri caduti. Per loro, Sposa, esiste davvero riposo? Il silenzio è disarmante. Lo assapori, lo mastichi: in un certo senso, te lo godi. La mancanza di tentazioni per una bestia che si ritrova catapultata in una nuova giovinezza, costretta in un corpo che ha conosciuto la solennità dell’antichità. Ed è lotta, alla stregua delle forze. Ed è notte. Una notte che ti vede pellegrina, con una pergamena tra le mani e i sensi che si stendono per captare odori noti. Odori alleati. Profumi amici. Forse, uno dei pochi che, al risveglio, rimane [veggenza I; tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Muore, il raggio di sole attraversa quella cappa di bianco e lieve patema, prego di sofferenza e di dolore intrinseco. Troppo debole per arginare la nebbia malsana che si agita tra gli alberi. Un sudario di nulla, pesante come lapide senza nome, fa scricchiolare le foglie morte sotto il suo peso come ossa, si frantumano. si spaccano. Inghiotte ogni respiro quel miasma , e cancella ogni lucida ironia..Non c'è vita in quel rigurgito di purgatorio dove non entrerà mai nessun ciel ne inferno. Li c'è solo.. marcio. Brina secca sul terreno duro e crudo come quei due metri di epitteto finale. Dopo rimane ben poco che un mucchio di stracci e esistenza disfatta decomposta. Eppure c'è chi quella notte senza fine quella bara chiusa di rigetto, quel vomito di mondo, lo chiama casa. Ironico vero mannaro? Quello è il suo territorio, la sua vita è tutta li tra quei rami risecchiti pensolanti di filamentose e appiccicaticcie esistenze. E lui di quella casa è guardiano, principe e insieme, padrone..Da tempo ha cominciato a vagabondare tra quegli alberi, il crespuscolo ha da tempo allungato le ombre e il Lycan va a caccia di intrusi, fuori si agitano venti di guerra ma dentro, un'insana e folle pace morta. Abbarbicata come la nebbia al terreno. La veste nera , copre completamente la figura massiccia, muscoli frementi di rabbia nell'approssimarsi nella piena . Nulla che ancora non possa controllare la sua volontà ( +3/ dle mann +2) , la la stretta allo stomaco comincia a farsi sentire.. Arco e freccie dietro la schiena, bastarda assicurata al cosciale sinistro per evitar rumori,il mannaro si muove tra le fronde amiche come una sentinella in agguato, a ginocchia lievemente flesse il passo del mannaro è attento e preciso ( furtività +3/ agilità +3) , pura strategia da predatore nulla che non sia lucida . Ha lasciato le tane dopo una visita a Cristobal , poi ha preso le armi ed è andato a fare un giro di controllo come sempre.. Solo che quell'oggi rimanda al figlio della Luna un rumore diverso proveniente non dal sentiero ma dal fotlo.. Assottiglia le iridi fermandosi tra i tronchi cerca di individuarne la direzione per seguirla ( vol +3/ vol del mann +2) , poi come sempre, rapito, efficente e letale, ne segue la scia.. rumore di ruote.. qualcuno sta arrivando.. ( sensi sviluppati- vista )


ITHILBOR [Folto] E del ragazzetto non resta che il ricordo. Il ricordo di un profumo, di vite che non si sono sprecate, di lotte che si sono consumate e di rese che vedono sollievo da un lato, condanna dall’altro. Ché la bestia non perdona e reclama. Insaziabile e imberbe, come se non fosse passata che una singola notte dalla rinascita. Come se questa nuova natura non la conoscessi. Come se non l’amassi. La Mente ritrova la sua assoluta sovranità. Quel trono è tutto suo, non lo spartisce con l’Istinto cieco, aizzandolo per gioco e sconfiggendolo con l’arma della volontà. No, lo guarda dall’alto, impettita e superba, ammantata da un Controllo che no, non si confà a un novizio [Volontà III]. Ma se un sospiro di sollievo viene tirato quando la Vita abbandona la Morte, questo non dura che il tempo di un battito di ciglia. C’è ben altro in agguato nell’Ombra. C’è quanto andavi cercando. C’è il rumore dei passi di chi quella natura putrida e marcescente la riconosce come casa. C’è il cuore forte di un essere che s’è votato alla Luna. C’è il profumo delizioso e intrigante della potenza. Il viso si leva verso l’alto, alla ricerca del bacio argentato della Bianca Signora, della carezza fugace di un vento foriero di condanne. Ed è tutto lì, Ithilbor. Il tuo mondo, racchiuso tra rami secchi. Non ti volti in direzione di quei passi che dovresti sentire perfettamente, resti così: in una muta preghiera: che l’ennesimo sogno non s’infranga, che qualcosa tra le mani resti. Se l’avventore dovesse raggiungerti, ti troverebbe così: il viso candido, gli occhi levati al cielo, il completo di pelle, gli stivali di cuoio e Diamante al fianco destro, la sua elsa carezzata dalla mano sinistra. Non ci sono medaglioni, nessun orpello. Non ci sei che tu, la ragazzina eterna che ha imparato a conoscere. Forse, persino ad apprezzare. Non ci sei che tu, con i capelli raccolti in una lunga treccia e già catapultata in una nuova battaglia. Tutta intima, tutta tua. Una battaglia fatta di urla e pretese, di artigli e tributi da versare, dove aleggia il vento di tempesta della pretesa e quello contrapposto dell’attesa. Poi c’è la voce, non potrebbe mancare. Quella stessa voce che appare leggermente rauca, come quella di chi non ha più vezzo alla conversazione. Profonda e antica, a dispetto della giovinezza della condanna. Che pronuncia molte più parole – e tutte d’un fiato – di quante ne abbia pronunciate dal risveglio. Non conosce esitazione, quella voce. Langue nella certezza assoluta che i sensi suggeriscono: e loro, no. Loro non sbagliano {Ben tredici lune, Valstaf. Così mi hanno detto. Che ho lasciato questa cittadina a meditare sulla mia assenza per ben tredici lune. Ma tu manchi da più di queste innumerevoli notti, Lupo. Manchi da quando la Torre e questi occhi per l’ultima volta ti videro e ti desiderarono. Le tue parole sono arrivate puntuali e provvidenziali. E questa notte mi assiste. Sei qui} [veggenza I; tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Segue attentamente la scia lasciata dal rumore delle ruote del carro. In effetti se volevano non essere identificati potevano quanto meno andare a piedi sarebbe stato piu divertente cacciare..Invece che dar nell'occhio come un diamante all'ombellico di una maliarda zingara.. buon per lui.. forse. L'impressione del mannaro è infatti o che siano folli oppure.. che non temano il bosco..Cerca di mantenersi tra gli alberi celando la sua mole, come può tra cespugli e fronde facendosi '' scudo degli alberi ..Il passo rimane svelto, e sicuro sul terreno, bilanciato quanto basta per emetter meno rumore possibile attento a non pestare foglie secche rami ecc ( agilità +3/ furtività +3) che lo identificano.. Segue il rumore( vol +3) e gli occhi scrutano tra le fronde cercando quel che alla fine troverebbero( sensi svilupapti- vista ) anche nel folto si riconosce.. la sua sagoma. Un carro , lo sfiora senza voglia il lycan acquattato nel buio rlalenta andatura e si ferma a meno di 10 mt al lato sinistro dei '' visitatori'' .. addossato tra gli alberi. immobile il lupo attende.. Poi gli occhi si posano su di lei, e nel buio del cappuccio si disegna un ghigno sottile e affilato.. il cuore ha come sempre un unico balzo, sfuggito al controllo delle catene della bestia.. Poi l'uomo torna a tirar le il collare la fiera, e riprende tutta la sua compostezza ( vol +3/ vol del mann +2) . la guarda, per lunghissimi attimi . celato dalla notte mimetizzato dalla sua casa che fa da scudo e protezione da riparo e da manto, per gli Eletti. In effetti è un paradosso, diadema degli opposti..Lei.la sua voce è un canto di tenebra, ma ormai lui c'è abituato. [ Touscè mon dàme ] sogghigna andando ad alzarsi in piedi esce dal folto togliendosi il cappuccio dal volto..[tutto qui il tuo seguito? se mi avvisavi del tuo arrivo avrei organizzato benvenuto degno ] un lieve alzar sottile, il lembo esterno delle labbra morte di un sorriso, graffio tagliato sulla cera, [ tredici lune..] da seguito ma non chiede, '' era andata via ma è tornata'' aveva detto Edave. via dove? alza le spalle.. [ ammetto che mi è mancata ] non puoi nasconderti dall'abisso. E quello gli è entrato dentro da un po. Occhi al carro e al ragazzo, aggrotta le sopracciglia, poi a lei.. silenzio. un altro passo, due.. si porta a 5 mt del fianco sinistro di ithilbor. tace in fono neanche gli interessa, non quanto sapere che è li.

ITHILBOR [Folto] Improvviso. Sublime. Come un sisma che scuote la terra sotto i tuoi piedi per un singolo istante. E l’eco che torna ancora e ancora, a tentare, a destabilizzare, a ricordarti la tua natura e quelle che sono le sue prigioni. Il cuore del mannaro conosce quel battito che mai manca a ogni vostro incontro e la bestia si abbatte contro le pareti della sua prigione. Vuole conoscere la libertà, la dissolutezza di ogni istante, la foga e la goduria. Vuole squarciare e donare piacere, prenderne ogni stilla per sé e chiederne ancora e ancora. E per quanto il controllo sia impeccabile [Volontà III], di certo quella sentinella, messa a guardia dell’antro della bestia, sussulta. E la Mente annega in viaggi onirici di soddisfazione e continua richiesta, spalancando lo scenario di un nulla che culla e si prende cura di te e delle tue vittime, rievocando la bellezza della notte del risveglio che ti ha visto assaporare nuovamente la vita e l’indissolubile piacere di berne fino all’ultima stilla. Gli occhi si socchiudono e in te cerchi una pace che non esiste, che non è contemplata, che non puoi raggiungere se non con la negazione. Che è essa stessa condanna. Nessuna via di salvezza, è tutto come prima. Cerchi di rincorrere il ricordo del Torpore, quando i denti non erano aguzzi e la fame umana, quando un cuore nel petto ancor batteva e i sentimenti erano vivi e forti, in una giovine dal ventre gravido. Di questi, adesso, non resta che un tenue bagliore, uno spettro danzante che non si avvicina mai abbastanza, restando racchiuso in una bolla inarrivabile. È il riflesso di quello che chiamano “affetto”? un bene latente, dai contorni non definiti, troppo evanescenti persino alla luce pallida della Luna. Poi il volto si muove in sua direzione, la sua voce si fa canto e i tuoi occhi si schiudono per poterlo guardare. Valstaf è lì, perfetto come l’hai lasciato, perfetto come lo ricordi. E la bocca conosce uno slancio, il movimento che dà forma a un sorriso: composto, accennato, di ben ritrovato. Quando la voce torna a rivolgersi a lui, sembra che conosca una nuova morbidezza: o, forse, che riscopra quella che le è appartenuta un tempo [Non mi servono grandi cerimonie. Il mondo non mi piace, Valstaf. Il mondo non lo conosco più. Ho cercato te perché tu hai cercato me. Le tue parole hanno un qualcosa di salvifico, il profumo delle certezze. Di quelle certezze che non svaniscono] Una pausa, il corpo che ruota verso sinistra e si pone frontale al mannaro. La rapida considerazione della distanza, la bellezza di un passo leggero e soave che trova il coraggio di intraprendere la propria strada. In sua direzione, con calma e fierezza, senza ritrosie o esitazioni. E se riuscissi a coprire tre di quei cinque metri che vi separano, lì ti fermeresti, ancora a contemplarlo, in silenzio, per lunghi istanti [Il mio seguito è tutto qui. Le mie cose tutte su quel carro, il cielo il mio tetto. Sono tornata pur non essendo mai andata via. Sono tornata e non ho null’altro che mi appartenga] Lo dici così, senza vergogna o ulteriori preamboli. Lo dici così, in confidenza, ritrovando nel mannaro l’appiglio di un passato che sembra del tutto distrutto [tenebra I; veggenza I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Se come fosse vero e reale, da tempo del caldo estivo sentimento umano, ci starebbe l'abbraccio di un amico che ritrova un caro perso da tempo. ma li nella nebbia si fa avanti la sagoma dannata di un mostro che dal cuore del mondo ha poca voce a gridar amore. lo attorna quella sottile e impalpabile veste, una specie di opaco guscio che attorna tanto lui quanto lei che ci si confonde, un gelo mortale e incompreso che uccide ogni calore. Non c'è neanche la brama ferale di un corpo che trasuda sensuale morte, da prender fino alla fine anche in quel mondo marcio. neanche quella. C'è il silenzio, ordigno che esplode e lascia frammenti di ghiaccio ovunque a trapassare il corpo e l'anima. Graccio che incrina pesantemente l'aria col rischio chea che quella infranga il respiro e spezzi l'esistenza .. La osserva socchiude le palpebre rimuginando su quanto detto da edave sulla torre.. [ mi domandavo dove fossi finita.. da tempo non udivo il tuo nome e ammetto di aver pensato che qualche bastardo senza gloria avesse alla fine avuto ragione sulla tua.. Notte] calmo.. basso.. ruco il dire. nulla neanche un seme di emozione nella voce sebbene ora si alzi il mancino segno sulle labbra e riaffonda.. un secondo. nulla piu [ il castello ha forse rigettato la sua regina ? ] non domanda in realtà. Nianna allen. un nome che dice nulla al mannaro se non che il caos che rischia di implodere su ste stesso portando con se Barrighton..e tutto ciò che contiene. Tutto? forse no.. qualcosa nel profondo di quella morte sopravvivrà comunque.. [ in tal caso sta a me darti il bentornato e il benvenuto nel Regno dei lupi ] perno a piede destro, girare lento del corpo che si muove con la sicurezza di chi conosce bene quei terreni e la mano indica gli alberi.. [ è da molto che non mi piace il mondo Ithilbor. ma perchè cambiare certe abitudini?] sogghina tacito e affilato, preciso e tagliente.. prima di far un breve cenno [ seguimi. .. ] prima di tornare verso il ragazzo ignaro e unico testimone.[ lui ti serve ?] domanda retorica ride dentro la bestia.. manichino senza fili, marionetta senza mano. che la notte tira e taglia come vuole.. anche lui? Attende. che lo segua. non fa altre domande. in ofno appunto. non gli interessa.

ITHILBOR [Folto] Sì, il gelo c’è. Eccome. Langue dietro le apparenze di un corpo umano e consuma con la sua furia. La stessa che la bestia rigetta senza sosta, costringendoti a combattere passo dopo passo, respiro dopo respiro. Tu non ti prendi la briga di emetterne di fasulli, di respiri. Ma ascolti la sinfonia che i suoi, come solenni fiati di un’orchestra ben armoniosa, emettono al tuo cospetto. Ed è come se tutto questo ti fiaccasse, come se l’esasperazione di quei sensi – taglienti e sopraffini per poter individuare la fonte di sostentamento primaria – ti si ritorcesse contro. Il mondo, quello stesso mondo che hai detto non gradire, è come se iniziasse a girare, ricordandoti quanto dannose siano, per una giovane condanna, i profumi dei vivi e le tentazioni che si portano dietro. Stringi un po’ gli occhi e, neanche questi sensi fossero un fiammella viva e bruciante, vi soffieresti su per poterla spegnere completamente. Che i cuori tacciano e che i respiri si interrompano. Che resti il silenzio della notte e, di quel lupo che ti sta innanzi, solo i lineamenti di un corpo ben allenato. La sua voce torna e solo di quella gode il tuo udito, con sommo disgusto della bestia e indignazione della mente. Non è, forse, una nuova debolezza con cui fare i conti? Ma il tuo passo non esita. Valstaf parla e tu, sempre con la consueta grazia felina [Agilità II]. Come spettro ti muoveresti sul terreno scosceso del bosco, insozzando gli stivali e lasciando alle tue spalle timidi indizi di un passo che fu. Se ti fosse concesso, azzereresti le distanze tra di voi, ritrovandoti a sollevare il viso per coprire la distanza d’altezza tra te e il lupo: per poterlo osservare da quella nuova prospettiva. E se ancora non vi fosse alcun ostacolo di sorta, i tuoi movimenti potrebbero persino essere captati dal Fu Comandante come assolutamente insoliti e inattesi. Perché è un abbraccio quello che ricercheresti. Composto e non invadente, lento nella sua tacita richiesta di permesso. Ammesso che riuscissi, in quel calore annegheresti, senza trovare spazio per parole o sussurri, godendoti solo il contatto con il suo corpo vivo. È come se il mannaro fosse un porto presso cui cercare riparo dalla tempesta, come se, all’ombra della sua mole, nessuna bufera possa colpirti. Eppure esiste, ma si schianta solo tra le pareti della tua esistenza. Perché se il suo profumo non lo cogli, il suo cuore martella nel suo petto così come nel tuo, ora che, proprio in direzione di quel muscolo pulsante, poggeresti il viso. Perché, se i suoi respiri si infrangono tra i tuoi capelli, la tentazione è sempre in agguato. Ma le zanne restano al proprio posto e il controllo la fa da padrone [Volontà III]. Ché adesso è il momento dei punti fermi, non della caccia. Le labbra si schiudono e le parole tornano [Mi serve solo sapere su chi posso contare. Mi serve sentirmi al sicuro fuori da quella che fu la mia dimora. Sono sempre stata lì, Valstaf. Mi sono abbandonata a un lungo sonno da cui sono stata risvegliata poche notti or sono, ritrovando il mio mondo e la mia casa sottosopra. Con i miei stessi figli che mi hanno esposto a una minaccia da cui non avrei avuto alcuna difesa. Non posso restare. Non posso restare] Lo ripeti più a te stessa che a lui. Lo ripeti a te stessa da quando hai varcato la soglia della Torre Oscura [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] L osserva, sfiorandola da capo a piedi, il corpo agile se possibile par ancora piu tirato dell'ultima volta, eppure in quell'altalena tra vorrei e non posso, la bestia non cessa di drizzare le orecchie , e ogni fibra si pone in allerta.. quando si tratta di lei le ombre, i suoi tentacoli sono sempre in agguato cobra neri e viscidi, sensuali come seta e crudeli come acciaio affilato, come veleno corrodono dentro, basta un tocco, e il corpo ne sarebbe preso. Eppure è ancora li, latene, quel sottile filo teso che lega dalle profondità piu oscure. Il comandante non esiste piu se mai per lei sia esistito.. sogghigna [ ti trovo bene] formale sostegno di udito antipasto solo consumato di fretta prima dle piatto forte. La vede avanzare come sempre le ombre siseparano al passaggio, cogliendo la reverenza ossequiosa di una donna o ex tale, che non ha bisogno di presentazioni. Tappeto rosso intessuto non di seta ma di sangue, .. dello stesso dannato e appagante sangue. quello che fa dopo, è del tutto inaspettato, e nuovamente il cuore ha uno.. due tre balzi di sorpresa un sospiro teso di ansia che si scioglie tuttavia non appena gli si adagia con la delicatezza di una ragazzina che cerca conforto non della Sposa che cerchi assuefazione.. Un sospiro, è tutto ciò che il corpo comanda per riprender la volontà a ferno( + 3/ del mann +2) ma non glielo nega.. e istintivamente ambo le braccia cingerebbero i fianchi sottili della vampira , protettivo, quasi paterno.. se non fosse che quel tocco è il piu vicino che abbiano mai avuto.[ non ti ho mai voltato le spalle. non inizierò ora. ] commenta a tono basso prima di lasciar una smorfia, increspa le labbra di palese insoddisfazione..[ temo che le scelte della torre siano state.. alquanto..] cerca la parola[ discutibili.. di recente.] se non fosse che non ha voglia di ridere. riderebbe discutibile è un eufemiscmo.. quella vampira manderà a saltare in aria tutta barrighton.. [ forse hai dormito troppo Ithilbor. perchè non sei giunta da me ? allora avevo la fortezza.. ora non posso darti altro che questo] indica il bosco..[ non sta a me parlare in termini.. formali ovviamente ma ti attende. anche lei. E con lei parlerai meglio di ciò che comporta ma per quel che mi riguarda, .. non ho alcun motivo per negarti .. riparo] asilo? sta forse cercando asilo dai lupi? sorride ironico. ancora contrapposto senza pietà alla cruda realtà dle paradosso quando il lupo abbraccia la serpe. Un respiro, stavolta quieto..[ se ti abitui a dormire alle tane--] sorride.. di un sorriso vero.Una nobildonna a contatto con la nuda terra.. accolta dai contadini..[ da quando c'è stato quel casino ho lasciato anche il sanitarium, ci torno poco, ora vivo solo qui. come forse avrei dovuto fare anni or sono.. Ma qualsiasi cosa decida l'alpha su di me puoi sempre contare lo sai] lo sa.. forse? o no?

ITHILBOR [Folto] Trovarsi in un turbine improvviso, avvolta da braccia forti e rassicurarti. E dimenticare che tutto ciò è pura illusione e che non durerà a lungo. Abbandonarsi a una sensazione di sicurezza e credere che il sogno ritorni, portandosi dietro i rimasugli di quello che sembrava incubo. Invece l’incubo lo vivi e non tarda a giungere. Se tra quelle braccia, nel conforto di una consolazione fallace, saresti rimasta per il resto della notte, lo scossone dato dalla pretesa dell’Istinto non lascerebbe spazio ad alcun rimando. Ora e qui, in questo istante, in questo bosco, in questo abbraccio, sferra un attacco alla sentinella e colpisce. Graffia, dilania: ed è un colpo in pieno stomaco. Se il mannaro non ti tenesse, rovineresti verso il terreno. Se le sue braccia non ti cingessero la vita, le tue ginocchia affonderebbero nel fango. E al tempo stesso: se non fosse così vicino, così come tu lo hai voluto, tutto questo non accadrebbe. Non ci sarebbero capogiri, non ci sarebbero colpi da incassare, guerre da combattere e nemici da sedare – ché sconfiggerli è impossibile. La causa e la soluzione, in un tutt’uno che ha il sapore della potenza. E c’è un abbandono, totale e, probabilmente, anche inopportuno. Un abbandono incauto e insensato: di capi sul petto, di speranze da infrangere, di orizzonti da raggiungere, di rifiuti da presentare. Resti lì ad ascoltare il suo cuore: e che il tuo batta all’unisono, ingannando se stesso. Che la voce trovi, una volta di più, la via per raggiungere Valstaf e che il bosco ascolti pure il tuo sussurro [Non sono venuta a chiedere ospitalità. [Sono venuta a ritrovare me stessa, a mettere insieme i cocci. Sono venuta perché sapevo che non mi avresti voltato le spalle, che mi avresti ascoltato e, magari, anche capito. Sono venuta perché sono debole e questa debolezza nessuno deve conoscerla. Sono venuta perché so che a nessuno diresti di avermi vista] Ed è con una certa difficoltà che staccheresti, adesso, il viso dal petto del mannaro. È con una certa difficoltà che torneresti a guardarlo: ancora, senza vergogna [Vero che non dirai di avermi vista, se ti chiedo di non farlo?] Un viaggio alla ricerca di conferme, condotto con una lieve intonazione implorante. E sì, certo, certo. Anche con uno sguardo che si tinge di languore, ma che non scade nella volgarità. Non immaginiamoci Ithilbor dei Moth nei panni di una sgualdrina o di una cortigiana. Immaginiamola come una ragazzina boriosa, come siamo abituati a conoscerla. Superba e beffarda, forte delle proprie armi. Non è seduzione quella che sbatti in faccia al mannaro dinanzi a cui ti sei spogliata di ogni cosa, in quello stesso bosco, al termine della sua caccia. Non è al suo essere uomo che cerchi di sussurrare, altrimenti le tue mani avrebbero osato e si sarebbero fatte ardimentose, cercando le sue per condurle a una promessa esplicita. No, non parli alla bestia. Parli allo stesso Valstaf che ha avuto timore, ma ha provato a dialogare con te. Parli allo stesso Valstaf che ti ha teso la mano e ancora lo fa. [Ma dimmi, adesso. Sanitarium? Scelte discutibili da parte della Torre?] Chiedi, mostrando sorpresa, ora che sai di nuovo provarla [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] °° Che occhi grandi che hai.. è per vederti meglio..°° Gioco di bambina. di qualunque bambina. Che conosca ancora il colore di un riso. Tutte ma non Lei. °° Che bocca grande che hai,, E' per mangiare meglio°° Ci si può difendere da quando si conosce il nemico a meno che non sia troppo tardi.. Tutte tranne lei. Nessun cesto a contenere le sue ombre un carretto sbrindellato con i rimastugli di ciò che resta della Bella che ha dimenticato la rosa sotto quella campana di vetro atrofizzata dalla favola che non è mai finita ( o iniziata ) . Il lupo e la bambina è una storia che raccontano anche troppo, se non fosse che stavolta la nonna ha cessato di proteggerla, ed è il lupo a farlo. Ironia. contraccolpo dle paradosso. [ non ce n'è bisogno] tenuta tra le braccia come uno straccio di vita tenuta su per l'appunto che rischia di crollare da quanto è sottile. ( in apparenza) . [ sono io che offro] siamo alle solite non è vero? ora si stacca un passo indietro, come in una danza antica, o un duello tra opposti.[ e te lo suggerisco ] punto. difficile imporre.. a Lei. Ma viste le premesse non è che ci siano molte alternative almeno, lui non ne vede..[ allora cosa vorresti fare? ] corruga la fronte incupendosi [ solo se tu mi prometti che incontri una persona ] alza le spalle[ per il resto no. hai la mia parola. non dirò nulla a nessuno. ma se posos darti un consiglio tieniti lontana dalla torre piu che puoi adesso. se vuoi rimanere viva..] un passo laterale fa per indicarle la strada nel folto [ non so cosa sia successo di preciso e neanche mi interessa. di certo so che il fu governatore di barrighton ha giocato con chi non doveva.. e ora beh, ne ha pagato le conseguenze. Come stanno i fatti per filo e per segno non lo so, so solo che Nianna Allen, che ha guidato la torre mentre tu.. dormivi, si è attirata addosso un maledetto vespaio temo so quasi epr certo che potrebbe aver ammazzato Almarth anche se non so come ne dove .. A leggere le rocche si può solo sentire aria di tempesta.. e non so quanto manca a che scoppi. e se uno solo sull'isola, conosce la sua natura, ne basta uno e tutta Avalon piomberà sulla torre magari epr togliersi qualche sassolino passato dalla scarpa..] commenta [ è solo un'ipotesi la mia ma sono vissuto ad avalon abbastanza da sapere come ragionano gli avalonesi. .. e ora tu mi dici che i tuoi figli ti hanno abbandonato. ] si ferma e si volta come a cercare palesemente un confronto..[ se il figlio ti tradisce è dall'amico che vai no.. se tu lo vuoi il Bosco e il branco saranno piu che felici di accoglierti tanto piu che tutto quel che ne verrà fuori da questi alberi a noi non va. C'è aria di guerra, e se scoppierà sarà una guerra che noi non vogliamo. E forse è il solo luogo sicuro di barrighton. Per ora. ] occhiata di sbieco al carretto trainato dal ragazzino[ qualunque sia il motivo per cui stai fuggendo dalla torre, ..] silenzio sospeso.[ resta ] solita vecchia cantilena, una nenia che anche la vampira conosce bene .. no? [ rimani nel bosco parla con L'alpha. i lupi ti accoglieranno. se lo vuoi..] attende . per quanto auguri dispiego difficile dare un pronostico.

ITHILBOR [Folto] In un peregrinare senza sosta, condotto con una vita ancora stretta tra le mani, portando il dolore come mantello sulle spalle e inseguendo il desiderio di vendetta neanche fosse la stella polare, ti sei ritrovata in bettole, locande, taverne e altri luridi luoghi d’incontro per malfamati. Hai ascoltato fingendo distrazione e osservato da sotto drappi di pesante stoffa. Hai imparato dalla strada e dalle esistenze altrui: dalla vita e dalla morte. E tutto quel girovagare ti scorre innanzi in questo preciso istante come un flusso d’acqua appena sgorgata dalla sorgente. Tornano echi confusi, stralci di ricordi, come se la mente scorresse pagine di un libro inciso tra i propri meandri, alla ricerca di un episodio pertinente. Si ferma, bruscamente. E la bocca lascia andare un sussurro [Allevare serpi in seno. Ho sentito un uomo dire queste parole, troppo tempo fa, troppo lontano da qui. Un uomo raggirato dai suoi stessi figli. Al risveglio, ho sentito odori di nuove condanne tra le pareti della Torre. Ma non serve che io ti dica i miei pensieri. Serve che tu sappia che alla torre non mi troverai. Non fin quando non la riconquisterò] E se a Valstaf fosse passato per la mente che dell’Ithilbor che fu non è rimasto che ben poco, il sorriso che sboccia e lo sguardo che adesso si incupisce potrebbero riportarlo sulla retta via [Resta, resta…] Sì, Lupo. La nenia è antica e la vampira spesso l’ha intonata al tuo cospetto. Non te ne andare Valstaf, resta alla Torre, resta al mio fianco. Adesso torna indietro, come un riflesso. È lui che offre un riparo, una via di scampo, un posto dove stare, condendo tutto con i suoi consigli. Resta il freddo e la certezza di non potere accettare quell’offerta. [Non posso. Non conosco altri lupi e dei lupi è raro fidarsi. Non posso consegnare ai mannari e al bosco e alle tane il mio sonno diurno, la mia vulnerabilità. Troverò un posto che nessuno conosce, lo troverò tutto per me. Nell’attesa… nell’attesa] Gli occhi tornano a socchiudersi, l’istinto di assaporare il suo profumo a bussare alla porta [E poi, Valstaf…] ll Controllo china il capo. La lingua passa sulle labbra, le zanne si snudano, gli occhi, dietro le palpebre serrate, si tingono di rosso. Laddove la Volontà [III] resiste, la giovinezza della bestia [novizio] colpisce. E allora le mani si stringono a pugno e il piede sinistro compie un passo – un singolo passo – indietro [Con il Lungo Sonno ho perso la mia resistenza. i miei limiti non li scorgo all’orizzonte, ma sono a portata di braccio. Li vedo innanzi a me, potrei afferrarli in questo istante… E tu. E tu. Tu sei Solenne Tentazione, mio Valstaf] Sorridi, ma quel sorriso è stentato. E quando gli occhi si riaprono, la maschera è calata. Della Bella restano i lineamenti. Della Bestia zanne e occhi rossi [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Uno sguardo. basta quello, per tender il filo che ha legato chissa da dove chissà da quando il lupo e la Bambina. Davvero per il leone fu il sacrificio degli innocenti? o forse perchè di quelle bestie , acquattate nell'ombra in attesa che il sole muoia ne conosce anche troppo bene le voci, e della dannazione che rimane, è solo un passo. Uno. nulla di piu e quello, appunto, l'ha fatto da un bel po. Controcanto stonato di una melodia che fa alti e bassi al medesimo tempo. Una notte a giorno, un giorno nero come la notte. [ di me puoi fidarti e anche di lei. Se lo vuoi sarò io a vegliare al tuo sonno diurno.] E poi rieccola. La bestia. La Notte. In bilico pericoloso tra il dire e il dare, in equilibrio precario tra l'incoscienza e la ragione.. Tra la sfida e la premura. Tra Ora e Mai. Socchiude le palpebre, quei segni tagliano la condanna senza sigillo di fine. Quelle zanne snudate sono il Canto della Morte a un palmo dalla faccia, il respiro caldo della dannazione.. assottiglia le iridi osservandola.. un lieve alzare di lembi esterni.. un sorriso . Nero? Trasparente. Rieccola Ithilbor. la signora della Torre sua morte e dannazione sua tentazione e delirio di potenza. Un respiro profondo trattenendo l'istinto che ha di difesa. ( vol +3/ vol del mannaro+2) un brivido elettrico che il corpo percepisce e assorbe , e torna a raffondare..Solita danza, a scherzare con la falce della morte prima o poi ci si taglia.. [ ti aiuteremo a ricoquistarla. Pagherà solo lei. Ma fino ad allora.. ] °° ho perso la mia resistenza°° cosa significa che lui è morto? sai che novità.. ha contato le volte che poteva succedere e non è succesos ma ancora una volta lei si tira indietro . Perchè quando gli basterebbe saltargli addosso come tutti i vampiri. non è così che fanno senzapena? Non è così che fanno gli eterni ? Non lasciano la scelta non hanno alcun rispetto, ma in qualche modo, .. ancora. Lei si tira indietro. negandosi la furia. negandosi il sangue e la fame. Sospira.[ come sempre] esce quasi di un filo nascosto che torna poco dopo a immergersi nei suoi pensieri. Noi non siamo i cani da compagnia dei vampiri. dice lei. No. Il sangue è vita il sangue è potere il sangue è prezioso. Un nuovo mellifluo sorriso. [ scegli.Allora ] Un patto è un patto. Non per onore per gloria o per rovina. ma forse perchè a guardarsi allo specchio si vede solo la medesime macerie.. Come sempre. tacito. rimane . appunto.

ITHILBOR [Folto] Quel filo è stato creato diverse lune fa. In una notte come tante altre, all’interno della Torre Oscura, in uno scrigno fatto di pietre fredde e antiche. È stato creato da un gioco iniziato al primo sguardo, alla prima parola, alla prima richiesta. [Esiste un solo modo per fare patti con la Signora della Torre] La tua voce ha il colore del passato. Un passato che torna, gettato lì, in quel misero metro di distanza che dovrebbe separarvi. Gettato lì, affinché non ci si dimentichi della sua esistenza. Perché quel filo non è mai stato spezzato. Come se avesse la possibilità di allungarsi a dismisura, intercorre tra un’esistenza e l’altra, ognuna delle quali ne regge un’estremità. E tu, Sposa, di quel filo fai conquista, cercando di tirare a te l’altro capo. È irrinunciabile, è irresistibile. Valstaf ti sta innanzi ed è perfettamente consapevole di ogni cosa, ancor prima che tu possa presentare richieste. Di questo si tratta. Si chiede, lui, perché ci sia quel passo indietro. Quella volontà di stravolgere gli schemi, di mostrare un aspetto diverso dei cainiti. La lingua schiocca tra le fauci, le labbra si schiudono [Oltre le nebbie, c’è un uomo. Un uomo che spesso ho pensato fosse la mia debolezza. Un uomo che, ho scoperto poi, è, al contrario, la mia forza. Mi ha fatto comprendere – forse senza volerlo – quanto io possa essere più forte, migliore della bestia. Quanto io possa stravolgere tutti gli schemi e obbedire a un Istinto altro rispetto a quello che mi vuole Distruttrice e Implacabile. Quanto io sia in grado di sfidare la mia stessa natura. Ero un antico, Valstaf. Avevo raggiunto piena consapevolezza della mia condizione e le redini della mia bestia le tenevo strette e salde tra le mie mani. Adesso, queste stesse redini tentano di scivolare via: è come se questa fosse la mia notte al mondo, dopo la rinascita. E tu, Valstaf, sei la mia luna piena. Ora e qui] C’è una lotta dietro quelle parole. Una lotta che lui non vede, che non può comprendere appieno. O forse sì, forse lui può. [So di avere bisogno di nutrirmi per ricordarmi chi fossi. Per riprendermi il mio posto, la mia consapevolezza, la mia forza. So di non potere né volere resistere. E non perché io non sia intimamente migliore di quell’Istinto che vuol solo straziare e uccidere, no. Ma perché ne va della mia stessa esistenza. Dunque io ti inseguirò, Valstaf. Fino a che non riuscirò a prenderti. Ti inseguirò perché ti desidero e a questo desiderio voglio soccombere] Sorridi e chiudi i canini sul tuo stesso labbro. Sorridi e quel sorriso sembra il ghigno di una iena [Il mio rispetto sta tutto qui. In quel passo indietro compiuto, in queste parole che ti dono. Nell’annuncio di una caccia in cui, certo, potrei conoscere la morte ultima. Perché il bosco è la tua casa e la mia forza misera rispetto alla tua] Il busto si sporge leggermente verso di lui, nei tuoi occhi c’è l’ineluttabilità di una scelta obbligata [Danza con me, Valstaf. Danza con me] [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Ricordare, è il delirio dell'uomo, ancorato alla sofferenza e alla vita come fosse un porto sicuro, un brodo dove crogiolarsi e attaccarsi come unica prova di esistenza.Lui quel limite l'ha cancellato tempo prima quando fece quel primo passo dentro la torre o forse quando la luna incontrò i suoi passi. Fatto sta che ora, dolore, morte guerra e pace, ombra e sangue tutto è al di fuori. Al di fuori di tutto . E fuori è tutto.[ e uno solo per farne con me] sorride .. non può non farlo. in faccia alla Bestia sfugge un sorriso di cuore a sentire quelle parole . Un qualcosa che lasciato 13 lune prima ora ritorna a farsi sentire.. come prima e piu di prima. e il sorriso diventa il ghigno della fiera. la gamba destra scivola indietro a metter un altro metro tra lui e la vampira La ascolta fino alla fine.. quindi rialza il busto iniziando una impercettbile lieve rotazione del busto oraria ... millimetrica..[ allora. caccia] poi null'altro. Le ginocchia piegherebbe in attimo portando momentaneamente indietro asse e peso del corpo per poi scattare non indietro no. In avanti o meglio in avanti ma cercando di scartare verso il lato destro proprio( il sx della vampira) portando per prima vanti la gamba destra prima arretrata e ( agilità +3/ corsa +3) prende a correre nel folto lasciandosi sfuggire una risata.. E' la sua casa si. e lei è debole. sa gia come finirà. ma almeno, avranno entrambi quel che vogliono. Lui la sfida.. di poter resistere a un vampiro. Lei il sangue.

ITHILBOR [Folto] Succede che ci si veda catapultati in una realtà altra rispetto a quella che siamo abituati a conoscere. Che ci si lasci persino andare a quella realtà. E che dalla stessa, poi, quando ci si è incollata addosso, si venga brutalmente strapparti per essere rigettati in un nuovo incubo. La tua rinascita s’è compiuta, Ithilbor dei Moth: una volta di più. E per quanto il torpore si sia lasciato dietro segni ben percettibili di cambiamenti – siano essi passeggeri o ostinati a perdurare – certe cose restano come retaggio, come eredità, come onore a quel che fu e che ancora è. La danza. La caccia. La bellezza del gioco. La bellezza del gioco con lui. Che diviene danza agile e spettacolare, creata da funamboli che sfidano lo spessore misero di un filo e la grande voragine della paura. Il baratro è sempre lì, in attesa. Spalanca spettacolarmente la sua gola e ti invita a resistere, Sposa. Ancora e ancora. Resistere alla tentazione di bloccare la sua fuga, di porre fine immediata a quello che si prospetta come un rincorrersi – per ritrovarsi. La bestia ulula. Come potrebbe, nell’ingordigia di una riscoperta giovinezza, non inneggiare alla fine immediata? Lei che è suddita della Mente, di una Ragione sui generis che s’abbandona, invece, alla delizia del gioco. Poiché tanto più ardua sarà l’impresa, tanto più alto l’onore della vittoria. Lo guarderesti: con quegli occhi che non nascondono il rossore. Gli sorrideresti: con i canini che non si ritraggono, ma languono sul labbro inferiore. E quando lui scatterebbe verso la propria destra per immergersi nel più profondo folto, tu non esiteresti e faresti altrettanto, provando a scartare alla tua sinistra e a seguire le sue tracce, sfruttando tutta la velocità – che tale non è – di cui può disporre il tuo corpo, stretto in una condizione di novizio [Celerità I] E proveresti a tenere il passo del mannaro, consumando metri su metri per non perderlo di vista, senza avvalerti della perfezione dei sensi e lasciando che sia solo la vista a guidarti [scurovisione 36 mt], l’agilità [II] a farti sfilare tra gli ostacoli [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] E la danza inizia. Un duello che ha il sapore delle leggende , quella tra le due facce della luna che ha un po il gusto retrò gotic di qualche castello sulla collina con la luna piena .. Se non fosse che li il cuore che batte è vero, come vero il sangue che corre nelle vene del mannaro. .. una danza che ha il sapore di quel rincorrersi dei venti nord e sud, che si incrociano, si cercano, da una parte all'altra del cielo, per creare quel diamante eterno chiamato neve. Se non fosse che la lieve brezza ha il colore della morte e lo scintillio di canini aguzzi. Il bosco tetro si presta a simili cantiche, il lycan correrebbe tra gli alberi, cercando di mantenere un'andatura abbastanza costante ( agilità +3) quella è la sua casa, è il suo territorio ed ei dovrebbe conoscerlo come le sue tasche . per quello adecco cerca di aumentare la corsa ( +3) con il primo obbiettivo di distanziare la vampira.. Il primo.. Non teme di essere braccato, è un predatore e anche se come sempre timore e lieto si mischiano quando si tratta di lei la lucidità non ha ancora abbandonato il mannaro da cercare di elaborare una strategia..L'occhio del lupo scruterebbe il bosco sfiorando il paesaggio( sensi sviluppati- vista ) cercando oltre che di non finir a ridosso degli alberi, anche eventuali radure, gruppi di tronchi cespugli aprticolarmente intensi ecc.. mantiene il battito e il respiro regolare ( vol +3/ vol del mannaro +2) la sua tempra oltre tutto dovrebbe potergli consentire di regger la fatica ( res +3) .La caccia è cominciata... Il lycan preda, la vampira predatore.. per ora..

ITHILBOR [Folto] L’odore del bosco, i rami secchi che paiono braccia invocanti grazie al cielo oscuro. Il fango su cui gli stivali battono, lasciandosi, stavolta, impronte non indifferenti alle spalle. Gli occhi fendono il buio, a esso sono affini. E dovrebbero captare senza alcun indugio la presenza di rami e di tronchi già da lunga distanza, permettendoti di schivarli con la grazia di uno spettro [scurovisione 36 mt; agilità II]. Il mannaro non sembra voler arrestare la sua corsa, lanciandosi, anzi, in uno scatto fulmineo degno di un vampiro antico. Ma se la notte ti è favorevole e il fato anche, dovresti riuscire a tenere, pressoché, il suo passo, senza perderlo di vista. Il tuo inseguimento, d’altra parte, non cesserebbe di essere così come si è configurato fin dall’esordio. Preciso e spietato, scattante e veloce per quel che ti è concesso [celerità I], lasciandoti, possibilmente, a cinque metri di distanza dal lupo. La mente, senza sforzo alcuno, cercherebbe di allungare il passo e di artigliare quella del Fu Comandante, lasciando nella stessa parole lascive e che si concedono un lieve tono ironico [veggenza II] [Hai trascorso le notti a fuggire dall’ira delle tue tanti amanti? Non ti basterà a sfuggirmi…] Ma se qualcuno volesse intendere minaccia in quelle parole, si ritroverebbe in grave errore, ché nel tono della Sposa che ha conosciuto c’è quella tendenza al divertimento e la gioco che confermi a ogni incontro.

VALSTAF [Folto- HOMID-] Il bosco corre ai lati del cono visivo del mannaro , il lycan tiene costantemente d'occhio il folto cercando di far lo zig zag tra gli alberi per evitare i tronchi . Il terreno è a lui amico e il passo abile a saltarne ostacoli( agilità +3) .. qualche avvallamento del terreno foglie secche e marcio, non bastano a fermare un lupo nel suo territorio.. Cerca di mantenere ancora ritmo del cuore e del respiro regolare ( vol +3/ vol del mann +2) per adeguarlo al ritmo della corsa che cerca ancora di aumentare ( corsa +3/ res +3) per quanto consente la sua natura . ithilbor è dietro di lui.. quasi ne sentirebbe il fiato sul collo se non fosse che lei fiato non ne ha.. ma il mannaro ha resistenza, quindi per ora perchè fermare quel gioco del ''io ti prendo -tu corri '' piu adatto a due fanciulli che non al sadico groviglio della caccia. La fame, la furia l'adrenalina spinge il mannaro verso uno di quei giochetti assai rischiosi.. se non fosse che è stata porprio lei a volerlo. ma lui lo viole oh si che lo vuole! Ci gode a quel tipo di sfide.. e sfuggire a un vampiro è una sfida.. anche se è lei. Motivo per cui il lycan continua a costringere la vampira a correre..Le sue parole solo miele che se possibile, aumentano ancora di piu il divertimento e quasi non sfugge una mezza risata.. anzi sfugge.. una risata nera bassa rauca quasi graffiante, .. Non risponde. se anche potesse non ce n'è bisogno.. lei sa gia cosa vuol dire quel ridere cupo e tetro come il bosco,. prendimi. se ci riesci.

ITHILBOR [Folto] È pur vero che ci si muove in terreno nemico. È pur vero che il mannaro si trovi in casa propria e che tu ti ritrovi nei panni dell’inseguitore che ne percorre esattamente i passi. Se solo conoscessi il folto come lui, proveresti ad aggirarlo e a lusingarti in un effetto sorpresa senza pari, ma l’unica soluzione che ti si offre è quella di non perderlo di vista. Ancora, da questo buio fitto saresti avvantaggiata [scurovisione 36 mt], la vista ti permetterebbe di vedere a lunga distanza tra l’intrico di alberi morti. E il passo, che non accennerebbe a diminuire, ti concederebbe di consumare, passo dopo passo la distanza che vi separa [celerità I], al punto che, se prima erano cinque i metri che intercorrevano tra te e lui, mantenendo l’andatura costante e considerato il rallentamento del lupo, dovresti portarti a una distanza di quattro metri dalla preda. La mente sciolta dall’abbraccio con la sua, divaga su scenari di soddisfazione che non vantano episodi di pura violenza, ma annegano nella bellezza di una comunione al di fuori del comune. La bestia, dal canto suo, eccitata al pensiero che presto consumerà il suo pasto, si abbatte con foga contro le pareti della sua prigione, immaginando di poter correre al tuo fianco. Ma resta lì, imbrigliata da catene che non accennerebbero a indebolirsi [Volontà III]. E tu saetti tra la natura morta [Agilità II], calpestando il terreno in modo impietoso, con il sorriso sulle labbra. Se solo le parti fossero invertite e questa fosse la rigogliosa foresta di luce, sembrereste quasi i protagonisti di scene che la mitologia a migliaia ha narrato. Di uomini che inseguono ninfe in fuga che, infine, si concederanno. Ma qui tutto si dissolve nel fetore del bosco: e non resta che una caccia. Voluta da entrambi, ma pur sempre una caccia [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] E' dietro di lui. la sente, la percepisce, ancora una volta col fiato di lei sul collo, e quasi la vede ai margini del cono visivo, ma la cosa non fa che render il tutto più gustoso .. Il lycan continua a correre nel folto ( corsa +3) cercando di mantener regolare e costante il flusso del sangue al cervello e ai muscoli tramite respiro e il controllo del battito del cuore ( vol +3/ vol del mann +2) Il bosco attorno sfreccia quasi alla velocità del lupo.. In quei momenti vorrebbe essere nella forma animale, per prender tutto il bello di quella sfrenata caccia in faccia alla notte, in faccia alla paura. In faccia alla fiera che dietro di lui vuole solo azzannarlo, per quanto dolce rimane il crudele bacio la realtà che avrà. con o senza la sua volontà. Ma il lycan ama giocare col rischio.. ama giocare col buio.. Intorno cerca di sfruttare la sua conoscenza del terreno seguendo il naturale declinare del crinale,e sfruttando gli alberi come ostacolo, per render la cosa piu difficile possibile alla vampira ( agilità +3) a proprio vantaggio seppure ithilbor sia molto vicina, e quindi non abbastanza lontana per un agguato in piena regola, ma forse ha ancora una carta da giocare. Per adesso comunque continuerebbe a correre, la sua resistenza naturale ( +3) data da una natura che ha sposato la forza della Luna, è ancora tutta in gioco.. Per ora quindi che corra la sua Bestia, in quel vomito di nebbia freddo marcio e morte.. nulla di romantico, nulla di soleggiato estivo sentimentale sdolcinato umano..E' la lucida, crudele spietata legge della caccia.


ITHILBOR [Folto] È un ricordo lontano, la stanchezza. Ne hai ancora il sapore sulle labbra, da quel lungo sogno che hai vissuto durante il torpore. Lì eri umana, eri tornata a essere l’Ithilbor di un tempo. Un tempo in cui il cuore batteva, aveva battiti mancati e palpiti, aveva spazio per l’amore e non per la brama indiscussa. È questa che ti anima, maggiormente. Che spinge la tua cosa oltre ogni limite [Celerità I], corredata da un’eleganza che non manca [Agilità II], aizzata dalla determinazione della bestia che vuol consumare il proprio pasto e dalla Mente che attende di annegare in quel nulla in cui, stretto in un abbraccio di una dolcezza disarmante, cingerai anche Valstaf. La sua velocità si mantiene costante e ti concede di divorare un altro metro, di portarti a soli tre metri di distanza da chi è preda: consenziente, ma pur sempre preda. È questa convinzione che si fa spazio nella tua consapevolezza, portandosi dietro la certezza che lui voglia quel contatto, quel ritrovarsi. In un modo al di fuori di ogni schema. Ché al lycan sarebbe bastato negarsi, come l’ultima volta in torre, per farti deporre le armi. Ma quelle sono lì, a far capolino dalla bocca. Candidi canini che brillano nella notte, nel bosco in cui la luna, a forza, si fa spazio per baciare il suo diletto e colei che nel suo nome si è dannata. Gli alberi sfrecciano al tuo fianco, la treccia volteggia al vento e la spada non pesa sul fianco. Non innalzerà il suo canto, non stanotte. Ma la preda è vicina. Ormai, è vicina [tenebraI]


VALSTAF [Folto- HOMID-] Il lupo quasi ulula di soddisfazione, quasi chiama i fratelli alla caccia, quasi.. si libera dalle convinzioni, dalle catene del controllo, dalle etichette e dalla logica dalla ratio e dalla calma.E' il tripudio della fiera, che ora spingerebbe il mannaro a fare una cosa che nessuno ha mai fatto davanti a un vampiro. Ithilbor è vicina, la vede quasi col margine del cono visivo ciononostante il cuore che batte in petto che la volontà ( +3/ del mann +2) tiene costantemente freno ora porta il lycan a cercare maggiore concentrazione e maggiore lucidità per far quello che ha in mente. Dinnanzi a lui intravedrebbe un gruppo di alberi secchi contornati da qualche cespuglio risecchito, è il momento. Si fermerebbe di botto, piede destro rimane arretrato farebbe perno su di esso di punta per girare il corpo con aiuto del busto in senso orario piegando entrambe le ginocchia verso il basso, abbassando il baricentro cosìcchè adesso il piede che prima era avanzato si ritrovi davanti, mentre il sinistro ora arretrato si aprirebbe verso esterno sx di appena una decina di centimetri per allargare la base di slancio mantenendo dietro anche peso e asse del corpo .Solo dopo se ci fosse riuscito cerca di fare l'esatto opopsto di prima ovvero letteralmente balza addosso a Ithilbor, slanciandosi in avanti con tutta la velocità e la forza che ha ( agilità +3/ pot +4) con intento se potesse di saltargli addosso e buttarla in terra. sarebbe comunque finita in quel modo , avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa ma lui è un lupo e vuole far vedere alla vampira cosa significhi ..

ITHILBOR [Folto] Il Tempo ha smesso di scorrere. Non lo senti al tuo fianco, non lo vedi innanzi a te, non ne senti il fiato sul collo, non ne porti i segni sul volto. In questi lunghi istanti, non esiste altro che Valstaf immerso nella notte. Non esiste che il suo profumo che, adesso che i sensi di nuovo vengono chiamati a raccolta [veggenza I], inebria e spinge a non mollare la presa. Le gambe agili e scattanti si muovono ancora tra gli alberi: e ogni passo par compiuto allo stesso ritmo del cuore di Valstaf, ogni passo intonato al rintocco del suo cuore. Forse ti accorgeresti del suo arresto improvviso. Forse quel ritrovarsi istantaneamente vicina al lycan non più in corsa, contro ogni previsione, ti suggerirebbe che è il momento di arrestare anche la tua. E allora sarebbe il piede sinistro a inchiodarsi sul terreno, rivolgendo la punta verso il lupo, a una distanza di un metro e mezzo; e il destro a posizionarsi dallo stesso a una distanza pari a quella che intercorre tra una spalla e l’altra (//45 cm circa), con la punta rivolta verso il proprio esterno. Il Tempo, il fatidico tempo di cui non senti lo scorrere, adesso ti remerebbe contro, facendo sì che il mannaro abbia la possibilità di coglierti di sorpresa e che tu possa ritrovarti, adesso, non con i piedi immersi nel fango del bosco, ma con la schiena aderente al terreno. Il lupo ti sta addosso, forse ansimante per la corsa, forse perfettamente a tuo agio. L’impatto non dovrebbe creare alcun dolore, per quanto tu non possa essere sicura al cento per cento che qualche osso non si sia frantumato. Ma te lo ritroveresti lì, a un palmo di distanza. E lo accoglieresti con un sorriso immenso e poche parole [Quanta foga, Lupo] Proveresti a muoverti, se ti fosse concesso. Il braccio sinistro vorrebbe posizionarsi al centro della schiena di Valstaf, cingendolo in una sorta di abbraccio. Le gambe dovrebbero essere leggermente divaricate, considerato che, al momento dell’urto, dovevano trovarsi distanziate di circa mezzo metro. E allora la gamba sinistra proverebbe a chiudere allo stesso modo l’abbraccio dell’arto superiore, muovendosi per far sì che la parte posteriore del tuo ginocchio si ritrovi a combaciare con quello destro del mannaro [Siamo all’arrivo?] [tenebra I]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Il salto della bestia ha effetto sperato. Presa di sorpresa quella manciata di secondi fa si che la vampira si trovi adesso sotto di lui. scorre via la foresta in quella frrazione di secondo, sospeso che passa da quando è in piedi a quando invece si trova a terra sopra di lei, il respiro forse appena velato da un filo di fiato per lo sforzo della corsa ( vol +3/ vol del mann +2/ res +3) seppure aiutato dlala sua natura che ha fuso il sangue argenteo della Bianca con quello rosso vivo dell'uomo. Una volta preso vista che sia andato tutto a buon fine il mannaro cerca di piantare ambo le braccia a terra piegando i gomiti facendone forza sui muscoli( res +3/ agilità +3) [ capolinea..] sussurra sibillino rauco e graffiante.. [ per tutti e due ] termina la frase alsciata in sospeso da lei quella domanda sul se sia o meno finito il gioco..[ volevi che ti pregassi di risparmiarmi?] alza il sopracciglio in un espressione ironica vagamente melliflua...non gli impedisce di cingerlo. se anche volesse far resistenza sarebbe inutile con lei. forse sarebbe piu divertente quando la preda prega di aver salva la vita ma lui è un lupo e i lupi muoiono con le fauci infilate nella carne dell'uccisore. [ io non ho amanti. comunque ] puntualizza. ha solo una donna l'unica donna. a cui rimane fedele. ma questo non lo dice il lycan..è l'arcano della sua dannazione un limite che tiene lui di qua e Lei di la. un abisso. vita e morte non sono mai coincidenti .

ITHILBOR [Folto] Quando le distanze non esistono. Quando si mettono da parte e non resta che l’assoluta vicinanza. Di cuore contro cuore, di anima contro anima. Almeno nel caso in cui entrambi i protagonisti di una storia che non può avere connotazioni romantiche - non in senso comunemente inteso, almeno – si ritrovino a condividere un fatto imprescindibile: il possedere una vita. Qui è solo il suo cuore a creare la colonna sonora di questa notte. È solo la sua vita la reale protagonista di un lieto fine ormai imminente. Il tuo abbraccio non verrebbe rifiutato. È lì , il suo calore. Intento a contaminare il tuo freddo, per farsi spazio, per farti sentire viva una volta di più. Anche questa notte, anche in questa notte. Il suo fiato è fatto di baci che non si possono scambiare, è una ventata di esistenza che si infrange contro il freddo granitico della morte. È quello, il tuo corpo. La lapide che non troneggia al cimitero, la tomba presso cui nessuno consegna pensieri e fiori. La terra che le lacrime non bagnano. Scuoti il capo, leggermente, prima di lasciare un sussurro sulla sua bocca [No, non avrei mai permesso che mi implorassi. La misericordia non esiste. Esiste la volontà. La volontà di resisterti. Non stanotte. Stanotte ti voglio] Solleveresti appena il capo quanto basta per poter permettere al tuo naso di sfiorare quello del lycan. E se non ci fossero impedimenti di sorta, allora da quel contatto prenderebbe il via il successivo, tuo movimento. Il consueto sfregar di guancia contro guancia, il contatto con la barba del lycan, il sinuoso insinuarsi nella curva del suo collo, la possibilità di depositare un bacio, uno solamente, sulla pelle ancora intanto. Un bacio che non si risparmierebbe la complicità della lingua. La dolcezza prima che due punture di spillo si facciano largo con tutta la gentilezza possibile per quel gesto. Prima che il sangue sgorghi e per il mannaro si spalanchi quella voragine di piacere assoluto. Che vuol inghiottirlo, cingerlo, sedurlo. È la discesa verso il nulla. Un nulla che non fa paura, ma sa lenire da ogni male. Un nulla tra le cui pieghe rischia d’essere un mare troppo dolce in cui annegare [tenebra I; I turno di suzione]

VALSTAF [Folto- HOMID-] Se quella fosse un'altra sotria cis arebbero verdi vallate e due cuori innamorati, se quella fosse un altra storia ci sarebbe stata una corsa , magari risate e giochi tra gli alberi prima di concedersi ma quella non è una storia qualunque. quella è la notte, quella è l'oscura e crudele progenie degli eterni dannati che si infrange sull'esistenza sulla carne di una creatura ancora viva e pulsante.. una creatura che si ama, che si percepisce sente.. [ io non prego. mai.] sussurra rauco sentendo il tocco gelido sfiorargli la guancia, con la coda dell'occhio vede i canini che rifulgono nella note alla luce della luna qusi piena che ride.. ride la bastarda baldracca! in faccia al mannaro, in faccia alla vampira.. Perchè la sola forza che controlla il lycan è lei. La luna. la sola che possiede fin dentro le viscere il figlio della bianca è la Bianca stessa. e Lisirya. Ecco. se fosse quella storia adesso avrebbe sotto lei. Ma quella è un'ìaltra storia, è la storia della dannazione della morte e del gioco antico dell'inferno.. un inferno un' abisso dal quale nessuno può mai salvarlo . Ora. Cosa significa ti voglio? vuoi il mio sangue? vuoi il mio corpo? Non ha neanche tempo di chiederlo. I denti della vampira affodnano come lame nel collo, ed è una scarica di dolore che attraversa il corpo come un brivido..( res +3/ vol +3/ vol del mann +2) stringe denti e occhi per lenire quel dolore seppure alleviato dalla delicatezza , la classe con cui ithilbor uccide. Ora è alla sua mercè.. se lei non si ferma lui è perduto.. c'è qualcosa dentro che potrebbe anche pregare di non fermarsi.. ma quel qualcosa è sopraffatto dal dolore e dallo sforzo di rimanere lucido.. ( vol del mann +2/ vol +3) .. un gioco crudele di sopravvivenza della preda in gabbia che non potendo fuggire si dibatte.. dentro.

ITHILBOR [Folto] E allora il baratro si spalanca e l’abbandono è totale. La vita del mannaro scorre nel tuo corpo, la bestia urla di soddisfazione, la mente annega nel piacere. Il bosco non esiste, non esiste la Torre, lo sconforto, la solitudine néil pensiero di cosa sarà domani. Esiste ora e qui, con la potenza del mannaro che irrora la tua condanna e scuote il corpo. Con il battito del cuore del lycan che istiga il tuo a ricordare lo stesso moto, lo stesso sobbalzo, la stessa bellezza di un’emozione che martella nel petto. È un coro perfetto che si innalza come fosse un’unica voce. È un abbraccio che non vuole braccare, ma solo accompagnare questa comunione perfetta: tra preda e predatore, tra due essenze amiche. E se solo tu fossi alla prima notte di questa rinascita al buio, allora per Valstaf tutto sarebbe stato meno piacevole. E se solo tu fossi all tuo primo assaggio di Vita e non avessi alle spalle notti e notti trascorse a negarti il piacere del sangue, allora non riusciresti a far appello a tutto il tuo controllo [Volontà III] per staccarti da lui. I canini si ritraggono, la lingua passa a raccogliere le ultime stille di piacere e lasciare nuovamente le carni del collo intatte. Un ansimo, lo sguardo al cielo, un sorriso – mentre dentro imperversa la tempesta. Poche parole [A meno che tu non abbia voglia di continuare in altro modo, sarebbe il caso che ti alzassi] Ti burli di lui, prima che la maschera della vanità mortale torni integra. E con lui ti incammini verso la radura, dove il ragazzino ancora aspetta. Aspetta di essere liberato dal suo compito, di poter tornare all’inutile esistenza da garzone del mercato. [tenebra I; II turno di suzione]
.Melisande.
00mercoledì 15 giugno 2016 18:56

Ithilbor porta con sé tutte le sue cose. Chiedo che l’inventario venga ripristinato, con tanto di denari e veleni (mi pare che i vestiti e le armi siano rimasti al proprio posto). Non so se effettivamente in mia assenza sia stato usato qualcosa.



Se non erro le tue cose le ha Nianna quindi dovresti fare una giocata di passaggio con lei!

Buon gioco!
Fehrer
00mercoledì 15 giugno 2016 19:04
Devo sottolineare un concetto in consulta m/a... un attimo di pazienza :)
ALIAS.ALIAS
00giovedì 16 giugno 2016 16:46
GDR APPROVATO
per quanto concerne questo


MOTIVO ASTERISCHI:
Ithilbor sugge per due turni da Valstaf. Ammesso che abbia speso un punto per dominare il ragazzino che ha condotto il carro al bosco, dovrebbe comunque rimanere a pieno punteggio. Sempre con il solito “malus” della sbornia post suzione da mannaro.
Valstaf perde 40 punti salute che dovrebbe recuperare con un semplice riposo.
Ithilbor porta con sé tutte le sue cose. Chiedo che l’inventario venga ripristinato, con tanto di denari e veleni (mi pare che i vestiti e le armi siano rimasti al proprio posto). Non so se effettivamente in mia assenza sia stato usato qualcosa.



tutto ok, fatti ripristinare tutto l'inventario, i punti va bene, sei ubriaca da mannaro, e valstaf una role riposo

per questo


Chiedo se questa suzione mi permetta di avanzare al grado di Maestro o meno.



credo serva la risposta del caporazza, io posso dirti per me si ma io non sono nessuno nel merito vampirico

[SM=g27828]
ALIAS.ALIAS
00venerdì 17 giugno 2016 11:15
Ithilbor riavrà il suo grado di maestro.
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